‘Ndrangheta e narcotraffico: inchiesta Medoro, chiesti 28 rinvii a giudizio, ci sono diversi vibonesi
Inchiesta della Dda di Milano sui tentacoli del clan Mancuso in Lombardia. Fissata l’udienza preliminare
Richiesta di rinvio a giudizio da parte della Dda di Milano per gli indagati dell’inchiesta “Medoro” coordinata dal pm Alessandra Cerreti. L’inchiesta, scattata nel luglio scorso, coinvolge anche diversi vibonesi. Associazione mafiosa e associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico i principali reati contestati. L’udienza preliminare è stata fissata per il 19 maggio prossimo.
Questi i 28 gli indagati per i quali il pm ha chiesto il rinvio a giudizio: Luigi Aquilano, 45 anni, di Nicotera, residente a Milano (genero del boss Antonio Mancuso); Damiano Aquilano, 39 anni, di Milano, residente a Solaro (Mi), già coinvolto nell’operazione “Ossessione” della Dda di Catanzaro; Alessio Calabrese, 43 anni, di Monza; Nazzareno Calaio, 54 anni, di Milano; Salvatore Comerci, 38 anni, di Nicotera; Christian Cucumazzo, 29 anni, di Bari (già detenuto); Giuseppe D’Angelo, 44 anni, di Nicotera; Rosario D’Angelo, 39 anni, di Nicotera, residente Bresso (Mi); Nicola De Luca, 51 anni, di Milano; Francesco Orazio Desiderato, 49 anni, di Nicotera, residente a Berlassina (Mb); Giuseppe Di Giacco, 38 anni, di Badia di Limbadi, residente a Milano; Arturo Garofalo, 33 anni, nativo di Palermo, domiciliato a Milano; Andrea Gobbo, 24 anni, di Solaro (Mi); Cosimo Michele Iozzolino, 62 anni, di Corigliano Calabro, residente a Milano; Nicola La Valle, 53 anni, nativo di Reggio Calabria ma residente a Milano; Luciano Lioniello, 47 anni, nato a Roma, residente ad Ibiza; Alessandro Marangi, 52 anni, di Milano; Giorgio Mariani, 65 anni, di Milano; Massimiliano Mazzanti, 51 anni, di Milano; Paolo Mesiano, 47 anni, di Mileto, residente a Milano; Antonio Messineo, 42 anni, di Locri; Ylber Mezja, 47 anni, albanese residente a Baranzate (Mi); Viola Moretti, 34 anni, nata a Terni ma residente a Milano; Fortunato Palmieri, 38 anni, di Mileto; Ugo Reitano, 43 anni, di Sesto San Giovanni (Mi); Vito Scravaglieri, 48 anni, di Nova Milanese; Giovanni Vecchio, 65 anni, di Nicotera, residente a Milano (già coinvolto nel processo in abbreviato nato dall’operazione Rinascita Scott con reato dichiarato prescritto nella sentenza in abbreviato. La Dda di Catanzaro aveva chiesto per lui 6 anni di reclusione). Stralciata la posizione di Edoardo Di Giacco, 40 anni, di Badia di Limbadi, residente a Milano.
Il collegio di difesa
Fra gli avvocati difensori degli indagati vibonesi vi sono: Francesco Capria, Paride Scinica, Giuseppe Di Renzo, Michelangelo Miceli, Giuseppe Spinelli, Tommaso Zavaglia, Leopoldo Marchese (foro di Lamezia), Gianfranco Giunta (foro di Reggio Calabria).
Le accuse
A Luigi Aquilano, Salvatore Comerci, Francesco Orazio Desiderato, Giuseppe Di Giacco, Nicola La Valle, Giorgio Mariani, Ugo Reitano, Davide Vailati e Giovanni Vecchio viene contestato il reato di associazione mafiosa avendo operato in Lombardia – secondo l’accusa – per conto di alcuni locali di ‘ndrangheta. In particolare, Luigi Aquilano avrebbe mantenuto contatti con il clan Mancuso di Limbadi mentre l’associazione avrebbe creato un collegamento pure con Ibiza, in Spagna. L’associazione avrebbe cercato di assicurarsi il controllo di diverse attività economiche, in particolare nel settore della somministrazione di alimenti e bevande, oltre a i servizi di sicurezza in Italia ed all’estero. L’associazione avrebbe poi operato pure nel traffico di sostanze stupefacenti.
A Luigi Aquilano, Ugo Reitano, Davide Vailati, Nicola De Luca e Luciano Lionello viene contestata anche un’estorsione avvenuta nel maggio 2019 in provincia di Torino, mentre lo stesso Luigi Aquilano, Davide Vailati, Giuseppe Di Giacco e Ugo Reitano devono rispondere per altra estorsione avvenuta a Milano nel luglio 2019. Luigi Aquilano si sarebbe poi impegnato ad intercedere con un avvocato per farlo desistere dal tentativo di acquisire la proprietà di un ristorante sul Ticino. Promotore e vertice dell’associazione dedita al narcotraffico viene indicato sempre Luigi Aquilano, che ha sposato una figlia del boss Antonio Mancuso (cl. ’38). Avrebbe inoltre partecipato ad una riunione con esponenti di altra famiglia di ‘ndrangheta allo stato non identificati, al fine di dirimere una controversia sorta per un debito contratto da Giuseppe Baratta per la fornitura di stupefacente. A Luigi Aquilano sarebbero finiti anche i soldi provento dei delitti dell’associazione. Il denaro sarebbe stato distribuito dallo stesso Aquilano fra gli associati, provvedendo anche al sostentamento dei detenuti e al pagamento delle spese legali.
Salvatore Comerci, anche lui genero del boss Antonio Mancuso per aver sposato altra figlia, è accusato di aver coadiuvato il cognato Luigi Aquilano nel comando dell’associazione mafiosa e nel traffico di sostanze stupefacenti. Nicola La Valle sarebbe stato, invece, uomo di “massima fiducia” di Luigi Aquilano, mentre il ruolo di organizzatori dell’associazione viene contestato anche a Ugo Reitano.
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