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Fondi e progetti per i più fragili, Conocchiella (Terzo settore): «Pochi esperti e risorse a rischio»

Il portavoce dell’organismo vibonese parla delle difficoltà di enti e associazioni nell’accesso alle risorse: «Molti rinunciano in partenza». Tra i temi affrontati anche i progetti per migliorare la qualità di vita e la donazione degli organi: «Significativo cambio di passo rispetto al passato ma ancora molto da fare»

Fondi e progetti per i più fragili, Conocchiella (Terzo settore): «Pochi esperti e risorse a rischio»
Il portavoce del Terzo settore Vibo, Giuseppe Conocchiella

Co-programmazione, co-progettazione e amministrazione condivisa. Il forum Terzo settore Vibo Valentia, nato ufficialmente nel 2015, ha un ruolo prettamente “politico” e si occupa di gestire i rapporti con gli enti pubblici. Enti che, come spiega il portavoce Giuseppe Conocchiella, devono assicurare il coinvolgimento delle associazioni quando, alla luce di fondi in campo soprattutto socio-sanitario, c’è la necessità di concretizzare progetti a favore degli anziani, fragili e persone con disabilità. Il forum, nel comprensorio di Vibo, rappresenta 51 associazioni (28 soci e 23 aderenti). Gli interlocutori privilegiati sono gli ambiti sociali di Vibo Valentia, Spilinga e Serra San Bruno. [Continua in basso]

La co-programmazione

Ma come si traduce in concreto l’azione del Forum? «Tra le priorità – spiega il portavoce – c’è quello di co-programmazione dei progetti sulla base dei bisogni dell’infanzia, anziani, portatori di deficit. Ad esempio, alcune attività sono state indirizzate a persone con autismo, altre a soggetti con difficoltà motorie, altri ancora a cittadini che non riescono a trovare occupazione, oppure aiuti agli anziani. E non solo. Pensiamo ad esempio ai centri di eccellenza che insistono anche nel nostro territorio, come le strutture di Nicotera (autismo) e di Pizzo (centri antiviolenza). Insomma gli ambiti di intervento sono diversi ma la finalità è unica: migliorare la qualità di vita delle categorie più fragili».

Anagrafe delle fragilità

Come si potrebbe facilitare l’analisi delle necessità/bisogni dei cittadini? «C’è sicuramente un problema di interlocuzione. Le persone in difficoltà raramente, per vergogna soprattutto, chiedono aiuto. Molto spesso si risale a situazioni di precarietà grazie alle segnalazioni delle Asp dove giungono in particolare richieste di natura sanitaria. C’è dunque l’esigenza – evidenzia Conocchiella – di creare uno strumento in grado di far emergere questi casi. Una soluzione potrebbe essere rappresentata dall’anagrafe delle fragilità. Un’anagrafe dinamica in grado di sottolineare le varie tipologie di bisogni. Disabili ma anche senzatetto, anziani soli, migranti».

Fondi, progetti e mancanza di esperti

Tanti i punti di intervento. Ma quali criticità devono affrontare enti e associazioni? «C’è sicuramente una carenza di esperti. O meglio, gli esperti ci sono ma spesso i bandi richiedono dei “costi”, degli “investimenti” inziali che le piccole realtà non riescono a sostenere. La presenza di esperti in grado di lavorare alla stesura di attività, progetti, significa più chance ma al contempo un ‘lusso’ che pochi riescono a sostenere. In più i progetti hanno molto spesso una durata limitata, di due/tre anni. Chi costruisce poi difficilmente riesce a sopravvivere». Pertanto è frequente che i fondi restino inutilizzati: «Capita infatti che non si leghino ai bisogni dei territori oppure non riescano a rispettare i requisiti richiesti dai bandi che sono molto stringenti, anche in merito alle tempistiche. C’è addirittura chi rinuncia in partenza dinnanzi a ostacoli che appaiono insormontabili».

I temi della donazione

E in merito a “montagne” da scalare e tabù da abbattere, c’è anche il tema della donazione di organi e tessuti nel territorio di Vibo. I dati calabresi non sono rassicuranti. La Calabria è fanalino di coda rispetto alle altre realtà territoriali ma la provincia di Vibo è quella “più generosa”: «C’è stato un significativo miglioramento delle dichiarazioni di volontà, è cambiato il trend -conferma Conocchiella che aggiunge- e al contempo anche la consapevolezza per un argomento delicato. Un ruolo di primo piano è stato assunto dalle nuove carte di identità. Se gli uffici Anagrafe dei Comuni funzionano a dovere, la dichiarazione viene recepita dall’ente. Grazie a questo metodo si è registrata una forte crescita, del triplo, rispetto a quello che una sola associazione può fare sul territorio». Oltre a questo aspetto, c’è anche il lavoro di sensibilizzazione nelle scuole: «I ragazzi tornano a casa e discutono di questo argomento con i genitori, così il messaggio arriva nelle famiglie», sottolinea Conocchiella. In più, rispetto al passato, la dichiarazione di volontà può essere fatta on line, «direttamente sul sito dell’Aido». Una vera rivoluzione, un deciso cambio di passo rispetto a qualche decennio fa se si pensa ai timori, ai pregiudizi legati all’argomento della donazione di organi e tessuti su cui comunque ancora resta molto da fare.

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