Goletta Verde, il circolo Legambiente di Ricadi punta il dito sulla depurazione
Si rileva il perdurare delle criticità nonostante le cause dell’inquinamento marino sia più che note da tempo. «Si preferisce nascondere la polvere sotto il tappeto» afferma il presidente Saragò
«Anche quest’anno le analisi effettuate da Goletta Verde in Calabria e nella nostra provincia confermano il perdurare delle criticità. Da anni, in questo periodo, si animano i dibattiti sulle condizioni del mare, montano le proteste dei cittadini ma poi tutto cade nel dimenticatoio e l’anno successivo si ripresentano le stesse condizioni: mare sporco, olezzi nauseabondi e di conseguenza esplode la sacrosanta rabbia di bagnanti e turisti. Allo stesso modo a fronte della denuncia, che in questa terra è a dir poco coraggiosa, seguono le critiche, spesso avanzate da quanti avrebbero il compito di impedire che ciò avvenga; i quali tacciano di disfattismo gli ambientalisti e quanti, ancora animati di coscienza critica, trovano la forza per protestare».
È quanto scrive in una nota il circolo Legambiente di Ricadi, commentando i dati forniti nell’ambito dell’annuale campagna di Goletta Verde. Goletta Verde: mare inquinato a Pizzo, Vibo Marina, Briatico e Nicotera
«La verità, come più volte denunciato da questa associazione – si legge nella nota -, è che, nonostante da decenni si evidenziano i problemi, tranne rare eccezioni, tutto rimane fermo in un immobilismo generale disarmante. Il territorio della provincia di Vibo Valentia, come da sempre evidenziato e come del resto noto ai più, per circa il 50% non è dotato di impianti di depurazione il che si traduce nello sversamento dei liquami non depurati nei fiumi e nei torrenti per poi finire in mare. Una condizione questa vietata dalla legge ma che a quanto pare in Calabria non viene applicata».
E, ancora, a parere di Franco Saragò, responsabile del circolo ricadese, «molti dei depuratori esistenti sono sottodimensionati e inadeguati a ricevere i flussi derivanti dalla massiccia presenza di turisti che giungono in estate e in parte mal funzionanti. Interi paesi o quartieri privi di collegamento ai depuratori. A ciò si aggiunge il mistero dei “fanghi perduti”. Molti dei depuratori in Calabria, come peraltro accertato in varie realtà, smaltiscono in discarica solo una parte dei fanghi prodotti il che dovrebbe porre seri interrogativi sul loro effettivo smaltimento».
C’è poi quella che viene definita «un’altra nebulosa, determinata dai pozzi neri in uso in molte abitazioni private, in parte, con il passare del tempo diventate attività ricettive, disseminate in aree non urbanizzate. Il disordine urbanistico e l’allegra gestione del territorio in molti dei comuni costieri, ha spalmato, negli anni, miriade di case in aree a vocazione agricola, lontane dai centri abitati e quindi privi di rete fognaria. Chi controlla il regolare smaltimento dei liquami?» si chiede Legambiente.
Vi è poi la «commistione tra rete fognaria e acque bianche: basta una piccola pioggia per fare saltare i tombini e inondare le strade di liquami e di ogni genere di nefandezze. Tutto ciò – spiega il circolo -, nonostante ampiamente noto, ogni anno diventa emergenza e in quanto tale si continua a sperperare denaro pubblico per soluzioni tampone come nel caso della foce del Mesima».
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In altre parole «si tende a nascondere la polvere sotto il tappeto in nome della difesa di un’economia che continua ad annaspare sotto il peso delle inefficienze e come per gli anni precedenti si tenta di scaricare la colpa sugli ambientalisti e sui cittadini indignati. Nemici del territorio, disfattisti, sono solo alcuni degli epiteti che chi si batte per la salvaguardia e la tutela del patrimonio ambientale, che negli anni ha prodotto ricchezza, si sente piovere addosso mentre nei fossi continuano a scorrere i liquami».
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Per questo Legambiente spiega che è «giunto il momento di dire basta e di chiedere che l’emergenza depurativa diventi davvero una delle priorità nell’agenda politica della giunta regionale e dei Comuni. Riteniamo indispensabile – si aggiunge – che la Regione Calabria, attraverso l’approvazione di una nuova normativa, recepisca in toto i principi dettati dalla Comunità europea in tema di difesa delle acque e chiediamo alle autorità competenti di intensificare i controlli e di applicare appieno le normative in vigore».