Omicidio Fiorillo a Vibo-Pizzo: due assoluzioni definitive
La Cassazione dichiara inammissibile il ricorso della Procura generale di Catanzaro. In primo grado uno dei due imputati era stato condannato. Il delitto il 15 dicembre 2015
La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso proposto dalla Procura generale di Catanzaro avverso la sentenza della Corte d’Assise d’Appello che il 30 settembre 2021 ha assolto per non aver commesso il fatto Saverio Ramondino, 30 anni di Vibo Valentia (avvocato Francesco Sabatino) e Arcangelo Michele D’Angelo, 33 anni di Piscopio (avvocati Guido Contestabile e Marco Talarico) dall’accusa di essere gli autori dell’omicidio di Francesco Fiorillo, avvenuto il 15 dicembre 2015 lungo la statale 18, nei pressi della Stazione di Vibo-Pizzo. L’unico soggetto ritenuto responsabile del delitto rimane Antonio Zuliani, 30 anni, di Piscopio il quale, dopo la condanna, aveva tentato di chiamare in causa i due imputati (Ramondino e D’Angelo) quali compartecipi del fatto di sangue, ricostruzione investigativa portata avanti dalla Procura di Vibo Valentia che tuttavia non ha retto ai tre gradi di giudizio. In primo grado Arcangelo Michele D’Angelo era stato condannato a 16 anni di reclusione dal gup del Tribunale di Vibo, Tiziana Macrì, al termine di un processo celebrato con rito abbreviato. Saverio Ramondino era stato invece assolto sia in primo grado che in appello.
Entrambi gli imputati erano stati arrestati il 6 febbraio 2019 dalla Squadra Mobile. In appello la pubblica accusa aveva chiesto pesanti condanne per i due imputati: 18 anni per Saverio Ramondino e 16 anni per Arcangelo D’Angelo. [Continua in basso]
L’indagine è stata condotta sul campo dalla Squadra Mobile di Vibo, diretta all’epoca da Giorgio Grasso e Cristian Maffongelli, e non si è fermata all’arresto di Antonio Zuliani, pure lui di Piscopio (condannato in via definitiva a 14 anni) ed accusato di aver aperto il fuoco contro la vittima. Proprio la detenzione di Zuliani aveva permesso agli inquirenti di arrivare agli altri due presunti complici nel delitto ora assolti in via definitiva.
Le parziali ammissioni di Zuliani in ordine al fatto di aver esploso colpi di pistola prima dell’omicidio, ma il tentativo di allontanare da sé stesso le responsabilità per il fatto di sangue addossandole a D’Angelo e Ramondino, aveva permesso agli investigatori di chiudere il cerchio sui presunti esecutori materiali dell’omicidio per il quale si cerca ancora l’esatta individuazione del movente. Le indagini non sono mai cessate anche su altro filone. Non pochi sono infatti i contatti con altra inchiesta per prostituzione minorile nel Vibonese che ha già portato alla condanna, fra gli altri, dell’ex parroco di Zungri.
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