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Aggressione finita in tragedia in un bar di Cessaniti, una condanna per omicidio preterintenzionale

L’episodio risale al 21 maggio 2015, mentre il decesso è avvenuto il 10 giugno successivo in ospedale. Dinanzi alla Corte d'Assise di Catanzaro la Procura di Vibo aveva chiesto 12 anni di pena

Aggressione finita in tragedia in un bar di Cessaniti, una condanna per omicidio preterintenzionale

Otto anni di reclusione per omicidio preterintenzionale. E’ questa la pena inflitta dalla Corte d’Assise di Catanzaro a Giuseppe Lucifero, 63 anni, titolare di un bar a Cessaniti. Il pm della Procura di Vibo Valentia, Filomena Aliberti, aveva chiesto la condanna a 12 anni.
Era il 21 maggio 2015 quando all’interno del bar si presentava Domenico Garrì, di Conidoni di Briatico. Mentre gli preparava il caffè, il titolare del bar si sarebbe convinto che Garrì si fosse infilato in tasca dei biscotti che in realtà il cliente stava regolarmente consumando all’interno del locale. Ne era quindi nata una discussione al termine della quale ad avere la peggio era stato lo stesso Garrì. Caduto a terra sbattendo la testa, l’uomo era stato nell’immediatezza soccorso dal sindaco di Cessaniti e poi trasferito all’ospedale di Catanzaro per essere sottoposto a terapia intensiva e operato per un’emorragia interna. [Continua in basso]

Domenico Garrì era quindi deceduto il 10 giugno del 2015. L’accusa di omicidio preterintenzionale nei confronti di Giuseppe Lucifero era stata formulata dal pm poichè “con atti diretti a percuotere Domenico Garrì ne cagionava la morte. In particolare – ha sostenuto l’accusa – lo colpiva al volto, lato sinistro, lo faceva precipitare a terra e battere la testa, provocandogli lesioni ed escoriazioni al padiglione auricolare sinistro, escoriazioni alla guancia sinistra, una contusione alla regione occipitale ed un ematoma sottocutaneo”. Tutto ciò, ad avviso del pm e dei carabinieri che hanno seguito le indagini, ha poi causato il decesso di Domenico Garrì, avvenuto dopo il ricovero in prognosi riservata, per insufficienza cardio-respiratoria acuta da esiti di grave trauma encefalico”.
L’imputato era difeso dall’avvocato Giuseppe Bagnato, i familiari della vittima erano invece assistiti dall’avvocato Raffaele Carullo.

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