Il crack del colosso vibonese dell’ortofrutta: bufera giudiziaria sul Gruppo Barbieri
Il patron della Cof finisce in carcere, altri quattro ai domiciliari. Indagine dei carabinieri e dei finanzieri con il coordinamento della Procura di Vibo. Accuse per associazione a delinquere, reati fallimentari e fiscali
Il crack di una holding leader nel mercato della quarta gamma (e quindi nella produzione e distribuzione di prodotti ortofrutticoli freschi), preludio alla bufera giudiziaria. Sono clamorosi i risvolti dell’ultima indagine – in tema di reati economici – condotta dalla Procura di Vibo Valentia con il supporto operativo dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di finanza. Travolge il Gruppo Barbieri, patron dell’ormai ex colosso Cof, con sede nell’area industriale di Porto Salvo.
Destinatari delle misure restrittive emesse dal gip di Vibo Valentia Francesca Loffredo, su richiesta dell’ufficio requirente guidato dal procuratore Camillo Falvo, sono: il patron del gruppo, Francesco Barbieri, 51 anni di Briatico; Aldo Barbieri, 43 anni di Briatico, già rappresentante legale delle società Ortomania e Sapori Mediterranei, nonché liquidatore della Geosapori srl; Giuseppe Barbieri, 50 anni di Briatico, già legale rappresentante della B&F srl; Basilio Calzona, 51 anni di Cessaniti, legale rappresentante delle società Ortomania e Geosapori; Immacolata Burzese, 49 anni di Briatico, moglie di Francesco Barbieri e già socia della Sapori Mediterranei, nonché responsabile amministrativo della Cof; Giuseppe Francica, 60 anni di Briatico, già consigliere della Cof e amministratore della B&F srl; Pietro Francica, già amministratore unico della B&F srl. Francesco Barbieri finisce in carcere; Aldo e Giuseppe Barbieri, Immacolata Burzese e Basilio Calzona, agli arresti domiciliari. A tutti gli indagati il gip Loffredo ha applicato la misura interdittiva dell’esercizio di funzioni direttivi in seno a persone giuridiche e imprese per dodici mesi. [Continua in basso]
L’indagine di Procura, carabinieri e finanzieri, trae spunto da tre diverse relazioni trasmesse dall’avvocato Francesco Pontoriero, nominato dal Tribunale di Vibo curatore fallimentare della Geosapori srl. Da qui la corposa inchiesta che ha svelato – si legge nel principale capo d’imputazione, associazione a delinquere – una «organizzazione con carattere di stabilità e continuità» che avrebbe commesso «una serie indeterminata di delitti di bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale e delitti di frode fiscale», anche attraverso l’utilizzo di «fatture per operazioni inesistenti». Secondo l’accusa, condivisa dal gip che ha emesso le misure restrittive, la «super società del cosiddetto Gruppo Barbieri» avrebbe messo in piedi «una sistematica rete di operazioni contabili e finanziarie circolari fittizie tra le società coinvolte», anche attraverso «l’interposizione nelle cariche sociali degli stessi soggetti compiacenti», al solo fine di «preservare il patrimonio della superiore holding di fatto del Gruppo Barbieri, canalizzandone i debiti erariali verso le singole società fino alla loro decozione». Contestati anche diversi reati fallimentari e fiscali, quale fine, dunque, della presunta associazione a delinquere.
Il gip, nel dare riscontro al quadro cautelare tratteggiato dalla Procura, ha anche disposto il sequestro preventivo di una somma pari a 10.042.227,38 euro e della società Acetaria scarl. Gli indagati attendono ora l’interrogatorio di garanzia e sono innocenti fino al terzo grado di giudizio.
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