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Turismo delle radici a Zungri, la direttrice del Museo racconta: «Con l’Argentina un legame lungo secoli»

Il Comune procede l’iter nel solco del progetto nazionale. La responsabile del sito culturale, Pietropaolo: «Molti discendenti di emigrati conservano i rapporti con il paese e ogni tanto vengono ospitati dai parenti. Bene l’idea di riallacciare i legami, valutiamo anche l’allestimento di una sezione dedicata alle migrazioni»

Turismo delle radici a Zungri, la direttrice del Museo racconta: «Con l’Argentina un legame lungo secoli»

Zungri punta sul turismo delle radici per rinsaldare legami forti che rischiano di sfilacciarsi a causa del tempo e della distanza. Il Comune guidato da Franco Galati, infatti, ha aderito al progetto che mira a promuovere la conoscenza della storia familiare e della cultura d’origine degli italiani residenti all’estero e degli italo-discendenti che sono stimati in un bacino di utenza che sfiora gli 80 milioni di persone. L’ente infatti ha sottoscritto un protocollo con l’associazione “Radici calabresi” che si occuperà di redigere progetti calibrati in base alla storia e alla cultura delle varie comunità. Il Comune, poi, dovrà predisporre una programmazione in grado di rafforzare i legami con gli zungresi sparsi nel mondo. [Continua in basso]

Zungri e l’emigrazione

Anche la cittadina del Poro fu attraversata dal triste fenomeno dell’emigrazione. Decine e decine di famiglie costrette, per mancanza di lavoro e per necessità di sopravvivenza, ad affrontare viaggi verso mete lontane in cerca di un futuro dignitoso. Erano tempi di fame, di grande povertà che segnarono irrimediabilmente il destino dei paesi. Le ondate furono diverse, la prima si registrò verso fine ‘800, poi ne seguirono altre nei periodi post prima e seconda guerra mondiale. Molti partirono su “chiamata” dei parenti lì stabilitisi decenni prima. A volte anche grazie biglietti acquistati dai familiari emigrati. Tanti gli episodi di matrimoni per procura.

Il santuario della Madonna della neve a Zungri

Del legame con Zungri e i suoi emigrati ne abbiamo parlato con Maria Caterina Pietropaolo, direttrice del Museo della civiltà contadina e rupestre: «Il paese – spiega – ha un forte legame con l’Argentina dove esiste una comunità molto legata alle sue origini. Così legata che da generazioni festeggia la Madonna della neve il 5 agosto di ogni anno, come avviene a Zungri. Non solo. Nel 2014, in occasione del centenario dell’incoronazione del quadro, hanno proceduto anche loro a impreziosire l’opera da loro custodita e venerata». Filo conduttore di un rapporto mai troncato, è la devozione nei riguardi della Madonna: «Tant’è che in passato, dall’Argentina arrivavano offerte per la festa patronale di Zungri e per la locale chiesa. Era un modo per omaggiare la terra dei padri, riconnettersi alle radici».

Il turismo delle radici

Il legame con l’Argentina non è mai stato a senso unico: «Fino a circa 10 anni fa, venivano organizzati dei viaggi da Zungri a Buenos Aires. E viceversa, spesso delegazioni provenienti dal Sud America venivano da noi accolte. Anche la curiosità, l’attenzione e il desiderio di conoscere le proprie origini caratterizza l’azione di molti nipoti di emigrati negli anni bui. Tanto che diversi discendenti tornano spesso nel paese dove la loro storia familiare ha avuto inizio. Il progetto “Turismo delle radici” punta appunto a questo, riallacciare i rapporti con queste comunità site in Argentina ma anche Canada e Germania», evidenzia la direttrice Pietropaolo. A ciò si aggiunge l’esigenza di garantire sui territori beni e servizi del terzo settore (alloggi, eno-gastronomia, visite guidate). Il “turismo delle radici”, in parte è già in atto: «Adesso c’è un ritorno di nipoti- figli di emigrati. Molti, per via della grave situazione economica in Argentina, sono tornati a Zungri. Ritornano e non se ne vogliono andare. Vengono aiutati dai parenti locali, c’è grande generosità», racconta Pietropaolo.

I reperti al Museo

Visitatori al Museo di Zungri

Il fenomeno migratorio fu complesso da gestire. Molti emigrati soffrivano per la mancanza dei legami e della terra natia. Alcuni, riuscirono a riscattarsi, a dare forma al futuro grazie all’immissione nel mondo del lavoro. Migliorando la posizione economica, riuscirono a garantire istruzione e possibilità ai figli. Altri, a distanza di anni, tornavano invece nel paese d’origine: «Il nostro Museo ospita qualche reperto riguardante l’epoca migratoria. Dalle valigie di cartone ad un rosario proveniente dall’Argentina donatoci da Teresa, l’ultima degli Sbariati e simbolo delle grotte di Zungri di cui conosceva ogni angolo». Il percorso avviato con il turismo delle radici potrebbe portare novità anche al polo culturale: «Si potrebbe valutare l’allestimento di una sezione dedicata alle migrazioni, sono certa – conclude la direttrice Pietropaolo – che tanti zungresi conservano testimonianze del periodo, ricordi, lettere. Potrebbe rappresentare un ulteriore tassello per ricostruire l’identità di Zungri, ben oltre i confini territoriali».

Enzo Scordo, imprenditore e membro di “Radici calabresi” ha tenuto infine a precisare: «Il bando rappresenta una grande opportunità per sviluppare un comparto turistico dalle ampie potenzialità, valorizzando e promuovendo le eccellenze territoriali ed umane della Calabria. “Radici calabresi” prevede, oltre alla progettazione di esperienze e servizi turistici, itinerari ed attività didattiche-formative, la possibilità di creare una mappatura delle aziende che verranno interessate dal programma working holiday. Tutto questo per permettere alle imprese interessate di ricercare unità lavorative internazionali, coordinate dal costituendo gruppo di lavoro».  

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