Il magistrato Marisa Manzini torna a Limbadi nel ricordo di Matteo Vinci – Video
L'incontro con il sostituto procuratore generale di Catanzaro per annunciare una borsa di studio alla memoria del biologo assassinato dalla ‘ndrangheta
«Oggi è una giornata importante per i ragazzi di Limbadi e la presenza di Sara Scarpulla non può assolutamente lasciare indifferenti, perché è la presenza di chi ha subito sulla propria pelle, la violenza e la prepotenza ‘ndranghetista». Sono le parole pronunciate da Marisa Manzini durante un incontro a Limbadi. Il magistrato è tornata nel feudo dei Mancuso, clan contro il quale è stata in prima linea da sostituto procuratore antimafia di Catanzaro. [Continua in basso]
Al Municipio del piccolo centro del Vibonese, sospeso tra il Poro e la piana di Gioia Tauro, è stata accolta dagli studenti delle terze classi della scuola secondaria di primo grado, che si contenderanno la prima borsa di studio intitolata a Matteo Vinci, il biologo di 42 anni vittima dell’autobomba esplosa il 9 aprile del 2018 nelle vicine campagne. Nell’attentato rimase gravemente ferito pure il padre Francesco, anche lui presente nella sala consiliare del Comune insieme alla moglie Sara Scarpulla . «Questo incontro – ha detto il magistrato – ha permesso ai giovani di Limbadi di confrontarsi con chi la ‘ndrangheta la conosce da vicino, perché ha lavorato e si è dovuta necessariamente confrontare con essa». Poi ha ricordato gli anni in cui ha combattuto in prima linea contro il potente clan dei Mancuso: «All’epoca lo Stato non aveva ancora riconosciuto l’associazione criminale ‘ndranghetista dei Mancuso. È stato un lavoro molto faticoso – ha ammesso – che ha portato poi al riconoscimento dell’esistenza di un’associazione mafiosa che purtroppo su questo territorio c’era già da molti anni. C’è stata poi la consapevolezza della presenza asfissiante di questo gruppo che ha spinto lo Stato, le autorità giudiziarie in genere, ad intensificare il lavoro che ha portato su questo territorio ai risultati che tutti ben conosciamo».
La scuola che educa, che scuote le coscienze, che accompagna gli studenti in un percorso di legalità. Un ruolo sottolineato dalla dirigente scolastica dell’Istituto omnicomprensivo Marisa Piro, per la quale «il compito della scuola è quello di stare accanto ai ragazzi, prenderli per mano ed accompagnarli nel loro cammino di crescita. Offrendo loro prospettive e possibilità di scelta anche a chi potrebbe essere condizionato da un contesto non favorevole». La borsa di studio del valore di mille euro, andrà allo studente che realizzerà il miglior elaborato sulla lotta alla ‘ndrangheta. Un riconoscimento voluto dall’amministrazione comunale di Limbadi guidata dal sindaco Pantaleone Mercuri, nell’ambito del progetto sulla cultura della legalità.