mercoledì,Novembre 27 2024

Villaggio nelle mani della ‘ndrangheta? I familiari di Satriano rigettano ogni accusa

Nei giorni scorsi, inscenando una protesta in Prefettura, l’uomo aveva chiamato in causa la madre e la sorella. Che rispondono: «È lui ad occupare abusivamente una villetta pretendendo di essere pagato per non fare nulla»

Villaggio nelle mani della ‘ndrangheta? I familiari di Satriano rigettano ogni accusa

I familiari dell’uomo che nei giorni scorsi si è incatenato di fronte alla Prefettura di Vibo Valentia, Francesco Satriano di Briatico, hanno inteso replicare a quelle che a loro dire rappresentano «calunniose asserzioni», in relazione a quanto sostenuto dallo stesso, ovvero che le società “Dolomiti sul mare” e “Dolomiti Gest Srl” fossero state cedute dai familiari a personaggi in odor di ‘ndrangheta, finiti, tra l’altro, nelle carte dell’inchiesta “Costa pulita”.

Nella replica, affidata al legale di fiducia, avvocato Antonio Muscherà, e inviata alla nostra testata, si legge: «Il signor Satriano Francesco ha calunniato, in tal guisa, sia i soci della azienda proprietaria (i cui unici membri risultano essere la madre e la sorella) ma, ancor di più, i soci della società che gestisce il villaggio e della quale fa parte anche il di lui giovane figlio».

Per i familiari chiamati in causa dalle «fantasie» di Satriano, lo stesso «in realtà non vive da semi recluso in una parte del suo villaggio assieme alla moglie e ai suoi tre figli. Egli occupa con prepotenza, abusivamente, una villetta destinata all’attività turistica rientrante nel contratto di locazione stipulato tra le due società e regolarmente registrato presso l’agenzia delle entrate; usufruisce, rifiutandosi di pagare, di tutti i servizi offerti dal villaggio agli ospiti e si reca nel complesso turistico (che suo non è) non solo in compagnia della moglie e della piccola figlia ma, anche, in compagnia di suoi ospiti e amici ai quali non disdegna di offrire pranzi, cene ed altro a spese altrui».

In catene di fronte alla Prefettura per denunciare presunti soprusi mafiosi

Ancora, per i familiari, «è bene evidenziare che è stato proprio il Francesco Satriano a proporre, ai suoi ex soci, il subentro nel villaggio della società che oggi, falsamente egli medesimo dichiara essere legata alla ‘ndrangheta. Di questa società fa parte addirittura il primogenito, poco più che ventenne, di Francesco Satriano il quale, per le esigenze delle due società, si presta ai lavori più duri. Il padre – asserisce la famiglia tramite l’avvocato Muscherà – dal canto suo, preferisce godersi l’ozio sulle amache poste all’ombra dei platani vicini alla villetta (destinata all’attività turistica) che occupa, si ribadisce, abusivamente (e per questo più volte denunciato presso la Procura della Repubblica di Vibo Valentia), pretendendo, altresì, di essere profumatamente remunerato per il suo dolce far nulla».

Precisazioni anche sui diritti di proprietà che lo stesso Satriano avrebbe avanzato nel corso della sua protesta dinnanzi alla Prefettura vibonese. Egli «non è proprietario del villaggio ma è un avente causa della quota legittima spettantegli, nella qualità erede del suo defunto genitore, pari a circa il 20 % del totale».
E, ancora, «ha riferito, il Satriano, di essere stato escluso dalla società dichiarando che ma madre e la sorella in complicità hanno “fatto squadra annullando il mio voto sull’affidamento della gestione”. Invero è stato rimosso dalla società della quale faceva parte per gravi sue inadempienze perpetrate nei confronti dei soci e della stessa società».

Si legge, infine, «E’ bene evidenziare che, malgrado tutto, la mamma del Satriano ha sempre provveduto ed ancora, per interposta persona, provvede al sostentamento economico del figlio e della sua famiglia. Pertanto, la notizia diffusa altro non ha fatto che arrecare ulteriore pregiudizio alla già grave situazione familiare ed economica che, ancor oggi, regna sovrana nel villaggio turistico».

 

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