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Tour nei siti archeologici di Vibo, l’evento riscuote ampia partecipazione. Il sindaco: «Un successo»

L’itinerario ha focalizzato l’attenzione sui mosaici di Sant’Aloe, sul battistero di San Leoluca, sul Museo di Vibo e la mostra allestita a Palazzo Gagliardi. Il primo cittadino Limardo: «Città vivace»

Tour nei siti archeologici di Vibo, l’evento riscuote ampia partecipazione. Il sindaco: «Un successo»
Il tour archeologico a Vibo, foto dalla pagina fb del sindaco Limardo

«Il grande successo della prima giornata dedicata alla scoperta delle bellezze, della storia e di alcuni suggestivi luoghi di Vibo Valentia, ci ha aperto il cuore». Il sindaco Maria Limardo traccia un bilancio positivo delle iniziative promosse per valorizzare i siti d’interesse storico e archeologico della città. Le attività sono state portate avanti in sinergia con alcune associazioni locali e inserite all’interno della Giornate con ingressi gratis dei musei promosse dal Ministero della cultura. Lo scopo era di far conoscere e apprezzare le bellezze custodite a Vibo e al contempo mostrare un approccio ecosostenibile verso i luoghi che ci circondano. Da qui l’idea di abbinare il servizio di e-bike. [Continua in basso]

Il mosaico romano di Sant'Aloe

Il tour tra i siti di Vibo

Il gruppo è partito da piazza San Leoluca e si è diretto al parco archeologico di Sant’Aloe, dove – guidati dall’archeologa Mariangela Preta – è stato possibile visitare i mosaici restaurati e tutta l’area del parco. Un evento raro accolto con grande adesione da parte dei cittadini, dopo un lungo periodo di chiusure. Il quartiere Sant’Aloe corrisponde a un settore dell’abitato di Valentia, colonia romana fondata intorno al 194 a.C. nella “greca” Hipponion. In tempi diversi, vennero riportati alla luce tre mosaici policromi: il Mosaico delle quattro stagioni, il Mosaico della nereide su ippocampo e il Mosaico geometrico. Si tratta di opere dal grande impatto visivo che, anni addietro, grazie anche alle giornate Fai di primavera, hanno goduto di un elevato numero di visitatori.

La teca in vetro posizionata in piazza San Leoluca a Vibo

Altro gioiello rinvenuto in epoca moderna è il battistero di San Leoluca. Venne scoperto durante i lavori di rifacimento della piazza nel 2014. In tale contesto, gli gli scavi misero in luce le vestigia di un edificio probabilmente di epoca ellenica, una domus romana di età imperiale ornata con un mosaico ed un battistero di epoca paleocristiana. Il dibattito che ne seguì fra studiosi fu ampio. Nel 2018, poi, venne completata la struttura in vetro che custodisce l’importante reperto storico-archeologico.

Il Museo Capialbi

Il viaggio ha poi consentito di apprezzare i reperti custoditi nel Museo archeologico di Vibo. È stato istituito nel 1969 e intitolato al conte Vito Capialbi. Animato da una grande passione per la storia e un profondo amore per la città, fu tra i primi – nell’Ottocento – a ricostruire la storia dalla fondazione della colonia locrese di Hipponion alla costituzione della colonia romana di Valentia. Ospitato inizialmente nell’antico Palazzo Gagliardi, dal 1995 il Museo ha sede nel Castello Normanno-Svevo della città che, nella sua struttura originaria e più antica, risale all’epoca di Federico II. Il polo culturale è un suggestivo itinerario nell’archeologia del territorio, dalla preistoria (primo piano) all’età greca (piano terra e primo piano) e a quella romana e medioevale (piano terra).

Una sala del Museo archeologico statale di Vibo

I reperti provengono dagli scavi condotti nelle aree sacre della città magnogreca. Basti pensare che l’area sacra di Scrimbia ha restituito manufatti databili tra la fine del VII e la fine del V secolo a.C.: ceramiche corinzie, rodie e attiche, anche di grandi dimensioni, bacili ed elmi in bronzo, statuette votive e oreficerie di notevole qualità, tra cui orecchini, anelli, fibule, spilloni. Nella stessa area vennero rinvenuti i frammenti architettonici di un grande tempio dorico, databili intorno al 550 a.C. Non solo, dal Cofino provengono alcuni pinakes, tavolette votive di produzione tipica di Locri Epizefiri e due modellini di tempio in terracotta, ricchi di dettagli.

Il busto di Agrippa

Nel piano terra sono collocati reperti ritrovati nelle necropoli di Hipponion (fine VII – IV secolo a.C.), tra i quali spicca una laminetta aurea attestante il culto orfico. Presenta un’iscrizione in dialetto dorico-ionico che fornisce consigli per il passaggio del defunto nel mondo dei morti. Nella sezione dedicata all’età romana, primeggia la testa in marmo di Agrippa, politico e militare, artefice di molti trionfi di Ottaviano tra cui la vittoria navale nella battaglia di Azio contro le forze di Marco Antonio e Cleopatra. Al primo piano, il ricco monetiere della collezione Capialbi mentre per l’archeologia subacquea viene presentata la ricostruzione parziale della chiglia di un’imbarcazione e alcune anfore e ancore di diverse epoche rinvenute in buona parte nei fondali vibonesi.

Copia del Lacoonte a Palazzo Gagliardi

L’Odissea Museum

La mostra viene ospitata nella meravigliosa cornice di Palazzo Gagliardi. Si tratta del primo museo italiano dedicato al viaggio di Ulisse tra Magna Grecia e Trinacria, diretto da Sergio Basile con il sostegno della Rete museale regionale, da venti anni impegnata nel settore anche oltre i confini regionali e nazionali. Racchiude opere senza tempo e di scuole artistiche diverse, spaziando dalla scultura alla pittura, dalle armi ai vasi, passando per installazioni e grandi gruppi scultorei monumentali. Un viaggio nelle meraviglie che consentono al visitatore di immergersi in uno dei più entusiasmanti racconti omerici. Tra le eccellenze, il gruppo scultoreo del Laocoonte, copia dell’opera conservata presso i Musei Vaticani.

Le parole del sindaco Limardo

Tornando alla giornata, il sindaco Limardo ha voluto rimarcare «la straordinaria partecipazione di adulti, ragazzi, bambini e tante, tante famiglie è stata testimonianza di una città culturalmente vivace e frizzante». Ringraziamenti sono giunti all’indirizzo dell’archeologa Preta e di Claudia De Masi. Durante la conferenza stampa, il primo cittadino aveva evidenziato quanto la valorizzazione dei parchi sia un punto qualificante di dell’amministrazione. In occasione dell’evento, ad eccezione del castello di Bivona su cui vi sono dei lavori da concludere da parte della Sovrintendenza, i siti sono stati tutti fruibili: «non solo il Sant’Aloe, i cui mosaici sono videosorvegliati, ma anche il Cofino e le mura greche». L’auspicio è che tutte le aree archeologiche possano davvero rientrare a pieno titolo e con continuità nella disponibilità dei visitatori per un effettivo quanto agognato rilancio culturale e anche turistico di Vibo e i suoi tesori.

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