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La pittura “mediterranea” e l’essenza della Calabria nei quadri del maestro Fantasia

FOTO | Il noto pittore, nato in Basilicata ma vibonese d’adozione, vanta anche una produzione dall'anima pop. Alle opere dedicate al mare e ai panorami locali, si aggiungono sperimentazioni e provocazioni artistiche

La pittura “mediterranea” e l’essenza della Calabria nei quadri del maestro Fantasia
Pietro Fantasia e le sue opere

I colori del mare, le viuzze dei centri vibonesi, l’anima antica della Calabria con le sue tradizioni e gli antichi mestieri. E poi ancora quadri dal sapore pop, dal taglio provocatorio. Pietro Fantasia è un pittore originario di Lagonegro, in Basilicata ma vibonese d’adozione. Si è stabilito nella cittadina calabrese negli anni Settanta e da lì ha viaggiato in lungo e in largo per far conoscere la sua arte con personali realizzate a Venezia, Firenze, Lecce, Bari, Piacenza, Montichiari e ovviamente nella provincia di Vibo.  La sua è stata in più occasioni definita una “pittura mediterranea” capace di trasmettere, grazie al sapiente utilizzo dei chiaroscuri ed una particolare “esasperazione della luce”, tutta la bellezza dei panorami calabresi. I suoi dipinti trasmettono il calore di una giornata limpida e soleggiata. [Continua in basso]

Si riconnettono alla terra, alla cultura contadina e marinara, con la scelta dei soggetti “protagonisti”. A volte muli, a volte galline e bovini. E poi ancora carrellate di girasoli, lussureggianti piante di agrumi e maestose bouganville che adornano le rustiche abitazioni. Ma non solo. C’è tanta originalità, continua ricerca, sperimentazione nelle opere che caratterizzano la sua lunghissima produzione. Segno dell’anima poliedrica del professionista. Tant’è che in decenni di carriere, più volte il nome di Pietro Fantasia è stato riportato all’interno delle più rinomate riviste di settore. Ed è proprio attraverso l’arte che lascia una impronta decisiva nel panorama artistico calabrese e nazionale.

Un professionista che punta all’essenza più che agli involucri esterni: «Non amo chi cerca di apparire  per ciò che non è. Io sono un topo di studio, trascorro in bottega buona parte delle mie giornate», ci racconta quando gli chiediamo di parlare di sé. Uno stile personale asciutto che punta a colpire chirurgicamente chi osserva l’opera. Non a caso, tiene a specificare, «i dipinti che ho trattenuto sono quelli che mi hanno provocato più sofferenza».

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