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Zungri e la Madonna della Neve: la devozione popolare e il quadro realizzato dalla bottega di Raffaello

Un culto che attraversa i secoli fino a radicarsi finanche nelle Americhe sulla scia dei fenomeni migratori. L’origine di una eredità religiosa e culturale che affonda le radici in epoca rinascimentale

Zungri e la Madonna della Neve: la devozione popolare e il quadro realizzato dalla bottega di Raffaello
Il Santuario della Madonna della neve (foto del santuario dalla pagina Fb del Santuario). Immagine del quadro fornita dalla direttrice del Museo, Pietropaolo

È molto più che un quadro di pregevole fattura. Rappresenta l’identità religiosa di una comunità ben oltre i confini nazionali. Tant’è che il culto dedicato alla Madonna della Neve di Zungri è giunto anche nelle Americhe sulla scia del triste fenomeno delle partenze verso Paesi lontani, in fuga dalla fame. Addirittura in Argentina venne creata l’associazione zungrese “Vergine della neve” che riunisce tutti gli emigrati e le loro famiglie discendenti. Un sodalizio riconosciuto dalle Istituzioni ed il cui comitato, ogni anno per il 5 agosto, si prodiga nella realizzazione dei festeggiamenti in onore della Vergine, venerata con il titolo “della neve”. Nella città del Poro i festeggiamenti partono già dal 26 luglio con spettacoli pirotecnici, luminarie, novene e canti. Zungri si ferma per omaggiare la sua Patrona e quell’eredità culturale che custodisce con grande orgoglio. [Continua in basso]

Il santuario della Madonna della neve a Zungri

Il legame con l’effigie della Madonna è dunque assai radicato anche se le tracce sull’origine del culto sono rade e si perdono nei fili della storia. Un percorso che abbiamo provato a ricostruire grazie al bagaglio di conoscenze e dettagli recuperati da Caterina Pietropaolo, architetto e direttrice del locale Museo della civiltà contadina e rupestre. Secondo fonti storiche, in particolare registri ecclesiastici dedicati alle decime, l’abitato di Zungri esisteva già nel 1310: «Dai documenti antichi – spiega la Pietropaolo- si può rilevare che il titolo della Parrocchia fin dall’inizio è stato “San Nicola” e che, almeno nel 1600, a questo titolo è stato aggiunto quello di “Santa Maria ad Nives”». Probabilmente sulla scia della diffusione, in epoca rinascimentale, del culto della Madonna con tale appellativo. I fattori religiosi che influenzarono la devozione furono molteplici: «sia per via dei monaci orientali, dal VI al XI secolo aC, sia per la presenza del monachesimo occidentale e la creazione di abbazie benedettine e cistercensi». A seguito della riforma del Concilio di Trento, a metà 1500, «si ebbe un rifiorire della devozione popolare verso la Madonna». Sta di fatto che, nel 1586, la chiesa dedicata alla Madonna della Neve a Zungri esisteva già: «Lo sappiamo con certezza – aggiunge la direttrice – poiché le fonti storiche hanno registrato la visita pastorale dell’allora vescovo di Mileto, monsignor Del Tufo che ebbe modo di descrivere con novizia di particolari gli arredi e il quadro collocato sull’alare».   

L’arrivo del quadro a Zungri

L’arrivo del quadro a Zungri resta però un mistero. La leggenda racconta sia stato trovato in terreno privato e nello stesso giorno posto nella chiesa esistente: «Tuttavia, le storie popolari raccontano che il giorno successivo l’opera sparì dalla chiesa per poi essere nuovamente recuperata nel luogo dell’originale rinvenimento. Il fatto miracoloso venne interpretato come volere della Madonna di avere una chiesa in quel preciso luogo. E gli abitanti si adoperarono nella sua costruzione». Il culto verso la Vergine venne poi alimentato da fatti prodigiosi che contribuirono a diffondere e radicare la devozione.

La copia del quadro della Madonna della Neve in processione

Nel 1912 la comunità zungrese si fece promotrice, con l’ausilio del consiglio comunale, di una sottoscrizione indirizzata al Capitolo Vaticano al fine di ottenere il Decreto per l’incoronazione dell’effige sacra. Furono coniate due corone d’oro, eseguite a Milano, a spese dei devoti zungresi: «Nel mese di novembre dell’anno successivo – racconta la Pietropaolo – fu trasmessa al Capitolo Vaticano l’istanza corredata da una relazione del prof. Pietro Barillà che ne descrive il pessimo stato di conservazione ma anche il grande pregio dell’opera di scuola raffaellesca. La richiesta fu accolta e nel 1914 la Madonna e Gesù furono ufficialmente incoronati». A distanza di secoli, l’amore nei confronti di quel dipinto, per la comunità locale resta totalizzante. Zungri ha elevato la chiesa della Madonna della Neve a Santuario Mariano Diocesano nel 2006 e dal 2014 è divenuta Città Mariana. In quell’anno si celebravano infatti i 100 anni dall’incoronazione del quadro. Nell’atto di proclamazione, il sindaco Franco Galati descriveva con parole colme di orgoglio, il significato storico dell’evento: «La manifestazione di oggi va al di là dei confini comunali e abbraccia tutti gli zungresi ovunque sparsi nel mondo. I concittadini all’estero, già informati tramite i social, vivono questo momento con commozione e vi è il desiderio di essere con noi. Sono infatti giunti molti messaggi a dimostrazione del legame con la loro terra…  La dedicazione di Zungri a Maria è un momento importante, spinge ad assumere un impegno costante, bisogna essere diversi nelle intenzioni, nella reciprocità, è la Madonna che lo chiede. Che chiede di essere una comunità diversa, di vivere nella concordia, nella solidarietà e nel dialogo. Alcuni dettagli e informazioni storiche provengono dal libro di Monsignor Aurelio Sorrentino, “Maria SS. della neve patrona del popolo di Zungri” e dal volume “La chiesa e il quadro della Madonna della Neve” di Eugenio Sorrentino».

Il quadro di Zungri e la scuola di Raffaello

Quali sono le caratteristiche artistiche del quadro? E cosa lo riporta alla scuola di Raffaello? «Il dipinto (120 x 110, olio su tavola) racconta incontro tra la Madonna, il bambino Gesù, San Giovannino e Santa Elisabetta. La Vergine è posta al centro. Osserva il gesto del figlio che – spiega la direttrice del Museo- allunga il braccio per accarezzare sul volto Giovannino. Quest’ultimo, inginocchiato sulle gambe di Elisabetta, si sporge verso Gesù. Nella parte superiore del dipinto, alle spalle di Elisabetta, si apre una finestra su un paesaggio in lontananza. Rappresenta il Colle Esquilino innevato con chiaro riferimento alla Madonna della Neve (Santa Maria Maggiore)». Una medesima composizione delle figure si trova al Museo Louvre di Parigi. Si tratta di un’opera confezionata nella bottega di Raffaello intorno al 1518-1519. In più, la soluzione della scena ambientata tra un tendaggio e una finestra la si ritrova «un’altra opera di Raffaello, la Sacra Famiglia di Francesco I datata al 1518 che fu commissionata dal Duca di Urbino Lorenzo», aggiunge la Pietropaolo. Ad avvalorare la tesi, un recente restauro datato 2018 (eseguito dalla dottoressa Caterina Bagnato), il precedente risale invece agli anni Settanta. Grazie all’attività di pulizia effettuata sul dipinto, emersero due iniziali, GR: «Bisogna ricordare – afferma la direttrice del Museo – che alla morte di Raffaello nel 1520 la sua bottega fu ereditata dal pittore Giulio Romano. Sul manto della Madonna di Zungri, casualità vuole, vengono riportate proprio le sue iniziali. Secondo il parere degli storici dell’arte – dunque – il quadro proviene direttamente da questa importante bottega ed il finissimo disegno di base, emerso durante il restauro ed evidenziato grazie a speciali radiografie, sia stato eseguito dallo stesso Raffaello. Alcuni dettagli sul restauro sono tratti dall’articolo pubblicato nel 2018 su Affaritaliani.it, a firma di Antonio Magliulo.». Oggi, a preservare l’integrità dell’opera, ci pensa anche una teca protettiva che monitora “lo stato di salute” del prezioso dipinto.

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