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Carenza di medici in tutta Italia, a Vibo mancano in primis ginecologi: ce n’è uno ogni ottomila donne

Per tale categoria il Vibonese è sesto a livello nazionale per lo squilibrio tra popolazione e numero di specialisti

Carenza di medici in tutta Italia, a Vibo mancano in primis ginecologi: ce n’è uno ogni ottomila donne

Che manchino medici nella provincia di Vibo Valentia non è una novità. Ne sono prova i numerosi avvisi e concorsi banditi dall’Asp, la necessità di rivolgersi ad altre aziende per reperire specialisti, e non da ultimo i disagi e le lunghe attese affrontati dai cittadini bisognosi di cure. Tuttavia il Vibonese non è solo, né in Calabria né a livello nazionale. E anzi rispetto ad altri territori, anche del nord Italia, risulta non essere messo poi tanto male: la carenza di personale sanitario affligge tutta l’Italia, da Nord a Sud. Ovunque mancano mancano medici, sia di famiglia che ospedalieri, ma anche infermieri e pediatri. È quanto emerge dal rapporto realizzato dall’organizzazione Cittadinanzattiva, che snocciola i numeri relativi a tutte le province italiane. [Continua in basso]

Deserti sanitari

Nel report si parla di “deserti sanitari”, cioè territori in cui le persone hanno difficoltà ad accedere alle cure a causa, ad esempio, dei lunghi tempi di attesa o delle ampie distanze dal punto di erogazione delle cure, ma soprattutto per la scarsità di personale sanitario. Un fenomeno che secondo Cittadinanzattiva colpisce in particolar modo 9 regioni, in quest’ordine: Lombardia, Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Calabria, Veneto, Emilia Romagna, Trentino Alto Adige, Lazio e Liguria. Tutto ciò è emerso mettendo in relazione popolazione e numero di professionisti presenti in ogni territorio. Cinque le categorie prese in considerazione: pediatri di libera scelta, medici di medicina generale, ginecologi, cardiologi e farmacisti (questi ultimi tre ospedalieri). Per farlo Cittadinanzattiva ha utilizzato i dati ufficiali forniti dal Ministero della Salute relativi al 2020.

I dati del Vibonese

Per quanto riguarda pediatri e medici di base, nel Vibonese non si registrano criticità secondo Cittadinanzattiva. I pediatri sono 23, uno ogni 877 minori nella fascia d’età 0-15 anni. Un numero al di sotto della media nazionale che è di 1/1.061, ma comunque superiore a quanto prevede la normativa ossia circa 1 pediatra per 800 bambini. I medici di base sono invece 123, uno ogni 1.094 cittadini over 15: tutto in regola considerando che la media nazionale è di 1 medico ogni 1245 pazienti e la normativa fissa tale rapporto a 1/1.500. Da quanto emerge dal rapporto, è soprattutto il Nord a soffrire la carenza di pediatri e medici di famiglia, tant’è che tra le prime dieci in classifica non compare alcuna provincia meridionale.

Le cose cambiano se si considerano invece ginecologi e cardiologi. Per quanto riguarda i ginecologi ospedalieri, Vibo Valentia è sesta in Italia per lo squilibrio tra popolazione e numero di professionisti: uno ogni 8.002 donne sopra i 10 anni. La media nazionale è di 1/4132. I cardiologi ospedalieri: a Vibo Valentia sono 1 ogni 11.213 cittadini over 15, anche qui largamente sopra la media nazionale che è di 1/6.741. Eppure in quest’ultimo caso Vibo non compare tra i dieci territori peggio messi – c’è invece Crotone con un rapporto monstre di 1/72.172. Infine, per quanto concerne i farmacisti ospedalieri: a Vibo sono 1 ogni 30.943 a fronte di una media nazionale di 1/26.182. [Continua in basso]

La situazione nelle altre province calabresi

A che servono le strutture senza il personale?

Infine lo studio di Cittadinanzattiva prende in considerazione gli investimenti in sanità grazie al Pnrr, soprattutto per quanto riguarda la realizzazione di case e ospedali di comunità. Fior di milioni che tuttavia non danno una soluzione al problema della mancanza di medici. «Il Pnrr – sottolinea l’organizzazione – provvede a finanziare gli investimenti e solo in piccola parte le spese gestionali relative al personale. Ma per far funzionare i nuovi servizi sanitari di prossimità occorrerà assumere il personale e finanziare i suoi costi. Senza un adeguato legame tra strutture e personale – che in quelle strutture sarà chiamato ad operare – oltre ad una attenta analisi dei fabbisogni delle comunità, il rischio è che si vada verso una mancata efficacia degli interventi».

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