Rapina nel Vibonese, la Cartabia porta al non doversi procedere per due imputati
Il Tribunale decide per due assoluzioni e, dopo riqualificazione dei reati, non procede per altri due in mancanza di querela di parte
Primi effetti della riforma Cartabia in tema di improcedibilità anche a Vibo Valentia e imputazioni di fatto cancellate. Il Tribunale di Vibo Valentia, infatti, ha emesso la sentenza nel processo che mirava ad accertare le responsabilità per una tentata rapina a Filogaso. Questa la sentenza: assoluzione per non aver commesso il fatto per gli imputati Sandro Ganino, 39 anni, di Acquaro, e per Cristian Capomolla, 35 anni, di Soriano Calabro. Per altri due imputati, Francesco Tarzia, 41 anni, di Acquaro, e Giuseppe Tarzia, 45 anni, di Acquaro, il Tribunale ha invece riqualificato il reato di tentata rapina aggravata in violazione di domicilio e quello di violenza in percosse, reati che non sono più perseguibili d’ufficio dalla Procura – a seguito della “riforma” voluta dall’ex ministro Cartabia – in mancanza di una querela di parte. I giudici, quindi, proprio per difetto di querela sia per il reato di percosse, quanto per quello di violazione di domicilio, hanno dichiarato per i due Tarzia il non doversi procedere. [Continua in basso]
Secondo l’accusa, l’8 dicembre 2017 i quattro si sarebbero introdotti nell’abitazione di un’anziana di Filogaso tentando di impossessarsi di alcuni oggetti di valore. Nel tentativo di allontanarsi dall’appartamento, gli imputati avrebbero usato violenza nei confronti di un parente della padrona di casa – che nel frattempo era sopraggiunto – strattonandolo per la spalla e colpendolo alla testa con un oggetto metallico. Le indagini erano state condotte dai militari dell’Arma del Nucleo operativo radiomobile dei carabinieri di Vibo Valentia, insieme ai colleghi della Stazione di Maierato. A portare i carabinieri ai quattro imputati era stata la vettura utilizzata per la tentata rapina, una Golf di colore scuro, vista sfrecciare in diverse occasioni per il centro del paese ed appartenuta ad un membro della banda che la custodiva nei pressi della sua abitazione. Gli imputati erano tutti difesi dall’avvocato Antonio Barilaro.
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