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Francavilla Angitola, viaggio tra storia e fede lungo la via dei conventi

Il convento di Santa Croce, quello dei riformati e l’ex struttura che ospitava i frati domenicani. Tre suggestive strutture che raccontano l’antica ricchezza di un territorio devastato dai terremoti, dalla fame e dalle malattie

Francavilla Angitola, viaggio tra storia e fede lungo la via dei conventi
Le suggestive immagini degli ex conventi di Francavilla, foto di Giuseppe Pungitore (storico ed ex dipendente comunale)

Fanno parte della memoria storica, si fondono coi paesaggi, raccontano di un tempo passato che rese prospera la cittadina. A Francavilla Angitola sorgevano un tempo tre suggestivi conventi che, sparsi in zone diverse del territorio, riuscivano a formare un mistico triangolo. Si tratta del convento di Santa Croce, sito al confine Nord-Est del Paese; il Convento dei riformati, ad est del centro abitato e l’ex convento dei domenicani, oggi allestito a biblioteca e sede del Museo. [Continua in basso]

Il Convento di Santa Croce

I ruderi del Convento di Santa Croce, diviso tra Francavilla e Filadelfia, lasciano intravedere l’imponenza della struttura. Venne eretto intorno al 1500 grazie all’impegno di padre Matteo Mileto. Questi ricoprì la carica di priore. Il luogo divenne sede di studio e noviziato. Vantava una biblioteca ricca e ben tenuta. Pare inoltre che la chiesa conventuale, dotata di altari, sia stata decorata con meravigliosi affreschi religiosi attribuito al Romanelli, noto pittore italiano conosciuto come il “Viterbese” o “il Raffaelino”. Non solo. L’edificio religioso ospitava preziose opere d’arte tra cui una statua in marmo della Vergine, realizzata nel 1543 dallo scultore messinese Giovan Battista Mazzolo. L’effigie, oggi, è custodita nella chiesa di S. Maria del Carmine di Filadelfia. Il convento non ebbe vita facile. Venne più volte danneggiato dai terremoti. Devastante il sisma del 1783 che causò gravissimi danni anche ad altri paesi del circondario. La storia della struttura termina ufficialmente nel 1821 con la chiusura e il trasferimento dei frati a Monteleone, l’odierna Vibo Valentia.

Convento Santa Croce, foto di Giuseppe Pungitore

Una ricca documentazione racconta la sua storia. Quello di Santa Croce, è considerato uno dei più importanti monasteri dell’Ordine agostiniano in Calabria. Dai dati storici, fino al 1662 appartenne alla Congregazione agostiniana degli Zumpani, fondata nel 1501. Successivamente la congregazione venne soppressa e il convento venne aggregato alla Provincia Agostiniana di Calabria Ultra. La struttura conteneva opere di pregio tra cui una statua di san Nicola Tolentino, una del Crocefisso e una in marmo bianco della Madonna della croce. Vi erano poi quadri raffiguranti il beato Francesco da Zumpano, due la Natività, uno sulla fuga in Egitto, l’altra della SS.ma Trinità. E poi ancora raffigurazioni dell’Addolorata, della Vergine del buon consiglio e di Sant’Agostino. Di molte opere non si conosce l’epilogo. Del convento, oggi, non restano che pochi ruderi osservabili da chi percorre la strada provinciale che dall’Angitola conduce a Filadelfia. [Continua in basso]

Il Convento dei riformati

Povertà e penitenza. Erano questi i principi alla base dello stile di vita dei “riformati”. A Francavilla il Convento venne edificato nel 1621. Nello stesso anno, ne sorgeva uno “gemello” a Vallelonga. L’edificio venne realizzato sulla collina a levante del fiume, dinnanzi al castello.

Convento dei riformati, foto Giuseppe Pungitore


Tra i conventi della zona, era il meno ricco poiché i frati seguivano l’esempio di San Francesco d’Assisi. Un modo di vivere la fede lontano dalle sfarzosità. La chiesa presentava una navata unica con gli altari dedicati al Crocefisso, a Maria Immacolata, a Sant’Antonio da Padova ed al Cristo deposto dalla Croce. Sui muri laterali erano presenti affreschi. Ancora oggi, nel giardino, vi sono tracce di aiuole verdi e percorsi pedonali. Il complesso venne circondato da muri in pietra viva. Ancora visibili una pregevole fontana incorniciata in un portale di pietra e una misura di volume di cereali scolpita nella pietra viva. Anche in questo caso, a decidere il destino del convento, fu il sisma del 1783. Il terremoto che segnò profondamente le popolazioni locali e le comunità religiose. Con i decreti del 1809 e 1811, venne posta la parola “fine” alla vita della struttura.

Palazzo Mannacio, ex convento dei domenicani

Palazzo Mannacio ospita attualmente il Museo dell’identità, la biblioteca comunale e un centro culturale. È sito nel cuore di Francavilla e su questo sito un tempo sorgeva il convento di Santa Maria dell’Annunziata dei Padri domenicani (fondato nel XVI secolo). È tra le poche strutture antiche rimaste integre. Parte della storia locale è custodita tra le sue mura. Per secoli fu fulcro del sentimento religioso locale basti pensare che il convento era collegato alla chiesa del Rosario. I cittadini e anche le istituzioni che si sono succedute alla guida del Comune sono consapevoli del valore di queste strutture.

Ex convento dei domenicani, foto di Giuseppe Pungitore

È noto che negli anni sono stati diversi i progetti e richieste di finanziamento avanzate per ottenere fondi e ridare lustro a intere pagine di storia. Ad oggi, tuttavia, nessuna risorsa decisiva da impegnare sulla “via dei conventi”. Un recupero che apporterebbe un arricchimento per la comunità dal punto di vista culturale e soprattutto turistico.

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