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Rinascita: l’ex comandante della Municipale di Vibo chiama in causa Adriana Teti e Pietro Giamborino

Nel corso dell’esame, l’imputato Filippo Nesci ha negato ogni ipotesi di corruzione da parte di Giovanni Giamborino interessato alla costruzione di un immobile nei pressi dell’ospedale

Rinascita: l’ex comandante della Municipale di Vibo chiama in causa Adriana Teti e Pietro Giamborino
Giovanni Giamborino e l'ex comandante della Municipale di Vibo Filippo Nesci
Filippo Nesci

Deposizione dell’ex comandante della polizia municipale di Vibo Valentia, Filippo Nesci, nel maxiprocesso Rinascita Scott che lo vede imputato per il reato di corruzione. In particolare a Filippo Nesci – quale dirigente del settore Urbanistica del Comune di Vibo nel 2016 – viene contestato l’aver indebitamente ricevuto da Giovanni Giamborino, 63 anni, di Piscopio (arrestato anche per altre contestazioni) la promessa dell’elargizione di somme denaro per l’esercizio delle sue funzioni, ossia per il rilascio, in data 18 novembre 2016, del permesso a costruire n. 2415, relativo ad un immobile a Vibo Valentia nei pressi dell’ospedale.
A causa della funzione ricoperta da Filippo Nesci, Giovanni Giamborino si sarebbe quindi trovato – secondo l’accusa – nella condizione di promettere a Nesci somme di denaro affinché rilasciasse il suddetto permesso. “Ciò è quanto emerso dalla viva voce di Giovanni Giamborino – aveva evidenziato il gip distrettuale – che in una serie di conversazioni ha fatto espresso riferimento ai soldi che avrebbe dovuto corrispondere al Nesci per ottenere il permesso, lamentandosi della sua richiesta (tanto che aggiungeva ai numerosi debiti già contratti anche l’uscita, imprevista, dei soldi da dare al Nesci). Tale elargizione di denaro avrebbe comportato la conseguenza di tenere alle strette Nesci”.

Su tali episodi e su altri, l’ex dirigente della polizia ha risposto alle domande del pm della Dda di Catanzaro Antonio De Bernardo, difendendosi in aula e sottolineando di non aver mai ricevuto denaro da Giovanni Giamborino. Per altri versi ha invece “scaricato” sulla dirigente Adriana Teti (non indagata). [Continua in basso]

Palazzo Luigi Razza, sede del Comune

“Appena nominato dirigente, il Comune di Vibo era in dissesto e quindi tutti i dirigenti a contratto erano decaduti. Eravamo rimasti io e la collega Teti – ha affermato Nesci – a cui ero succeduto all’Urbanistica e che era colei la quale aveva firmato il permesso a costruire già in variante”. Il riferimento è all’immobile nei pressi dell’ospedale di Vibo riconducibile ai Giamborino e la cui pratica era stata aperta nel 2016 con la nomina di un rup ed una raccomandata spedita ai committenti dell’opera – i fratelli Benedetta, Rosa e Salvatore Giamborino – contenente una richiesta di integrazione documentale. Il permesso a costruire, stando alla ricostruzione di Filippo Nesci, sarebbe stato ottenuto dai Giamborino nel 1987, mentre una nuova istanza di permesso a costruire in variante sarebbe stato concesso – secondo la deposizione dell’ex comandante della polizia municipale – “con firma della dottoressa Teti”. Ma i lavori non sarebbero mai iniziati, con i Giamborino che avrebbero ritirato il permesso a costruire prima dell’insediamento dello stesso Nesci all’Urbanistica avvenuto il 29 gennaio 2015. Quindi la presentazione di nuova variante per un parcheggio nel seminterrato, la realizzazionedi un negozio al piano terra e appartamenti ai piani superiori. Ci sarebbero stati poi ritardi da parte dei Giamborino per il pagamento degli oneri di urbanizzazione ed occorreva rispettare i vincoli della Sovrintendenza.

Giovanni Giamborino

Filippo Nesci ha spiegato di aver conosciuto Giovanni Giamborino al Comune di Vibo imbattendosi in una sua richiesta per il noleggio con conducente, da utilizzare a Roma, che sarebbe dovuta passare dalla moglie di Giamborino a Salvatore Giamborino. “C’era il problema dell’assenza dell’autorimessa e pertanto con apposita mia firma – ha spiegato Nesci – decretai che non poteva essere evasa rendendo edotto Giamborino che si presentò al comando. Con la riforma dello Sportello unico delle Attività produttive (Suap), questa pratica e venne trasferite lì e l’allora dirigente Teti successivamente la ritrasferì a noi e da lì in poi si sono perse le tracce”.
In ordine al capo d’accusa, Filippo Nesci ha affermato di non aver mai parlato con Giovanni Giamborino della vicenda e della variante per il suo immobile ma unicamente del vincolo della Sovrintendenza sulla realizzazione dei parcheggi. Nesci ha anche aggiunto di aver declinato l’offerta di Giovanni Giamborino in ordine ad una vacanza a Forlì.
L’accusa contesta invece che Filippo Nesci, per come riferito da Giovanni Giamborino in una conversazione intercettata nel 2016, “aveva chiesto al Giamborino la disponibilità della sua casa a Forlì per stare dieci giorni con la moglie”.
Giovanni Giamborino avrebbe così iniziato ad ottenere – secondo l’accusa – la disponibilità del comandante Nesci (che avrebbe rateizzato, pur non potendolo fare con le modalità concesse, il pagamento degli oneri legati al rilascio del permesso) e in cambio gli avrebbe promesso di accollarsi un debito che Filippo Nesci aveva con tale “Davide” per l’ammontare di diecimila euro”.  [Continua in basso]

Per gli inquirenti, in tale ricostruzione si rivela utile una conversazione in cui Giovanni Giamborino, in data 1 luglio 2016 confida ad un interlocutore che il comandante Filippo Nesci gli ha chiesto “la mazzetta”. All’interlocutore meravigliato che afferma: “Ma non te ne chiede mazzetta a te…”, Giovanni Giamborino avrebbe quindi risposto: “Me l’ha chiesta, sull’anima di mio padre!”. E sempre Giovanni Giamborino nei dialoghi intercettati e riguardanti Nesci ha affermato: “E’ un mazzettista… e purtroppo c’è sempre lui che ancora è giovane … che cinquanta anni ha…e per altri 15 anni a Vibo c’è lui…hai capito?! E lui…il posto suo non glielo toglie nessuno lacomanda sempre i vigili…non lo possono cacciare mai dai Vigili…dall’Urbanistica lo possono mandare via dai vigili no…perche è vincitore di concorso”.
Anche dinanzi a tali intercettazioni, Filippo Nesci ha respinto le accuse e, rispondendo in sede di controesame all’avvocato Diego Brancia, ha tirato in ballo l’ex consigliere regionale del Pd, Pietro Giamborino, cugino di Giovanni. “Lo conoscevo da tempo – ha affermato Filippo Nesci – e venne da me per chiedermi se potevo dilazionare il pagamento delle rate per gli oneri di urbanizzazione in favore del cugino che si trovava in difficoltà economiche. Io però risposi che ciò non era previsto dalla legge – ha concluso Nesci – e siccome lui insisteva io mi adirai molto con Pietro Giamborino e lo allontanai”.  Anche Pietro Giamborino figura fra gli imputati di Rinascita Scott.

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