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Petrol Mafie: il bitume per la Provincia di Vibo e gli incontri fra Solano e D’Amico

Deposizione del maresciallo del Ros Vincenzo Franco che rispondendo alle domande del pm della Dda Antonio De Bernardo ha ricostruito in aula la contestazione relativa ad una presunta turbativa d’asta. Ecco quanto emerso nel corso dell’udienza

Petrol Mafie: il bitume per la Provincia di Vibo e gli incontri fra Solano e D’Amico
Il Tribunale di Vibo e nel riquadro Giuseppe D'Amico
Il Pm Antonio De Bernardo

Udienza del processo Petrol Mafie dedicata oggi ad una specifica contestazione, quella che si è svolta dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo Valentia presieduto dal giudice Gianfranco Grillone. In particolare la Dda di Catanzaro – oggi rappresentata in aula dal pm Antonio De Bernardo – ha chiamato a deporre il maresciallo del Ros Vincenzo Franco, il quale si è soffermato sul capitolo relativo alle forniture di bitume alla Provincia di Vibo Valentia. L’esame del teste ha quindi permesso all’ufficio di Procura di ripercorrere il tentativo dell’ente di affidare alcuni lavori pubblici per l’asfalto delle strade provinciali alla società “Dr Service” di Giuseppe D’Amico, 50 anni, di Piscopio, fra i principali imputati del processo ed attualmente detenuto.

In particolare, l’esame del teste si è concentrata su un pranzo dell’11 dicembre 2018 in un ristorante di Sant’Onofrio. Attraverso le intercettazioni e le captazioni, i carabinieri del Ros sono arrivati ad analizzare alcune trattative per l’acquisto di bitume da parte della Provincia di Vibo di cui Salvatore Solano (sindaco di Stefanaconi) ne era divenuto ad ottobre 2018 il presidente. [Continua in basso]

Salvatore Solano imputato a piede libero

Allo stesso tavolo del ristorante di Sant’Onofrio si sarebbero ritrovati l’imprenditore Giuseppe D’Amico (ora il cugino Salvatore Solano e Isaia Angelo Antonio Capria di Nicotera, dipendente della Provincia di Vibo. Fra gli argomenti di interesse investigativo trattati– per come riferito – vi era anche la possibilità che Giuseppe D’Amico garantisse “delle forniture di bitume” all’ente Provincia di Vibo. A tale pranzo era poi seguita una determina della Provincia per la fornitura diretta da parte della società di Giuseppe D’Amico di conglomerato bituminoso. Fornitura in seguito non eseguita in quanto il materiale era risultato di scarsa qualità. Il pranzo è durato un paio di ore – ha riferito in aula l’investigatore – e, secondo la nostra ricostruzione, D’Amico riferiva a Solano che la Dr Service di Maierato era in grado di fornire bitume per la Provincia. Si trattava di bitume rigenerato proveniente dagli scarti dei lavori autostradali che veniva poi riposizionato nuovamente. Solano chiedeva quindi il favore a D’Amico di sistemare una strada, mentre D’Amico chiedeva al presidente della Provincia di sistemare una pratica con una dirigente della Provincia riguardante l’ampliamento del sito di stoccaggio rifiuti della Dr Service”.

Nel riquadro a destra Salvatore Solano ed il cugino Giuseppe D’Amico

Si arriva così al 2 aprile 2019 quando D’Amico chiamava Solano al telefono per incontrarsi nella sede della Dr Service. Attraverso le immagini riprese dal sistema di videosorveglianza della Dr Service – ha ricostruito in aula il maresciallo del Ros – abbiamo identificato l’arrivo di un’auto dalla quale sono scesi Solano ed i dipendenti della Provincia Antonio Francolino e Totò Capria Isaia. L’autista dell’auto non siamo invece riusciti ad identificarlo. I tre sono stati poi raggiunti da Giuseppe D’Amico e dal nipote Michele D’Amico e nell’occasione abbiamo in particolare intercettato con l’uso di un captatore informatico D’Amico e Capria parlare di un incidente occorso a tale Cristian Gallone. La discussione fra i presenti si spostava quindi sui costi del materiale, con Francolino che chiedeva di ribassare il prezzo. Un mezzo della Provincia avrebbe ritirato il bitume per poi verificarne la tenuta. Si puntava ad un impegno di spesa fra le cinque e le diecimila euro con Capria che affermava che avrebbe mandato degli operai per prelevare il bitume. D’Amico rassicurava Solano, mentre Francolino dava istruzioni per la lettera di proposta relativa alla fornitura di bitume”.

Il maresciallo del Ros ha quindi sottolineato in aula che in tale fase la ricostruzione degli avvenimenti è avvenuta esclusivamente attraverso le intercettazioni, non esistendo alcuna documentazione al riguardo prima della determina. “Si arriva così al 12 giugno 2019 e D’Amico incontrava Solano per il bitume, ma mancava il pagamento per la fornitura, con D’Amico che è stato intercettato mentre diceva al dirigente Del Vecchio della Provincia: “Ti voglio bene ingegnere, fate il bravo….”.La determina per la fornitura del bitume arriva così l’1 luglio 2019 e il 5 luglio 2019 viene intercettata una conversazione fra D’Amico e il presidente della Provincia Salvatore Solano. Tra gli argomenti toccati vi era quello inerente alcuni lavori di rifacimento di una strada a San Cono, frazione di Cessaniti, per i quali Solano dava sostanzialmente incarico al D’Amico. 

Secondo la ricostruzione del Ros, Solano chiedeva quindi al cugino una stima volumetrica del materiale da posare, proponendo poi, con l’evidente fine di risparmiare sulla spesa, di assottigliare lo spessore del materiale posato (5 centimetri). Quest’ultima eventualità veniva esclusa da D’Amico. Quindi, i due passavano a discutere del pagamento del lavoro, con Solano che ipotizzava di riunire in un’unica determina di spesa l’importo relativo alla fornitura di bitume per 5.000 euro. D’Amico spiegava che la fornitura di San Cono della quale stavano discutendo avrebbe avuto un costo di 6.000 euro.

Il 5 luglio 2019 ecco così che gli inquirenti registrano un’ulteriore telefonata fra i due cugini, con il presidente della Provincia, Salvatore Solano, che tornava a sollecitare Giuseppe D’Amico ad effettuare un sopralluogo per i lavori a San Cono di Cessaniti.
D’Amico coglieva così l’opportunità per ricordare al presidente della Provincia che ancora stava attendendo dei pagamenti per le forniture di bitume e il presidente della Provincia replicava che i provvedimenti del caso erano già stati emanati, salvo poi ribadire che in quel momento la priorità erano i lavori da effettuare a San Cono, per i quali ci stava “mettendo la faccia” (Solano nelle intercettazioni con il cugino: Eventualmente invece di fare il bitume facciamo questo lavoro qui… perchè è più importante e ci sto mettendo la faccia sopra questa cosa… mi interessa che faccio…a me mi interessa solo…di avere il consenso…il resto non me ne fotte niente più”.

Il controesame dell’avvocato Tiziana Barillaro, difensore di Solano, ha messo in evidenza che gli investigatori non hanno verificato le rispettive funzioni dei dipendenti della Provincia, Capria e Francolino, così come il bitume di prova sarebbe stato fornito da D’Amico alla Provincia “senza alcun atto amministrativo”. Ricostruzione resa possibile, anche questa, ad avviso del teste della pubblica accusa, attraverso le intercettazioni. Alla fine D’Amico non sarebbe stato pagato in quanto il materiale fornito per sistemare alcune strade non si sarebbe rivelato idoneo, con i soldi della Provincia rientrati quindi nel bilancio dell’ente. Anche in ordine al “consenso”, ad avviso del teste Solano si sarebbe riferito al consenso politico, pur essendo avvenuta la sua elezione non per votazione diretta del corpo elettorale bensì in quanto votato dai sindaci del Vibonese. L’avvocato Vincenzo Gennaro nel corso del controesame si è invece soffermato su una fornitura di gasolio all’Icp di Tropea nel 2021 ad opera della società di D’Amico con la liquidazione di duemila euro, mentre l’avvocato Viola Bono ha posto delle domande relativamente alle funzioni svolte dai dipendenti della Provincia Francolino e Capria. [Continua in basso]

In chiusura è stato Giuseppe D’Amico in videocollegamento a rendere delle dichiarazioni spontanee: “Le forniture di bitume – ha spiegato non sono mai state effettuate alla provincia, tranne due metri cubi per le prove di ripristino delle buche di cui non ho richiesto alcun pagamento. La Provincia era in dissesto e per questo ero titubante a fare forniture. Con Salvatore Solano siamo primi cugini, figli di fratello e sorella e per questo nelle intercettazioni lo chiamavo Salvatore. Per il lavoro di Cessaniti ci volevano 100mila euro e quindi non si poteva di certo fare con 5mila euro”.
Ricordiamo che per tale vicenda la Dda ipotizza il reato di turbata libertà degli incanti nei confronti di Salvatore Solano,  Giuseppe D’Amico, Isaia Angelo Antonio Capria, Gaetano Del Vecchio e Antonio Francolino. Per i soli Giuseppe D’Amico e Salvatore Solano il reato è aggravato dalla finalità di agevolare la ‘ndrangheta con particolare riguardo all’articolazione territoriale di Limbadi. La contestazione copre un arco temporale che va dal dicembre 2018 sino al luglio del 2019. Giuseppe D’Amico si trova in carcere con l’accusa di associazione mafiosa e narcotraffico.

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