Rinascita Scott: la Cassazione lascia in carcere elemento apicale del clan Fiarè
E’ stato ritenuto il gestore delle attività estorsive più rilevanti nel Vibonese, mantenendo i contatti con le altre cosche
Resta in carcere Gregorio Giofrè, 59 anni, detto “Nasone”, di San Gregorio d’Ippona, condannato in primo grado a 13 anni e 4 mesi al termine del troncone del maxiprocesso Rinascita Scott celebrato con rito abbreviato. La Cassazione ha infatti confermato la decisione del Tribunale del Riesame dopo che nel maggio scorso il gup distrettuale di Catanzaro, Matteo Ferrante, ha ripristinato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di quei condannati pene superiori ai 10 anni (per associazione mafiosa e altri reati) per i quali è stata riconosciuta in sentenza la gravità dei reati e, quindi, l’esistenza di esigenze cautelari. Avverso tale decisione del gup, Gregorio Giofrè aveva presentato ricorso al Tribunale del Riesame che aveva però confermato la decisione del gup. Quindi ora il ricorso in Cassazione ritenuto dalla Suprema Corte infondato in quanto “relativamente alla permanenza del pericolo di recidiva, il ricorso non si è confrontato se non genericamente con la motivazione del provvedimento impugnato, che ha ritenuto superato l’accertamento sulla pericolosità sociale del ricorrente effettuato nel 2012 da quanto emerso da alcuni dati specifici tratti da intercettazioni del febbraio e del marzo del 2019”.
Gregorio Giofrè (genero di Rosario Fiarè), in passato anche presidente della locale squadra di calcio del San Gregorio, è accusato di aver gestito le attività estorsive per conto del clan, mantenendo costanti contatti con le altre cosche al fine di una gestione unitaria delle estorsioni più rilevanti. Nell’operazione Rinascita Scott è stato ritenuto elemento di primo piano del clan Fiarè, con un ruolo anche di “collettore” delle tangenti sui lavori pubblici per conto di quasi tutti i clan del Vibonese.
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