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Ex Italcementi di Vibo Marina, Mammoliti porta il caso alla Regione: «Invertire l’abbandono»

Il consigliere regionale del Partito democratico annuncia la presentazione di una interrogazione all’assessore Rosario Varì per «sollecitare ogni iniziativa utile finalizzata al recupero produttivo del sito»

Ex Italcementi di Vibo Marina, Mammoliti porta il caso alla Regione: «Invertire l’abbandono»
La ex Italcementi e da sinistra Raffale Mammoliti e Rosario Varì

Continua a suscitare interesse il dibattito apertosi attorno al futuro dello stabilimento della ex Italcementi di Vibo Marina, chiuso oramai dal 2012 e mai riconvertito. Dunque, esattamente dieci anni fa la fabbrica della frazione chiudeva i battenti, ponendo fine così alla produzione di calcestruzzo, e licenziava le ultime maestranze ancora in servizio all’interno della grande cementeria che per decenni ha regalato a questo territorio il sogno di uno sviluppo industriale possibile. A prendere la parola nel corso di questi ultimi giorni, ognuno con i propri distinguo, sono stati diversi rappresentanti del mondo politico, sindacale e dell’associazione vibonese, segno che l’argomento risulta alquanto sensibile per il territorio e non scappa a occhi attenti e interessati a una possibile riconversione dell’area interessata. E la vicenda non è sfuggita neanche al consigliere regionale del Partito democratico ed ex sindacalista di lungo corso della Cgil calabrese Raffaele Mammoliti, il quale si dice convinto che proprio il dibattito che si sta sviluppando attorno alla ex Italcementi «è molto importante e potrebbe favorire uno sviluppo interessante soltanto se con diversi attori, in primis la società, si riuscirà a condividere il da farsi dopo dieci anni dalla chiusura.

Mammoliti: «La sua chiusura una ferita indelebile»

Il consigliere regionale Raffaele Mammoliti

Per il rappresentante vibonese di Palazzo Campanella, la dismissione della fabbrica di Vibo Marina è stata, pertanto, «una scelta che ha lasciato una ferita indelebile» e che «ha inferto un colpo durissimo a 70 anni di storia produttiva di questa realtà e del territorio vibonese. Vorrei ricordare che tale contestata scelta fu decisa nonostante in quel contesto vi erano previste importanti opere infrastrutturali favorevoli per il territorio: costruzione nuovo ospedale, galleria A/2 Pizzo-Sant’Onofrio, Trasversale delle Serre e altre opere,  mentre altrove  – osserva sempre Mammoliti – la stessa società sperimentava l’utilizzo del cemento  con caratteristiche “mangiasmog”. Questo a riprova del peso molto marginale di questo territorio e della Regione certificato, tra l’altro, dal non essere stati in grado né di difendere il mantenimento del sito né di favorire un possibile recupero produttivo pur previsto dallo studio Nomisma».

Annunciata la presentazione di una interrogazione all’assessore

Riattivare questo confronto a distanza di dieci anni, a parere del consigliere regionale, «può rappresentare una reale occasione per invertire l’attuale desolante abbandono del sito. Come Pd avevamo affrontato, attraverso il coinvolgimento dei dirigenti ai vari livelli tale problematica, con un’apposita iniziativa tenutasi a Vibo Marina ma a seguito della precedente crisi di governo non  si è purtroppo registrato un reale avanzamento. Naturalmente, a mio avviso, bisognerà riprendere il lavoro effettuato raccordandosi con altri interessanti spunti da sviluppare attraverso il coinvolgimento prioritario ed indispensabile della proprietà sia per verificarne la disponibilità a possibili iniziative di riconversione produttiva sia per richiamarla ad una opportuna responsabilità sociale verso un territorio dal quale ha avuto tantissimo». Chiarito questo, Mammoliti si dice «molto fiducioso tra l’altro in quanto oggi esistono cospicue risorse, Por 2021/27- Pnrr, che potrebbero consentire una effettiva riconversione produttiva. In tale direzione mi attiverò, per quanto di mia competenza, presentando un’apposita interrogazione all’assessore regionale alle Attività produttive  Rosario Varì per sollecitarlo ad ogni iniziativa utile finalizzata al recupero produttivo del sito attraverso un reale coinvolgimento di tutti gli attori istituzionali, sociali  ed economici produttivi. Solo attraverso una visione condivisa dello sviluppo sostenibile – questa la conclusione del consigliere regionale – si potrà imprimere un reale miglioramento dell’attuale situazione consapevoli dell’importanza di questa realtà nella quale insistono degli strumenti importanti come la Zes, ossia le Zone economiche speciali».

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