martedì,Novembre 26 2024

Vibo, Bike Sharing al centro di un “infuocato” botta e risposta durante il question time

Quasi la totalità dell'opposizione comunale attacca l’esecutivo sul mancato avvio del servizio e accusa l'amministrazione di "propaganda e colpi d'effetto". Ecco la replica dell'assessore all'ambiente e la piccata controreplica di Miceli

Vibo, Bike Sharing al centro di un “infuocato” botta e risposta durante il question time
Il sindaco di Vibo in sella alla bike sharing, accanto Lorenzo Lombardo e Rino Putrino
Da sinistra Giuseppe Policaro e Marco Miceli

Il servizio di mobilità alternativa e sostenibile, il Bike Sharing – iniziativa che ha lo scopo principale di abbracciare uno stile di vita più sostenibile ed economico affittando, quando lo si desidera, una bicicletta messa a disposizione nei centri urbani dai Comuni – è uno dei quesiti posto nell’interrogazione vergata da dodici consiglieri comunali: Marco Miceli, Giuseppe Policaro, Domenico Santoro, Silvio Pisani, Katia Franzè, Elisa Fatelli, Giuseppe Russo, Pietro Comito, Lorenza Scrugli, Stefano Soriano, Laura Pugliese e Loredana Pilegi, durante il question time che si è svolto a “Palazzo Luigi Razza”.

I consiglieri minoranza hanno evidenziato come a oltre un mese dall’inaugurazione del servizio – che consta, attualmente, di quattro ciclostazioni (destinate ad essere implementate), attrezzate con biciclette a pedalata assistita –, lo stesso non sia fruibile dai cittadini, poiché il «Comune ha acquistato le biciclette e le ha “esposte” alle colonnine pertinenti alle varie ciclostazioni, senza esser riuscito ad affidare la gestione e la manutenzione ad alcuna ditta. I mezzi con pedalata assistita giacciono, infatti, inutilizzati e inutilizzabili.  [Continua in basso]

L’amministrazione di Vibo Valentia ha attinto, per affrontare le spese relative al servizio, a fondi che potevano essere utilizzati anche per altre destinazioni come l’efficientamento energetico e l’abbattimento delle barriere architettoniche e, dunque, destinati a garantire il diritto alla mobilità delle fasce più deboli della società e, comunque, di tutti i cittadini, in condizioni di assoluta uguaglianza. Invece, allo stato attuale, i veicoli acquistati, non solo non favoriscono la mobilità di alcuno (non essendo utilizzabili), ma hanno comportato esborsi che saranno stati inutili per il Comune se, nel più breve tempo possibile, non verrà individuata una ditta idonea ad occuparsi della loro gestione e manutenzione».
Con una risposta scritta, poichè assente alla seduta, l’assessore all’ambiente Vincenzo Bruni ha affermato che «il 6 ottobre si doveva procedere solo ad un test di collaudo tecnico-amministrativo delle ciclostazioni, delle bikes e dell’applicazione acquistata dal Comune prima della sottoscrizione del contratto di cessione con il fornitore.

bruni vincenzo
Vincenzo Bruni

Il sottoscritto – ha proseguito – ha proposto che questo test, trasformando la giornata in un evento di inaugurazione e promozione, fosse svolto dal sindaco, dai componenti della Giunta e da tutti i consiglieri comunali che sono stati da me invitati per il tramite del presidente del Consiglio comunale per condividere insieme e trasmettere all’intera comunità il senso dell’importanza di questa novità per la nostra città ma il tutto, come detto, è stato strumentalizzato in maniera pretestuosa e a questo punto corre l’obbligo di chiarire e precisare alcuni aspetti dell’attività». Non è assolutamente vero – ha tuonato Bruni – «che abbiamo “inaugurato” il servizio senza il gestore perché, dopo che sono stati pubblicati ben due avvisi di manifestazione d’interesse sull’albo del Comune e un’ ultima pubblicazione sul Mepa andati tutti deserti, già prima di giorno 6 era arrivata la proposta da parte del referente di un’associazione della nostra città che agli stessi patti e condizioni degli avvisi ha manifestato la volontà di gestire il bike, ma prima avrebbe voluto verificare la perfetta funzionalità dell’intero servizio ceduto in gestione. Il tempo intercorso da giorno 6 è fisiologicamente dovuto alla definizione di alcuni aspetti burocratici, contrattuali e gestionali». 

L’assessore ha inoltre specificato che «le bikes non sono “esposte” o abbandonate alle ciclostazioni ma conservate in luogo sicuro e manutentate per come dovuto e indicato dal fornitore. Sono già stati effettuati diversi cicli di ricarica delle batterie che sono al litio e quindi con resa e durata migliore rispetto alle comuni batterie. Il Comune non sostiene alcun costo per la manutenzione e la gestione del servizio se non quello annuale dei diritti, della licenza e dell’applicazione che sono di proprietà del Comune ma che vengono poi rimborsati per l’utilizzo dal gestore all’ente stesso».
L’assessore all’ambiente, avviandosi alle conclusioni spiega quindi: «Se avessimo realizzato le piste ciclabili con il Decreto Crescita, cosa avremmo dovuto fare con questo nuovo finanziamento visto che è specifico per la ciclabilità urbana? L’avremmo dovuto perdere? E gli interventi di efficientamento, l’abbattimento delle barriere architettoniche e l’acquisto delle ciclostazioni e delle bikes con quale finanziamento avremmo dovuto farlo se avessimo fatto prima le piste ciclabili?». 

Quindi l’auspicio dell’assessore Bruni: «Ritengo di aver risposto in maniera esauriente e definitiva ad ogni dubbio posto dall’interrogazione e mi aspetto indicazioni future anche critiche, che non siano però pretestuose».

Piccata la controreplica di Marco Miceli che ha non ha inteso incassare «le offese di pretestuosità e strumentalizzazione». Il consigliere di minoranza – che, tra l’altro, assieme a quasi tutti i colleghi dell’opposizione ha contestato più volte la “strategia politica dell’amministrazione comunale”, ha quindi sottolineato che «nell’invito del 6 ottobre era espressamente scritto “avvio del servizio”» e che, dunque, «pretestuosa è la risposta dell’assessore connotata da falsità. Sappiamo benissimo a quali fondi appartengono quelli per il Bike Sharing e non certo per le barriere architettoniche che sono sempre presenti nel territorio comunale. Non avete favorito alcuna mobilità – ha tuonato Miceli -, dovevate rendere accessibili gli spazi urbani, poi creare standard di viabilità per consentire alle bici di percorrere le strade in sicurezza e solo dopo fare il Bike Sharing. Avete il desiderio di cercare il colpo ad effetto presentando progetti che alla fine sono vuoti».

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