Addio a Mike Arruzza, l’artista che dipinse la storia della Calabria – GALLERY
Da Tommaso Campanella a Giuditta Levato, mise su tela l'epopea di una regione. Si è spento a causa di un infarto, nel pomeriggio a Dasà, l’artista pluripremiato che da tempo combatteva con un grave male. Domani i funerali
Si è spento questo pomeriggio nella sua casa di Dasà, in provincia di Vibo Valentia, il pittore Mike Arruzza, aveva 78 anni. Era uno dei più importanti artisti calabresi. Colto da un infarto, da tempo stava combattendo un grave male. Tra le sue opere più importanti “L’eccidio di Giuditta Levato”, l’opera che oggi è custodita nell’omonima sala del Consiglio regionale della Calabria.
La sua carriera artistica ebbe inizio negli anni ’70 a Milano. La sua prima mostra fu nel 1972 a Stamford, negli Stati Uniti, all’Old Town Gallery. L’anno successivo espose alla Douglas Gallery di New York. Negli anni ’80 fece rientro nel paese d’origine, Dasà, dove continuò a dipingere momenti di vita e cultura contadina del profondo Sud.
Pluripremiato, ha realizzato circa 700 opere, molte delle quali finite nei cinque continenti. Tra i quadri più importanti il dipinto raffigurante Tommaso Campanella. Lascia la moglie Iride, i figli Francesco, Giuseppe e Diego e il nipotino Michele nato da pochi mesi. I funerali si svolgeranno nella giornata di domani a Dasà.
BIOGRAFIA
Mike Arruzza è nato a Dasà, piccolo centro delle Preserre vibonesi, il 5 ottobre 1937 da Francesco e Olimpia Ganino. Come pittore la sua storia ha inizio negli anni Settanta. A Milano, ove si era trasferito sin da piccolo e inciso delle canzoni di un certo successo, conobbe un ragazzo svizzero di nome Carlo Salis, che studiava musica ed era appassionato di pittura.
Quell’incontro avrebbe inciso profondamente sulla vita di Mike Arruzza. Era il 1971, e una sera assieme al Salis si ritrovarono davanti a una valigetta di colori e a una tela. Salis cominciò a pasticciare e in pochi minuti buttò giù quella che gli presentò come un’opera moderna.
Mike quasi lo schernì; e l’amico, diventato serio – lo sfidò per vedere se egli fosse capace di far meglio. Qualche sera dopo, Mike decise di cimentarsi. Si procurò una piccola tela e dipinse il volto di una Madonna di Raffaello, aggiungendogli un velo. Quando Carlo tornò a trovarlo, osservò il quadro e rimase colpito al punto tale che gli consigliò di dedicarsi alla pittura.
Mike scoprì così, a trentaquattro anni, il suo talento. Si attrezzò e quando nel 1972 fu invitato in America dalla sorella per visitare la tomba dell’indimenticato padre ivi sepolto, fu già nelle condizioni di allestire la sua prima mostra personale all’Old Town Gallery di Stamford. Applausi a scena aperta vi furono, per quel pittore giunto dalla terra di Leonardo, Michelangelo e Caravaggio.
In America fu invitato per un’altra personale di pittura e nel 1973 espose nella Douglas Gallery di New York. Rientrò quindi in Italia con una donna conosciuta negli States. La passione iniziale lasciò il posto alla razionalità e, soprattutto, al richiamo della propria terra natìa. Chiusa la parentesi milanese, messa da parte una vita passionale e irrequieta, Mike Arruzza ritornò nella sua amata Dasà. Qui conobbe Iride e se ne innamorò.
Si sposò e costruirono insieme una famiglia solida. Dal 1982 al 2003 ha insegnato Educazione Musicale nella scuole pubbliche. Ma, dal 1971 fu la pittura il filo conduttore della sua vita. Una creatività innata. Oltre 700 opere, con uno stile inconfondibile, che ridà vita ai frammenti di un’epoca, di una civiltà contadina in parte dimenticata.
A emozioni e contesti che appartengono a un tempo che non c’è più. Le sue opere gli hanno consentito di conquistare la targa d’oro dell’Ente europeo manifestazioni d’arte, il primo premio della Scuola nazionale di storia dell’arte di Fidenza. il premio dell’Accademia internazionale artistico-letteraria città di Boretto, della Biennale di Venezia, dell’Internazionale d’arte e cultura “Di Pietro”, della XIV Rassegna nazionale di pittura città di Milano, il Trofeo Calabria ed una lunghissima serie di riconoscimenti in campo nazionale e internazionale, fino al “Premio alla carriera” nel 1998, consegnatogli dal critico Vittorio Sgarbi.
Le sue opere sono catalogate nell’enciclopedia Pittori e scultori italiani, nel Catalogo dell’arte moderna italiana edito da Mondadori fino al Dizionario enciclopedico d’arte contemporanea.
Da Miami a Stoccarda, passando per Firenze e Milano, ha esposto le sue opere nel corso di alcune tra le manifestazioni artistiche più importanti in campo nazionale e internazionale.
I suoi quadri oggi si trovano anche in Francia, Germania, Australia e Stati Uniti. Ripropone, Mike Arruzza, le immagini di una vita contadina che appartiene ad una Calabria anni ’50, i giochi di un tempo, fino alle struggenti immagini della Sacra famiglia o del sacrificio di Giuditta Levato, dipinto oggi collocato a Reggio nella sala del Consiglio regionale della Calabria.
Un talento innato, autentico, genuino perché non artefatto, puro perché non ostaggio dei vincoli della tecnica che per Mike Arruzza è esclusiva spontaneità. Che sia tracciata tramite pennello o spatola, la sua è arte pura, capace di cogliere il senso delle espressioni e delle gestualità, addolcendole o stremizzandole, caratterizzandosi così attraverso la sua unicità, quella che appartiene ad un grande artista contemporaneo, vivace nella produzione e costantemente insoddisfatto.
È nelle sue opere che emergono i frammenti della sua memoria, quelli più cari, quelli che legano alla sua terra, alla quale l’ha ricondotto il turbinio di una vita intensa, errante, degna di un artista che dipinge una Calabria diversa, destinata, con il suo classicismo moderno a restare sui libri della storia dell’arte contemporanea.
Alla sua vita, il giornalista Pietro Comito ha dedicato un’intensa biografia romanzata “Arruzza storia vera di un vero artista”, pubblicata nel 2012.