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La Cassazione lascia ai domiciliari il boss Antonio Mancuso

Rigettato il ricorso della Procura generale di Catanzaro. Niente carcere per il capo dell’omonimo clan di Limbadi a causa delle condizioni di salute. E’ stato condannato per l’estorsione al commerciante Carmine Zappia e in via definitiva nel processo Black money dove non ha però retto l’accusa di associazione mafiosa

La Cassazione lascia ai domiciliari il boss Antonio Mancuso
Antonio Mancuso

Resta agli arresti domiciliari il boss Antonio Mancuso, 83 anni, di Limbadi, a capo dell’omonimo clan della ‘ndrangheta. La decisione è della seconda sezione penale della Cassazione che ha respinto il ricorso della Procura generale di Catanzaro confermando la decisione Tribunale del Riesame dell’aprile scorso che a sua volta aveva rigettato il ricorso della Procura finalizzato al ripristino della detenzione in carcere, revocata dalla Corte d’Appello il 31 dicembre dello scorso anno per motivi di salute. La violazione di Antonio Mancuso rispetto alla possibilità di incontrare in casa persone diverse dai familiari era stata ritenuta dal Riesame di lieve entità, avendo incontrato altri familiari per cure mediche. Da qui il rigetto per Antonio Mancuso – difeso dall’avvocato Giuseppe Di Renzo – dell’appello proposto dalla Procura generale. Da ricordare che la Corte d’Appello di Catanzaro ha spedito Antonio Mancuso agli arresti domiciliari nel dicembre scorso, in accoglimento di un’istanza presentata dall’avvocato Giuseppe Di Renzo. Dopo una relazione del medico dell’ospedale Cardarelli di Napoli che dava conto dell’incompatibilità di Antonio Mancuso con il regime carcerario e dopo relazione contraria da parte di un perito nominato dal Tribunale di Vibo Valentia, la Corte d’Appello aveva nominato a sua volta un altro perito che aveva concluso per l’incompatibilità di Antonio Mancuso con il carcere, correndo un rischio “serio e concreto” per la propria incolumità anche a seguito di una caduta accidentale. Viste, quindi, le condizioni di salute e l’età avanzata, la Corte d’Appello ha disposto per Antonio Mancuso gli arresti domiciliari a Nicotera. La Cassazione, ora ha confermato tale decisione per come chiesto dall’avvocato Giuseppe Di Renzo.

Condannato in via definitiva nel processo “Dinasty” per associazione mafiosa quale capo assoluto del clan (pena già interamente scontata), il 14 giugno scorso Antonio Mancuso è stato condannato dal Tribunale di Vibo a 7 anni per l’estorsione ai danni del commerciante di Nicotera Carmine Zappia, con la caduta dell’aggravante mafiosa (che aveva invece retto in primo grado). Antonio Mancuso il 22 giugno dello scorso anno è stato invece condannato a 5 anni per il solo reato di estorsione nel processo nato dall’operazione “Black money”, venendo invece assolto dal reato di associazione mafiosa. In Black money per Antonio Mancuso si era registrata una richiesta di pena in primo grado, avanzata dal pm Marisa Manzini, pari a 27 anni di reclusione. Antonio Mancuso è il fratello più grande di Luigi Mancuso, quest’ultimo imputato principale del maxiprocesso Rinascita Scott.

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