Omicidio Covato a Portosalvo, la Provincia di Vibo e la Regione parti civili
Contestati pure l’occultamento del cadavere e l’aggravante mafiosa per l’agevolazione del clan Tripodi-Mantino
La Provincia di Vibo Valentia e la Regione Calabria sono state ammesse quali parte civile dal gup distrettuale di Catanzaro nel corso dell’udienza preliminare che vede imputato Nazzareno Colace, 57 anni, di Portosalvo, per l’omicidio ai danni di Francesco Covato, anche lui di Portosalvo (frazione di Vibo), sparito nel nulla fra il 23 ed il 24 gennaio del 1990.
I difensori di Nazzareno Colace – avvocati Sabatino e Gambardella – hanno quindi posto una questione preliminare relativa all’inutilizzabilità degli atti di indagine, contestando la legittimità dei provvedimenti di proroga adottati in precedenza, il gup si è riservato sul punto la decisione rinviando all’udienza del 19 ottobre. Le accuse nei confronti di Nazzareno Colace sono quelle di omicidio e occultamento di cadavere. Nazzareno Colace è accusato di essere stato il promotore, l’ideatore e l’esecutore del delitto, “esplodendo colpi d’arma da fuoco all’indirizzo di Francesco Covato“, attinto in zone vitali del corpo e quindi ucciso. Contestata a Nazzareno Colace anche l’aggravante della premeditazione, avendo mantenuto “fermo e costante il proposito delittuoso durante un consistente lasso di tempo (intercorso tra l’attentato ai suoi danni del 19 settembre 1987 e l’effettiva realizzazione del delitto)”, nonché avendo provveduto a preparare accuratamente l’azione criminosa sino all’esecuzione dell’omicidio.
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