domenica,Dicembre 1 2024

Il “caro vita” mette in ginocchio bar e ristoranti. Cambiate le abitudini dei vibonesi

Dalla prima colazione alla pausa caffè, dal pranzo alla cena fuori casa, le rinunce dei consumatori costringono pure a Vibo e provincia a ripensare stili di vita consolidati nel tempo

Il “caro vita” mette in ginocchio bar e ristoranti. Cambiate le abitudini dei vibonesi

Prima la pandemia, poi la guerra e l’inflazione. Le tre variabili che insieme stanno cambiando le nostre vite, continuano a dettare condizioni psicosociali non trascurabili. E se l’emergenza sanitaria, ad oggi, per i più si attesta all’ultimo gradino del podio quanto a preoccupazione, a minare la tranquillità dei cittadini è il compromesso tra l’essenziale e il superfluo, ossia quell’attenzione costante a far quadrare i conti, a riuscire ad arrivare a fine mese senza sentirsi soffocare dalle rinunce. Già, le rinunce, quel  ponte che – se vogliamo –  dalla pandemia alla guerra, ci ha consegnato al taglio. Dalle relazioni sociali prima, alla spesa dopo. È tutto un taglio con qualcosa. Così, passata la lunga fase delle restrizioni, la nuova “scommessa” è trovare un equilibrio tra la voglia di mangiare una pizza fuori casa e l’amarezza di pensare che anche la sua somma irrisoria abbia un peso sul bilancio economico familiare. Nel corso delle ultime settimane, infatti, stando alle dichiarazioni raccolte da tanti cittadini nel Vibonese, a cui vanno aggiunte le voci di ristoratori e commercianti, il budget dedicato all’outdoor è stato oltremodo ridotto. Consequenziale si è dunque rivelato il taglio con bar, caffetterie, pizzerie e ristoranti, esercizi commerciali già fortemente penalizzati durante il lockdown[Continua in basso]

Il rituale dell’espresso al bar tra le rinunce dei vibonesi

Uno sfizio occasionale per alcuni e un’abitudine irrinunciabile per altri, quella di gustare un buon espresso seduti al tavolino o anche velocemente al bancone di un bar, stando a quanto ci rivelano alcuni esercenti del capoluogo vibonese, è già considerato un “lusso” al quale in tanti starebbero addirittura rinunciando. Secondo un’analisi condotta sul campo, il flusso dei clienti che, prima dell’ultima impennata dei prezzi, faceva tappa in caffetteria per la colazione, si è oggi dimezzato. «Il 50% della clientela – afferma il proprietario di un esercizio di ristoro situato in centro città – da circa un mese ha rinunciato alla colazione». Con numeri alla mano, dunque, scontrini e fatture, il dato a sorpresa, è presto confermato. A rimodulare le abitudini dei consumatori sono gli aggravi di spesa insostenibili. La colazione al bar passa da una media di euro 2,50 a 3-4 euro. «Cerchiamo di contenere il più possibile i prezzi – spiegano diversi esercenti – ma il costo delle materie prime utilizzate per la colazione ha ormai raggiunto quotazioni elevate: latte, zucchero, caffè, cacao e uova sono tra gli alimenti basilari nel settore della caffetteria e il loro rincaro incide, naturalmente, sul prezzo finale a cui deve far fronte il cliente». E nonostante l’espresso al bar resti fermo al costo di un euro, gran parte dei consumatori – come abbiamo anticipato in apertura – rinuncia al fatidico “toccasana” del caffè al volo quale rituale necessario che spesso caratterizza una pausa lavorativa.

Ristorazione: aumentano le portate e cambiano le ordinazioni

Crescono da un minimo di 1 a un massimo di 3 euro i piatti al ristorante e muta la clientela. «Si vedono sempre meno famiglie – rivelano alcuni ristoratori – e i pasti sono condivisi tra i commensali; quasi ogni pietanza viene divisa per due e la bottiglia di vino inizia a essere l’elemento della cena più sacrificabile visti i rincari che arrivano a sfiorare anche i 5 euro a bottiglia, di medio – alta qualità». Nel corso degli ultimi mesi, oltre all’ormai noto aumento di gas e luce che incide senza precedenti sul caro – vita, a schizzare in alto sono stati soprattutto i prezzi all’acquisto dei prodotti basici come l’olio di semi, che segna un +40%, quello di oliva  (+34%), la pasta (+30%) e la farina (+25%). La gente «è comprensibilmente frenata nel mettere mani al portafogli per il pranzo o la cena fuori casa – affermano scoraggiati i ristoratori – ma la crisi economica è un vortice che travolge tutti e noi in primis siamo in serie difficoltà ad affrontare i costi abnormi di luce, gas, materie prime e tanto altro. il nostro comparto è a serio rischio e il fallimento, per molti, è realmente dietro l’angolo».  [Continua in basso]

Gli effetti della crisi e i consumatori in difficoltà

Sopraffatti dai continui aumenti, buona parte dei vibonesi fa di necessità virtù. Gli ultimi “rincari autunnali” del costo della vita, infatti, stanno avendo un impatto dirompente sulle abitudini dei cittadini, dai quali è emersa la linea comune del “rimando e risparmio”. In moltissimi, insomma, differiscono le spese ritenute “non essenziali” e tagliano soprattutto con le cene fuori casa: «Il ristorante non è un bisogno necessario in questo momento – afferma qualcuno con un evidente tono di rassegnazione – in fondo durante il lockdown ne abbiamo fatto a meno e siamo sopravvissuti ugualmente». Affermazioni forti, importanti e che denotano un avvilente presa di consapevolezza dello state delle cose: le nostre vite sono mutate, condizionate da quelle tre variabili – pandemia, guerra e inflazione – che dettano “leggi e miseria”.

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