Sanità a Vibo, il direttore del Pronto soccorso: «Ecco tutte le possibili soluzioni per fronteggiare le criticità»
Il direttore Enzo Natale a tutto campo per evidenziare gli sforzi intrapresi con il management dell'Asp al fine di non ingolfare ogni giorno l'ospedale con prestazioni non urgenti. Questo il quadro della situazione
Pianta organica incompleta, attesa per la definizione degli ultimi concorsi, formazione professionale, iper affollamento del Pronto soccorso e un sistema, quello della medicina territoriale, ormai saltato. Di contro, un’organizzazione del lavoro più ragionata – considerate le forze in campo – e una razionalizzazione dei turni per evitare un sovraccarico di lavoro da parte dei medici. Sono questi gli argomenti che abbiamo affrontato con Vincenzo Natale, storico direttore del Pronto Soccorso di Vibo e presidente regionale della Simeu (società dei medici che operano nel campo dell’emergenza-urgenza). [Continua in basso]
Sovraffollamento
Uno dei problemi più pressanti è in primis quello dell’arrivo massiccio di utenti al Pronto soccorso che porta ad ingolfare le prestazioni sanitarie. «E questo perché – rivela Natale – ormai i medici destinano a noi anche i casi da codice bianco o, addirittura, persone per le quali non è necessario un controllo in ospedale». Il risultato è presto detto: «Siamo costretti a trattenere in barella per ore o giorni molti pazienti, in particolare i più anziani e fragili. Spesso si ricorre in maniera inappropriata ai servizi di primo soccorso in quanto vi è la percezione da parte dei cittadini di un bisogno immediato in relazione a prestazioni sì non differibili, ma non urgenti, relative a patologie di media-bassa criticità clinica, che spesso possono trovare un’adeguata e migliore risposta clinico-assistenziale nell’ambito della rete dei servizi di cure primarie, ove adeguatamente strutturata. La principale causa del sovraffollamento è rappresentata dallo stazionamento dei pazienti, le cui condizioni sono già state valutate al Pronto soccorso che rimangono in tale reparto in attesa del posto letto nel reparto di ricovero». A giudizio del dirigente della struttura, la vera inadeguatezza «non è tanto il paziente con un codice basso, ma quello in barella con codici più gravi, in attesa di essere ricoverato in un altro reparto dell’ospedale». L’attesa per il ricovero, dopo la valutazione in Pronto soccorso, definito “Fenomeno del boarding”, è mitigato grazie all’attività dell’Osservazione breve e della Medicina d’urgenza».
Oltre un caso su tre
I numeri snocciolati dal direttore Natale sull’argomento sono interessanti: gli accessi inappropriati, che potrebbero trovare risposta in sedi diverse dal Pronto soccorso, raggiungono infatti il 30% del totale: di questi il 95% sono codici bianchi e il 20% codici verdi, ma spesso celano un’emergenza sociale a cui si deve dare comunque una risposta. Essi, pur costituendo il 30% degli accessi, sono gestiti in tempi brevi e impegnano limitatamente il personale dell’emergenza: meno del 15% delle ore totali. Dall’analisi corretta dei dati emerge che il problema del sovraffollamento dei Pronto soccorso è determinato «non tanto dal problema degli accessi impropri, quanto piuttosto da altri fattori che sono realmente determinanti per l’affollamento: i percorsi intra-ospedalieri dai Pronto soccorso ai reparti e i percorsi di uscita dall’ospedale al territorio, dove è indispensabile rafforzare il sistema di supporto domiciliare e la rete delle strutture residenziali».
Le conseguenze
È chiaro che in una simile situazione i risvolti non possono essere certo positivi e finiscono col riverberarsi sulla dilatazione dei tempi di attesa, sulla diminuita capacità di garantire la sicurezza dei pazienti e la protezione la loro privacy, sull’equità e rispetto della dignità personale e non da ultimo sull’aumento significativo dei costi. «Bisogna comprendere – sottolinea ancora il direttore del Ps – che chi lavora nell’emergenza non fa attività privata ma vuole solo che il servizio sanitario nazionale risponda adeguatamente alle richieste dei cittadini».
Blocco ambulanze
Tale circostanza, a parere di Natale, rappresenta un altro problema: «Il loro blocco davanti ai servizi di emergenza è determinato dall’esaurimento delle barelle in dotazione ai Pronto soccorso a causa dei malati che vi sono allocati impropriamente in attesa di un posto letto, oltre a quelle che sono utilizzate per la normale gestione dei malati che poi verranno dimessi». [Continua in basso]
Soluzioni possibili
Sulla scorta di questo stato di cose, il dottore Natale ha portato all’attenzione del management dell’Asp di Vibo Valentia una serie di proposte soprattutto sotto l’aspetto organizzativo, evidenziando come quello del «sovraffollamento deve essere considerato un problema del solo reparto di Pronto soccorso ma un problema che coinvolge l’ospedale nel suo complesso». Oltre a ciò è necessario «creare una rete sul territorio, che sia in grado di offrire alternative al ricorso all’ospedale per i casi meno gravi: servizi e associazioni che, in stretta collaborazione con il Pronto soccorso, prendano in carico i casi già visitati e seguiti evitando il ricovero in ospedale attraverso una dimissione “protetta”, un percorso che garantisca una continuità delle cure anche dopo le dimissioni».
Enzo Natale sottolinea poi la necessità di un miglior sfruttamento delle risorse disponibili e l’applicazione di protocolli con l’obiettivo «di snellire il flusso dei pazienti sia in entrata che in uscita dall’ospedale, liberando i posti letto dei dimessi con la conseguente riduzione dei tempi di attesa dei pazienti in Pronto Soccorso per l’ingresso nei reparti». Necessaria poi una gestione dei casi minori con la presenza di un medico e un infermiere esperti che si affianchino nell’accettare e risolvere i problemi della maggior parte dei pazienti.
Due percorsi per i pazienti
Si chiama “See and treat” ed è un modello che sostituisce il processo decisionale del triage con una rapida procedura di indirizzo e che porta a individuare almeno due distinti flussi di pazienti in Pronto Soccorso: «Quello dei casi più lievi che vengono assistiti secondo la regola del “first come, first serve” e quello dei casi di maggiore complessità, che accedono senza attesa alle aree di trattamento. Il tradizionale triage può pertanto sviluppare le sue potenzialità da attesa rassegnata per colori differenziati a postazione attiva per indirizzare prontamente i pazienti verso sedi di trattamento appropriato e ciò – commenta il dirigente sanitario – almeno negli orari e nei giorni nei quali la coda tende ad allungarsi».
Altre soluzioni
Ciò che potrebbe favorire un abbattimento dei tempi è il potenziamento strutturale e organico delle tre aree in cui è organizzata l’emergenza all’interno dell’ospedale (Pronto soccorso, osservazione breve, Medicina d’urgenza); ovviamente non poteva restare avulso dal discorso l’aumento dei posti letto, oppure, ove ciò non fosse possibile, assicurare almeno una distribuzione degli stessi tra i vari ospedali e tra le diverse aree di ciascun nosocomio; infine è opportuno ridurre le degenze più lunghe, anche attraverso i percorsi di “Dimissioni protette”.
Pronto soccorso una porta sempre aperta
La postazione è approdo per un terzo della popolazione vibonese. In percentuali vi si recano pazienti in pericolo di vita (1-2%), vittime di incidenti o colpiti da malattie acute (65-70%), ma anche persone con problemi sanitari minori o sociali (30-35%), che «potrebbero trovare risposta – rivela ancora Natale – in altri servizi sul territorio. Il Pronto soccorso è sempre più lo snodo principale delle richieste di assistenza sanitaria o di supporto sociale della popolazione: molti pazienti sono salvati, una parte sono ricoverati (15%). altri ricevono tutte le cure di cui hanno bisogno, senza più necessità di ricovero ospedaliero. In Pronto soccorso si attivano spesso percorsi di cura e assistenza da proseguire al domicilio o in strutture protette. Il mantenimento della funzionalità dei Pronto soccorso è quindi un elemento critico per la sopravvivenza del nostro sistema sanitario».
Personale
«Attualmente nelle postazioni di Vibo Valentia, Serra San Bruno e Tropea operano una dozzina di figure, ma è chiaro che la pianta organica ne prevede altre sette, più altre quattro in medicina d’urgenza». Una situazione non certo agevole, tant’è che lo stesso Natale pur di non costringere i colleghi a rinunciare alle ferie, si è messo a svolgere i loro turni unitamente ad un altro sanitario che però è invalido. Ora però l’Asp ha espletato i nuovi concorsi – su input dello stesso dirigente del Ps – ed entro il prossimo novembre dovrebbero arrivare i rinforzi, sempre che questi poi non declinino, come avvenuto in passato e sta avvenendo tutt’ora «anche se non al Pronto soccorso», rileva lo stesso Natale.
L’impegno del management
Enzo Natale dà infine atto al management dell’Asp, guidato da Giuseppe Giuliano, di essere «impegnato nell’attivazione delle nostre proposte per l’adozione di provvedimenti che difendano il nuovo percorso clinico-logistico del Pronto Soccorso dotato di caratteristiche strutturali e tecnologiche che hanno permesso raggiungimento di requisiti organizzativi conformi alle più recenti linee guidi nazionali dell’emergenza».
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