Nicotera, D’Agostino accusa: «Dalla sede del Comune gli spot elettorali del sindaco»
Intervento del capogruppo di Movi@Vento. «Gesto inopportuno, arrogante, da padrone che riceve e dà ordini»
«L’hanno visto in molti il sindaco Giuseppe Marasco, quando, la sera di giovedì 22 settembre, ha diffuso dalla sua pagina fb uno spot elettorale a favore di uno dei candidati di queste elezioni; dalla sua pagina fb, ma, tronfio, seduto nel suo ufficio di sindaco, all’interno della casa comunale, con alle spalle tutti i simboli dell’amministrazione che rappresenta. Non solo: il “noi” ripetuto all’interno del messaggio è riferito all’amministrazione, alla sua vicinanza al candidato, ai benefici che ne trae in termini di attenzione, e alla necessità di assicurare al candidato un forte appoggio, per garantire la “buona azione amministrativa” che questa compagine, secondo lui, starebbe conducendo e che vuol continuare anche in futuro». Così Antonio D’Agostino capogruppo della compagine Movi@Vento al Comune di Nicotera. [Continua in basso]
«Non ci interessa – prosegue il consigliere – e non importa chi sia il candidato e quale sia lo schieramento politico; quello che importa è la vergogna ed il discredito che, ancora una volta, il sindaco getta su tutta l’amministrazione e la comunità, perché il suo gesto è inopportuno, arrogante, da padrone che riceve e dà ordini; ed è anche illegale, perché ci sono norme e principi inderogabili nella vita delle istituzioni, che non appartengono a questi rappresentanti politici vacui e subalterni, ma sono casa di tutti, espressione che bisogna ripetere perché se ne facciano una ragione. Solo a chi legge, perché non pensiamo affatto che possa giovare a “nu ciucciu ca non voli u ’mbivi”, possiamo indicare l’art. 9 della l. 28 del 2000, che espressamente prevede che “dalla data di convocazione dei comizi elettorali e fino alla chiusura delle operazioni di voto è fatto divieto a tutte le amministrazioni pubbliche di svolgere attività di comunicazione ad eccezione di quelle effettuate in forma impersonale ed indispensabili per l’efficace assolvimento delle proprie funzioni”; e la circolare del Ministero dell’Interno del 15/04/2009 n. 16, che, in relazione a tale divieto, precisa che “l’espressione pubbliche amministrazioni’ deve essere intesa in senso istituzionale riguardando gli argani che rappresentano le singole amministrazioni e non con riferimento ai singoli soggetti titolari di cariche pubbliche, i quali, se candidati, possono compiere attività di propaganda al di fuori dell’esercizio delle proprie funzioni istituzionali, sempre che, a tal fine, non vengano utilizzati mezzi, risorse, personale e strutture assegnati alle pubbliche amministrazioni per lo svolgimento delle loro competenze. Per quanto riguarda l’ambito oggettivo del divieto, è da ritenersi che, sebbene la norma sia inserita nel corpo di disposizioni per la parità di accesso ai mezzi di informazione, essa trovi applicazione per tutte le forme di comunicazione e non solo per quelle realizzate attraverso i mezzi radiotelevisivi e la stampa. L’ampiezza dei concetti espressi dal legislatore nel citato articolo 9 sembra nascere dall’opportunità di fare affidamento soprattutto sui doveri di equilibrio e di correttezza degli amministratori, sia nella scelta dei contenuti che delle forme della comunicazione. In tale senso vanno letti, a parere di quest’ufficio, i riferimenti a ‘forme impersonali’ ed alla indispensabilità’ dell’attività di comunicazione per l’assolvimento delle funzioni proprie”».
Di tale equilibrio, puntualizza sempre il capogruppo D’Agostino, «di tale correttezza nemmeno il legislatore doveva fidarsi, se ha sentito il bisogno di imporre una norma ad hoc; e di tali doti in questo caso non c’è nemmeno l’ombra, visti i rifermenti “personali”, la sede scelta, la veste utilizzata. Ci si può solo vergognare del modo in cui si viene amministrati e rappresentati: e della china sempre più indecorosa che, alla faccia di tutti i proclami sulla legalità, l’amministrazione comunale percorre a rotta di collo ed a suon di illeciti, bugie e prepotenze. Auspicando che chi vi è preposto – conclude Antonio D’Agostino – voglia porre un freno, senza il quale è difficile negarne il concorso al degrado della vita civile e politica della città».