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Nicotera, l’allarme del sindaco: «Centro per l’autismo a rischio chiusura, l’Asp intervenga subito»

Il mancato rifinanziamento del progetto potrebbe comportare nel giro di pochi giorni l'interruzione del servizio per trenta bambini e ragazzi, provenienti da tutta la provincia di Vibo Valentia

Nicotera, l’allarme del sindaco: «Centro per l’autismo a rischio chiusura, l’Asp intervenga subito»
L'ospedale di Nicotera
Il sindaco di Nicotera, Giuseppe Marasco

«Il Centro diurno per il trattamento dell’autismo di Nicotera rischia di chiudere i battenti nel giro di qualche settimana». L’allarme arriva dal sindaco della cittadina costiera, Giuseppe Marasco, il quale ha raccolto la preoccupazione delle famiglie – una trentina, provenienti da tutta la provincia vibonese – i cui figli frequentano il Centro e si potrebbero ora trovare da un giorno all’altro senza il valido supporto che lo stesso rappresenta per loro. Il motivo, spiega il primo cittadino, sta nel mancato rifinanziamento del progetto: «Mi appello all’Asp di Vibo Valentia e alla politica tutta affinché siano messe in moto, nel più breve tempo possibile, tutte le procedure necessarie a reperire i fondi che permettano al Centro per l’autismo di proseguire la sua missione». [Continua in basso]

La storia del Centro per l’autismo

Il Centro diurno per il trattamento dell’autismo ha sede nell’ospedale di Nicotera, uno dei pochi servizi rimasti in una struttura grandissima e perlopiù inutilizzata. È attivo, seppur non in modo continuativo, dal 2017, ma la sua storia affonda le radici sul finire degli anni Novanta. Nel 1999, infatti, su iniziativa del neuropsichiatra dell’Asp di Vibo Bruno Risoleo, nasce il “Progetto Autismo” con il quale si intercettano dei fondi per la disabilità dell’Istituto Superiore della Sanità che vengono destinati alle strutture di Pizzo e Nicotera proprio per il trattamento dei disturbi dello spettro autistico, in una provincia allora sprovvista di servizi in tal senso. Il primo Centro nasce così a Pizzo nel 2007, mentre per Nicotera bisognerà aspettare altri dieci anni. La struttura viene inaugurata infatti il 24 ottobre del 2017, grazie soprattutto all’interessamento della sezione vibonese di Angsa – Associazione nazionale genitori autistici –, che si occupa tra l’altro di acquistare mobilio e attrezzature.

Il servizio viene affidato all’associazione Prometeo, ma il contratto è biennale e scade nel 2019. Prima battuta d’arresto e, complice poi anche la pandemia, le attività restano ferme per lunghi mesi. È Angsa ancora una volta ad interessarsi e a chiedere all’Asp di procedere al riaffidamento del servizio: nell’ottobre 2021 il Centro riapre così i battenti, gestito stavolta cooperativa “Batti Cinque onlus”. Dai venti minori che inizialmente era possibile accogliere, si arriva a trenta e c’è anche la possibilità che dieci bambini dai 2 ai 6 anni vengano seguiti a domicilio.  Stavolta l’accordo dura nove mesi. [Continua in basso]

Vicini al capolinea

«I nove mesi sono scaduti a luglio, ma tra ferie e qualche giorno da recuperare si è arrivati fino ad oggi. Ora però siamo vicini al capolinea – spiega il sindaco Marasco -. L’Angsa ha presentato regolare richiesta di proroga del servizio, che è stata recepita dall’Asp con parere positivo. Ad oggi però non ci risulta che la stessa Asp abbia provveduto al reperimento di nuovi fondi, nonostante gli ottimi risultati raggiunti dall’importante struttura e le continue sollecitazione dell’Angsa al Dipartimento Tutela della Salute della Regione Calabria».

«Non è possibile disperdere il lavoro fatto in questi anni, i risultati raggiunti e il know-how professionale che anima lo stesso Centro – incalza il primo cittadino nicoterese -. La chiusura non solo priverebbe il territorio di un importante servizio, impoverendo ancora di più il nostro ospedale, ma toglierebbe a bambini e ragazzi un importante punto di riferimento. Una struttura di eccellenza che dona assistenza a loro e sollievo alle famiglie». Marasco rinnova dunque il suo appello a chi di dovere. Per l’immediato, affinché siano trovati i fondi e si eviti la chiusura, mentre per il futuro – afferma – si potrebbe pensare a qualcosa in più: «Invece che rinnovare progetti e attendere fondi, l’Asp internalizzi il servizio e lo strutturi come attività ospedaliera. Non solo si può, ma si deve fare: il trattamento dei disturbi legati all’autismo è inserito nei Lea (Livelli essenziali di assistenza) da ormai cinque anni».

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