‘Ndrangheta: operazione Bagliore, la Cassazione conferma l’ergastolo per un 49enne di Mileto
La Suprema Corte conferma la decisione di secondo grado per l’omicidio di Rocco Stagno, originario di Monterosso Calabro


Ergastolo confermato dalla Cassazione per Francesco Elia, 49 anni, di San Giovanni di Mileto, accusato di aver preso parte all’omicidio di Rocco Stagno, originario di Monterosso Calabro, ucciso all’età di 51 anni il 29 marzo 2009 in Lombardia ed il cui cadavere è stato poi occultato. Dopo due annullamenti con rinvio decisi dalla Cassazione, la Corte d’Assise d’Appello di Milano nel febbraio dello scorso anno si era quindi pronunciata con una nuova sentenza con la quale ha deciso per il carcere a vita nei confronti dell’imputato. La Cassazione ha ora confermato tale decisione sottolineando nelle motivazioni della sua decisione che «preso atto della definitività della positiva valutazione di attendibilità intrinseca del collaboratore Belnome, e di contro dell’accertata assenza dalla cascina di Leonardo Prestia, ove si era consumato l’omicidio di Rocco Stagno, della coppia Cristello-Elia, con conseguente esclusione di una loro diretta partecipazione alla fase esecutiva dell’omicidio, si è disegnato un ruolo dell’Elia, insieme a Francesco Cristello, come componente della pattuglia di supporto all’azione omicidiaria, incaricata di tenersi nelle vicinanze della cascina onde poter eventualmente intervenire in via sussidiaria nel caso in cui l’agguato non fosse riuscito. Pertanto, diversamente dall’interpretazione che vedeva la ragione del mancato arrivo di Cristello ed Elia nel fatto di essersi persi la Corte del rinvio – sottolinea la Cassazione – ha indicato detto diverso ruolo concorsuale, supportato dalle intercettazioni telefoniche ed ambientali del giorno del delitto, comunque ritenuto fondamentale nella pianificazione e commissione del reato e nel rafforzamento del proposito criminoso». [Continua in basso]

Agli incontri preparatori del delitto avrebbe partecipato pure Francesco Elia presso lo stadio di San Siro il giorno 24/3/2010. Circostanza per i giudici dimostrata dal rinvenimento del biglietto per la partita calcistica di quel giorno nell’abitazione di Francesco Elia – in concomitanza con la presenza in loco anche di Claudio Formica e Rocco Cristello. Il collaboratore Antonino Belnome aveva del resto parlato di incontri preparatori ai quali in qualche occasione aveva partecipato anche Francesco Elia. Il diretto interesse all’eliminazione di Rocco Stagno era invece della famiglia Cristello, per risalenti ragioni di inimicizia tra i gruppi familiari, asseverate dai collaboratori Belnome e Saverio Cappello. Quest’ultimo, peraltro, aveva definito Francesco Elia come «un killer della famiglia Cristello e il Belnome aveva riferito della sua partecipazione ad atti intimidatori contro gli Stagno». Di contro, elementi del gruppo Stagno avevano nutrito l’intenzione di compiere rappresaglie in danno dell’Elia, così effettuando sopralluoghi nei pressi dell’abitazione di costui o nei luoghi da lui frequentati. Da tali complessivi elementi si è ricavato la vicinanza dell’Elia alla famiglia Cristello, tanto da rendere anche lui diretto bersaglio degli Stagno e da giustificarne un personale motivo per la partecipazione al delitto.
Gli ergastoli

Il fatto di sangue era contestato nell’ambito dell’operazione “Bagliore” della Dda di Milano ed è già costato l’ergastolo in via definitiva a: Rocco Cristello, 59 anni, di San Giovanni di Mileto, da anni residente in Lombardia; Claudio Formica, 57 anni, di San Giovanni di Mileto, residente a Mariano Comense; Leonardo Prestia, 49 anni, di Cessaniti; Massimiliano Zanchin, 47 anni, originario di Cessaniti, ma residente a Verano Brianza, in provincia di Monza; Francesco Cristello, 42 anni, fratello di Rocco ed anche lui originario di San Giovanni di Mileto. [Continua in basso]
L’omicidio di Rocco Stagno ed il ruolo dei Cristello
L’omicidio di Rocco Stagno, secondo il pentito Belnome, è avvenuto il 29 marzo 2009 nel macello abusivo di Bernate gestito dal vibonese Leonardo Prestia, il quale dopo il delitto avrebbe ricevuto la dote mafiosa della “Santa”. Il cadavere di Stagno sarebbe stato quindi posto su un escavatore e seppellito in un bosco dai vibonesi: Claudio Formica, indicato come «capo società del locale di Seregno con la dote di “trequartino”»; Massimo Zanchin, imparentato con i Candela di Favelloni (frazione di Cessaniti) e cugino di Prestia; i fratelli Francesco e Rocco Cristello, quest’ultimo indicato come l’autore materiale dell’omicidio di Rocco Stagno. Francesco Elia era già stato condannato per il reato di associazione mafiosa in quanto ritenuto un affiliato dei Cristello con il grado di “santista”.

Rocco Stagno era lo zio di Antonio Stagno, quest’ultimo a sua volta cognato del 47enne Rocco Cristello di San Giovanni di Mileto, ucciso a Verano Brianza il 27 marzo 2008 con 19 colpi di pistola. Trasferitisi in Lombardia, sia Rocco Cristello (già braccio-destro del defunto boss di Mileto Carmine Galati) che Stagno – quest’ultimo a sua volta nipote dei Giampà di Lamezia – avrebbero giocato, ad avviso degli inquirenti, un ruolo fondamentale nelle dinamiche mafiose dei “locali” di ‘ndrangheta di Seregno e Giussano.
Tuttavia, Rocco Cristello, divenuto “capo-contabile” del “locale” di Seregno, avrebbe avuto “doti mafiose” più elevate di Stagno, il quale per ragioni di supremazia mafiosa avrebbe pianificato l’eliminazione del cognato. Per vendicare Rocco Cristello, i cugini omonimi (Rocco e Francesco) e gli altri vibonesi (originari di Mileto e Cessaniti) avrebbero quindi programmato e portato a termine l’omicidio di Rocco Stagno, zio di Antonio Stagno.
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