Caro energia e ristoratori al collasso: «Se aumentiamo i prezzi i clienti vanno via»
L'amaro sfogo di un imprenditore catanzarese: «Da due anni cerchiamo di sopravvivere, ora questo. È come se bastonassero un uomo già ferito»
di Luana Costa
«Ma si può pagare una pizza 15 euro?». Ha tutto l’aspetto di una domanda retorica e invece non lo è. Non lo è perché l’aumento dei prezzi alla vendita appare oggi l’unica alternativa per ammortizzare il rincaro dei costi di energia e materie prime. «Così si finisce fuori mercato però» obietta Francesco Chirillo, imprenditore catanzarese che vanta all’attivo dieci punti di vendita, tra cui anche esercizi di ristorazione.
«È la ristorazione a preoccuparmi di più in questo periodo» conferma l’imprenditore. «Aumentare i prezzi diventa problematico, vuol dire per noi far andare via i clienti. Ma le aziende non possono sopportare costi quadruplicati, non aumentare i prezzi significa chiudere entro tre mesi e mandare a casa i dipendenti». È il corto circuito in cui si trovano incastrati gli esercizi commerciali e, in particolare, quelli di ristorazione. [Continua in basso]
«Non si può più accendere il forno. Sono necessari interventi urgenti, il Governo deve accelerare introducendo un tetto al prezzo del gas, come già avvenuto in Spagna e Portogallo». L’imprenditore che è anche dirigente della Confesercenti quindi spiega la strategia già indicata dall’associazione ed esplicata in otto punti. Tra questi anche «il credito d’imposta per una parte sostanziale degli incrementi del costo dei consumi energetici per le imprese in alcuni settori economici. Ciò anche per evitare che l’aumento dei costi di produzione si trasferisca, come sta già avvenendo, sui prezzi finali dei beni e servizi pagati dalle famiglie».
E poi «incentivi straordinari per il rinnovo delle attrezzature delle imprese e degli elettrodomestici delle famiglie al fine del risparmio energetico; garanzie statali per agevolazione sui prestiti bancari alle imprese che realizzano investimenti di efficientamento energetico sugli impianti o installano pannelli fotovoltaici». Insomma, il tempo stringe: «Io penso che per aziende non molto strutturate tre mesi siano già lunghi da sopportare sei costi per l’energia sono schizzati dal 4 al 25%. Siamo ormai due anni che cerchiamo di sopravvivere, è come se bastonassero un uomo già ferito».
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