Comune di Soriano e infiltrazioni mafiose: la relazione della Prefettura di Vibo fra luci e ombre
Pubblicata sulla Gazzetta ufficiale unitamente a quella del ministro dell’Interno. Molte le parti omissate che non aiutano ad una lettura compiuta degli eventi. Ecco le “contestazioni” rivolte all'ex sindaco, al suo vice ed all’assessore
Sono state pubblicate sulla Gazzetta ufficiale le relazioni (del ministro dell’Interno e della Prefettura di Vibo Valentia) che hanno portato al decreto di scioglimento degli organi elettivi del Comune di Soriano Calabro per infiltrazioni mafiose. Decreto firmato dal Presidente della repubblica e commissariamento per diciotto mesi. Relazioni – specie quella, più corposa, della Prefettura – piene zeppe di omissis che rendono complicato il lavoro dei giornalisti e non aiutano i cittadini a capire compiutamente la bontà o meno del lavoro svolto dalla Commissione di accesso agli atti. Persino il nome del sindaco – Vincenzo Bartone – risulta omissato per ragioni di riservatezza incomprensibili e che sfiorano il ridicolo quando invece proprio le relazioni di scioglimento dovrebbero avere il massimo grado di pubblicità possibile affinchè siano da guida, monito ed “educazione” alla legalità da parte di una politica spesso distratta e anzi vive e prolifera trincerandosi proprio dietro gli omissis. Fatta questa premessa, andiamo ai fatti elencati che hanno determinato il commissariamento. [Continua in basso]
I fatti contestati al sindaco
Il 26 maggio 2019 la lista guidata dal sindaco Vincenzo Bartone ha avuto la meglio sullo sfidante Francesco Bartone per soli 72 voti (854 contro i 782 del primo cittadino uscente).
La prima contestazione attiene ai presentatori-sottoscrittori della lista “Rinascita Sorianese”. Per il Viminale e la Prefettura di Vibo si tratta di soggetti “legati direttamente o indirettamente da vincoli familiario da con esponenti della locale criminalità organizzata”. Sul punto, però, sia la relazione del ministro che quella del prefetto non indica i nomi di tali sottoscrittori della lista. Resta da vedere se tale elenco con la spiegazione dei rapporti contrindicati sia stato invece fatto dalla relazione della Commissione di accesso agli atti al momento non disponibile.
Nella relazione della Prefettura viene quindi spiegato che il sindaco Vincenzo Bartone, di professione medico, nel corso della sua attività politica – ed in epoca anche antecedente alle elezioni amministrative del 2019 – si sarebbe avvantaggiato del rapporto instaurato con nove soggetti controindicati. Dalle parti della relazione rese pubbliche, fra questi 9 soggetti si trovano: un soggetto in libertà vigilata, condannato per associazione mafiosa e cognato di un ergastolano ritenuto al vertice del locale di ‘ndrangheta di Ariola e fratello di ulteriore vertice dello stesso locale. I nominativi sono in questo caso facilmente identificabili, atteso che l’unico elemento di vertice condannato all’ergastolo del “locale” di ‘ndrangheta di Ariola è Bruno Emanuele, fratello di Gaetano Emanuele (condannato quale altro vertice del clan) e cognato di Franco Idà che effettivamente è stato condannato per associazione mafiosa (in via definitiva) nel processo “Luce nei boschi”. Gli altri 8 soggetti ritenuti dalla relazione in rapporti con il sindaco Vincenzo Bartone vengono indicati o come stabilmente inseriti nel locale di ‘ndrangheta di Ariola oppure sorvegliati speciali e con precedenti per stupefacenti.
I festeggiamenti per le elezioni
Vengono quindi riportati dalla relazione della Prefettura una serie di episodi annotati dai carabinieri: un incontro del futuro sindaco con quattro soggetti i cui nomi sono omissati; il 10 aprile 2019 altro incontro ad un tavolino del bar fra Vincenzo Bartone ed un soggetto condannato per associazione mafiosa ed in libertà vigilata, più altri due soggetti; l’11 aprile 2019 ancora il futuro sindaco visto al bancone di un bar “conversare amichevolmente” con quattro soggetti controindicati di cui uno avrebbe tentato “di allontanarsi per non farsi scorgere unitamente ai predetti soggetti”; il 27 maggio 2019 i carabinieri hanno invece annotato che a spoglio delle elezioni ormai quasi terminato seguiva una sfilata di auto e su quella del sindaco Vincenzo Bartone una decina di persone sedute anche sul cofano posteriore iniziavano i festeggiamenti e fra loro pure un soggetto ritenuto esponente del “clan dell’Ariola egemone a Soriano”. Con altre auto avrebbero partecipato alla sfilata anche due soggetti ritenuti esponenti della stessa consorteria criminale.
Il sindaco Vincenzo Bartone sarebbe poi arrivato in piazza in compagnia di un soggetto controindicato “il quale, resosi conto di essere stato notato, si abbassava repentinamente ponendosi dietro un’autovettura lì presente e dileguandosi successivamente”. Al corteo dei festeggiamenti avrebbero poi partecipato altre dieci persone ritenute “referenti del clan di Ariola”. Anche in questo caso i nomi sono omissati perché a certe latitudini l’opinione pubblica deve conoscere fatti di rilevante interesse pubblico solo a metà.
I carabinieri a casa del sindaco
Il 21 marzo 2020 alle ore 11.40 i carabinieri nel transitare in via San Francesco notano un’auto parcheggiata dinanzi all’abitazione del sindaco. Ad accogliere i militari dell’Arma, la figlia del primo cittadino che ha accompagnato i carabinieri in salotto dove è stato trovato il sindaco in compagnia di un soggetto controindicato. I due “colti di sorpresa e – si legge nella relazione –mostravano evidente imbarazzo”. Il sindaco si sarebbe quindi rivolto ai due carabinieri tentando di giustificare la presenza della persona che si trovava lì affermando testualmente: “A marescialli buongiorno…fate attenzione che ho qui un ammalato che la febbre”. Il soggetto in salotto a casa del sindaco, “colto anch’egli di sorpresa, afferrava repentinamente uno dei termometri che erano presenti tra i numerosi oggetti posti alla rinfusa sul tavolo e nell’assecondare la frase deldottore, si poneva detto termometro in corrispondenza dell’ascella, così da simulare – si legge nella relazione – la misurazione della febbre”. I carabinieri invitavano quindi il sindaco a porre in quarantena il suo paziente, “ma quest’ultimo, controbatteva prontamente, riferendo testualmente: “Marescialli.. non vi preoccupate…è un bravo ragazzo, lui si mette in quarantena da solo”.
Il 28 agosto 2020, invece, il sindaco avrebbe partecipato ad un pranzo a Soriano in un’abitazione di via Razza dove i carabinieri hanno visto uscire verso le ore 14 numerosi soggetti ritenuti inseriti nel locale di ‘ndrangheta di Ariola e subito dopo anche il sindaco a bordo di un ciclomotore. Eseguita una perquisizione all’interno dell’immobile, i militari dell’Arma hanno trovato allo stesso tavolo un soggetto in quel momento in libertà vigilata con altri cinque soggetti controindicati. “In conclusione, è stato accertato anche in quest’ultima circostanza – evidenzia la relazione della Prefettura – la contemporanea presenza del sindaco con soggetti appartenenti alla locale consorteria criminale in un luogo privato”.
Il vicesindaco di Soriano
Il vicesindaco di Soriano Calabro, Salvatore Inzillo, il 29 ottobre 2020 avrebbe invece partecipato ad una festa in un’abitazione di un soggetto controindicato, unitamente ad altri soggetti controindicati “i quali, alla vista dei carabinieri – si legge nella relazione prefettizia – si sono dati a precipitosa fuga verso l’interno del palazzo, chiudendo conseguentemente e repentinamente a chiave la porta d’ingresso”. Immediatamente dopo però, avendo constatato la presenza delle forze dell’ordine dinanzi alla propria abitazione”, il padrone di casa usciva nel piazzale unitamente alla moglie e ad altre quattro persone. All’interno dell’immobile veniva trovato anche il vicesindaco.
Sullo stesso vicesindaco, nella relazione si legge che è nipote di un soggetto ucciso nel 2008 ed “esponente del locale di ‘ndrangheta di Ariola”. Il nome del morto ammazzato in questo caso è omissato ma l’unico soggetto ucciso in zona nel 2008 è Vincenzo D’Agostino, effettivamente zio del vicesindaco Salvatore Inzillo (tutto da dimostrare, invece, che i due avessero in vita rapporti) ed anche “fratello” (Vincenzo D’Agostino) di un consigliere di maggioranza”. L’omicidio di Vincenzo D’Agostino è ad oggi impunito. Il vicesindaco viene indicato anche come nipote di altro soggetto arrestato nel 1999 per mafia insieme ad elementi del clan di Limbadi, nonché cugino acquisito con una persona indicata come affiliata al locale di ‘ndrangheta di Ariola e con altra arrestata il 19 ottobre 2020. In tale data vi sono stati unicamente gli arresti di alcune persone per l’autobomba di Limbadi in cui ha perso la vita Matteo Vinci. Anche in questo la sola parentela significa ben poco in mancanza di elementi che ne attestino frequentazioni.
L’assessore Maria Teresa Primerano
Il nome nella relazione è omissato, ma è l’unico assessore (oltre che il solo assessore) donna a Soriano Calabro e la relazione rende pubblico che è “nata….”, quindi al femminile. Ulteriore dettaglio che dimostra i limiti delle relazioni omissate (e di chi li omissa) che in diversi casi permettono facilmente l’identificazione dei soggetti. In questo caso la relazione sul suo conto evidenzia che è: nipote di due soggetti ritenuti affiliati al clan di Ariola e già sorvegliati speciali di pubblica sicurezza di cui uno avrebbe favorito la latitanza di un esponente apicale della ‘ndrangheta di Ariola; cognata di un esponente di un clan di Vibo tratto in arresto; cugina di un ragazzo deceduto in un incidente stradale unitamente ad altro cugino di quest’ultimo, risultato a sua volta figlio di un soggetto “affiliato al clan di Ariola” (e qui siamo al cugino del cugino che significa niente). Naturalmente, al pari del vicesindaco, le sole parentele in mancanza della prova di frequentazioni e rapporti significano poco o nulla. Diversa appare invece l’assunzione del marito, “avvisato orale di pubblica sicurezza”, nella ditta affidataria da parte del Comune di Soriano del servizio rifiuti. Una vicenda ritenuta anomala dalla relazione prefettizia e del Viminale soprattutto a fronte del “limitato ruolo operativo” di fatto esercitato dall’assessore Primerano. Subito dopo le elezioni “l’assessore avrebbe contattato il titolare per “presentarsi” e chiarire le modalità di pulizia del paese (pur in assenza di specifiche deleghe), ed a distanza di poco tempo il marito è stato assunto”.
Gli altri due incontri contestati al sindaco
Nel tratteggiare i profili degli amministratori vi sono infine due ulteriori episodi “contestati” al sindaco Vincenzo Barone. Il 3 giugno 2021 intorno alle ore 20 i carabinieri nel transitare nei pressi di un campo di calcetto a cinque hanno annotato che lo stesso stava parlando dall’esterno della recinzione con un soggetto controindicato che si trovava sul campetto. Il 20 luglio 2021, invece, in via Roma a Soriano ci sarebbe stata una lite che ha coinvolto il sindaco con altro soggetto. Nella lite si sarebbero intromessi per fare da pacieri altri soggetti controindicati ma anche qui dalla sola relazione l’episodio si presta a più di una lettura.
Luci ed ombre, dunque, nella relazione prefettizia per quanto attiene ai profili degli amministratori. Ma le “sorprese” non finiscono qui.
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