Comune di Vibo, maggioranza compatta: «Una sciagura per la città dichiarare il secondo dissesto»
Conferenza stampa questa mattina dei tre capigruppo di centrodestra (Domenico Console, Gerlando Termini e Leoluca Curello) per difendere le ragioni dell’amministrazione sui conti dell’ente e replicare agli attacchi della minoranza
Una conferenza stampa convocata per difendere e illustrare da un lato le ragioni dell’amministrazione targata Maria Limardo, che non ha mai inteso dichiarare lo stato di dissesto finanziario per seguire, invece, la strada del risanamento dei conti pubblici dell’ente a fronte ormai di un debito calcolato in oltre 50 milioni di euro, e dall’altro, per replicare agli attacchi della minoranza che, al contrario, accusa l’amministrazione di avere aggravato lo stato delle finanze pubbliche, nonché l’azione di governo di Palazzo Luigi Razza, proprio per non avere intrapreso la via del default. I capigruppo consiliari di maggioranza Domenico Console (Forza Italia), Gerlando Termini (“Città Futura”) e Leoluca Curello (Fratelli d’Italia) hanno dunque incontrato questa mattina i giornalisti nella sala giunta del Comune di Vibo Valentia. Ed è stato, in particolare, l’esponente azzurro a soffermarsi nel dettaglio su dati, norme e decisioni assunte. [Continua in basso]
«Attendiamo dall’opposizione che ci dica in concreto le nostre responsabilità»
«A fronte di una esposizione debitoria di oltre 50 milioni di euro – ha esordito Domenico Console – siamo ancora in attesa di una indicazione concreta da parte dell’opposizione di una eventuale responsabilità da parte di questa amministrazione, poiché davanti a tentativi politici maldestri, messi in atto in aula ed a mezzo stampa, è necessario fare chiarezza. Per quanto riguarda il dissesto, l’amministrazione ha preferito fare un Piano di riequilibrio già all’atto del suo insediamento. Quel Piano di riequilibrio ci ha consentito di fare un riaccertamento del debito su sollecitazione della Corte dei Conti e sono venuti fuori degli ammanchi e delle sviste contabili per 19 milioni di euro, imputabili alle amministrazioni precedenti, a cui vanno ad aggiungersi 18 milioni di euro che ci restituisce l’Organismo straordinario di liquidazione a maggio dello scorso anno in conseguenza della procedura di liquidazione che è stata posta, iniziata dal 2014 per via della dichiarazione di dissesto. Ovviamente il default non può essere una procedura di bonifica dell’estensione debitoria dell’ente perché – ha aggiunto il capogruppo consiliare -, al contrario del fallimento civile, che sancisce la morte tombale di tutti i creditori, l’ente pubblico continua ad essere in vita. Tant’è che l’Osl liquida 33 milioni ab origine, e restituisce 18 milioni di debiti che l’ente ha nei confronti di terzi che non hanno accettato la via della transazione e della definizione bonaria in chiave di conti».
«Un secondo dissesto sarebbe una iattura per la città»
Dichiarare, dunque, un secondo dissesto, a parere della maggioranza, sarebbe «una sciagura e una iattura per la città. Un vero disastro. Quando si dichiarò il dissesto, l’ente non era capace neanche di sostenere la spesa per i libri dell’obbligo scolastico. E vi erano anche grosse difficoltà per la raccolta dei rifiuti. Superata la procedura del dissesto, siamo passati dal regime di controllo straordinario al regime di bilancio ordinario. Finora, non essendo andati in dissesto, siamo riusciti a trovare risorse per contrarre con ditte esterne contratti volti a garantire una manutenzione straordinaria della rete idrica, c’è la possibilità di integrare il personale, già carente. Alla stessa maniera sono state fatte anche altre operazioni che tra le maglie di una gestione oculata dei conti ci hanno consentito di portare avanti un’azione amministrativa dignitosa. Se, invece, dovessimo dichiarare il dissesto non saremmo capaci neanche di garantire i servizi essenziali. Il dissesto pregiudicherebbe anche il servizio di mensa scolastica. Quindi, quando qualcuno invoca il dissesto dovrebbe spiegare soprattutto per quale motivo una città dovrebbe scegliere tale alternativa, piuttosto che un Patto che viene offerto dal Ministero delle Finanze».
Il Patto tra Comune di Vibo e Governo
In riferimento al Patto che l’amministrazione dovrebbe firmare con il Governo per bloccare così il default per due anni e ottenere anche trasferimenti statali in cambio dell’adozione da parte dell’ente di alcune misure economiche restrittive, Domenico Console ha precisato che «nel decreto legge 50 del maggio 2022 del governo viene messa in evidenza la situazione di dodici Comuni che hanno grosse sofferenze economico-finanziarie e in sede ministeriale si ragiona su come andare incontro alle difficoltà di questi enti. L’adesione al Patto, quindi, da parte dell’amministrazione di Vibo Valentia consente di partecipare alla condivisione delle risorse già accantonate presso il Ministero delle Finanze. Si parla di un fondo pari a circa 40 milioni per l’anno corrente, oltre ad un altro fondo che sarà messo a disposizione per l’anno successivo. Tali risorse – ha detto ancora l’interessato – non sono destinate alla spesa corrente ma al ripiano del debito. Per poter accedere al Patto è necessario seguire il dettato normativo, tra le misure compare anche l’aumento delle trattenute Irpef dello 0,2%, ma non è la sola misura prevista, ci sono prima tutta una serie di altri interventi che possono essere proposti come quelli relativi al patrimonio immobiliare attraverso una vendita. Ci sarà da valutare se l’ente potrà mettere in vendita beni che hanno un certo costo. Ma sono anche previsti tagli alle premialità dei dirigenti, così come anche alle spese istituzionali.
L’accordo sarà oggetto di delibera e di discussione in Consiglio
Detto questo, il consigliere di maggioranza ha poi riferito che «nell’adozione delle misure saremo controllati direttamente dal Ministero delle finanze. Ovviamente tale Patto dovrà essere oggetto di delibera e di discussione all’interno del consiglio comunale, unico organo che ha competenza esclusiva in materia economico-finanziaria». Per il capogruppo, quindi, sbaglia chi tra l’opposizione afferma che «il sindaco avrebbe avuto carta bianca e quindi avessimo peccato di mancata trasparenza. Tale scelta non riguarda solo questa amministrazione ma potrebbe avere ripercussioni positive anche negli anni a venire e per le future amministrazioni. Ovviamente il dissesto significherebbe ipotecare il futuro delle prossime generazioni. Siamo ancora in attesa di proposte su quali misure attuare, ritenendo che tali misure non siano a beneficio del sindaco o di questa amministrazione ma di tutta la comunità e dei futuri amministratori. La condivisione è l’obiettivo finale che ci auguriamo di raggiungere, ma bisognerà essere seri, professionali e liberi da qualsiasi strumentalizzazione. Ma soprattutto bisognerebbe evitare maldestri tentativi di accollare responsabilità ed eventuali dichiarazioni di dissesto che non ci appartengono, perché – ha concluso Domenico Console – non è stata fatta alcuna spesa da parte di questa amministrazione che possa giustificare un debito di 33milioni di euro». [Continua in basso]
«L’amministrazione ha avuto tenacia e coraggio»
Pienamente d’accordo con quanto esposto dal capogruppo di Forza Italia davanti ai giornalisti si sono detti Leoluca Curello e Gerlando Termini. Quest’ultimo, in particolare, ha posto l’accento sulla «tenacia dell’amministrazione la quale ha avuto il coraggio di credere nel giusto percorso non dichiarando il dissesto. Le prossime amministrazioni avranno un quadro esatto dei conti e potranno muoversi in maniera corretta. Va dato atto che attraverso questa scelta il caso Vibo ha avuto un risalto nazionale e oggi possiamo usufruire di norme nazionali che aiutano gli enti in difficoltà finanziaria».