mercoledì,Dicembre 18 2024

Rinascita Scott: la Dda presenta appello per cinque imputati

In quattro sono stati assolti in primo grado al termine del processo celebrato con rito abbreviato. Ecco le accuse

Rinascita Scott: la Dda presenta appello per cinque imputati
La Corte d'Appello di Catanzaro
La lettura della sentenza in abbreviato

La Dda di Catanzaro ha proposto appello avverso quattro assoluzioni decise dal gup distrettuale, Claudio Paris, al termine del processo Rinascita Scott celebrato con rito abbreviato. Dovranno quindi affrontare un processo di secondo grado i seguenti imputati assolti in primo grado: Maurizio Fiumara, 66 anni, originario di Francavilla Angitola, residente a Pizzo (nei cui confronti la Dda aveva chiesto la condanna ad un anno e 6 mesi); Vincenzo Renda, 51 anni, di Vibo Valentia, avvocato ed imprenditore (per il quale erano stati chiesti 10 anni e 10 mesi); Emanuela Chillà, 23 anni, di Cerveteri (Roma, chiesti in primo grado 3 anni); Antonio Di Virgilio, 62 anni, di Catanzaro (chiesti un anno e 10 mesi). La Dda ha anche appellato la condanna ad un anno nei confronti di Francesca Mazzotta, 37 anni, di Pizzo, per la quale l’accusa in primo grado aveva chiesto la condanna a 4 anni. [Continua in basso]

Le accuse

L’imprenditore ed ingegnere Maurizio Fiumara l’accusa è quella di concorso in abuso d’ufficio con l’aggravante mafiosa. L’accusa gli viene contestata in concorso con Gianluca Callipo, il comandante dei vigili Enrico Caria, Gregorio Gasparro (di San Gregorio d’Ippona), il boss di San Gregorio d’Ippona Saverio RazionaleFrancesco IsolabellaDaniele PulitanoMaria Alfonsina Stuppia (dirigente dell’Urbanistica) e all’allora assessore ai servizi sociali ed all’Urbanistica Pasquale Marino. Il 19 giugno 2015 l’ufficio Urbanistica del Comune di Pizzo aveva emesso un’ordinanza di revoca dell’agibilità dei locali del Mocambo per mancanza di regolare allaccio alla rete fognaria.
Il 26 giugno 2017, quindi, veniva revocata alla società Futura srl l’autorizzazione per la somministrazione di alimenti e bevande e l’autorizzazione di affittacamere al locale “Mocambo”.

Tre giorni dopo, però, con ordinanza dell’ufficio Commercio del Comune di Pizzo, a firma di Enrico Caria veniva disposta la sospensione della revoca di autorizzazione per la somministrazione di alimenti e bevande; in secondo luogo in data 27 luglio 2017 la responsabile del settore Urbanistica del Comune di Pizzo, Maria Alfonsina Stuppia, disponeva la sospensione della revoca dell’agibilità dei locali. Con tali condotte sarebbe stato intenzionalmente procurato un ingiusto vantaggio patrimoniale a Maurizio Fiumara, Saverio RazionaleGregorio Gasparro, Francesco Isolabella e allo stesso sindaco Gianluca Callipo, quest’ultimo “in conflitto di interessi e in violazione del dovere di astensione”. Così facendo, sarebbe stato consentito a Francesco Isolabella (amministratore della Futura srl), Saverio Razionale e Gregorio Gasparro (soci occulti della società) di mantenere la gestione del Mocambo.
La stessa struttura turistico-alberghiera è stata poi acquisita da Gianluca Callipo e da Maurizio Fiumara (rispettivamente in qualità il primo di socio e il secondo di amministratore unico della società “C.T.S. Costruzioni Sud spa”) mediante procedura fallimentare.

Abuso d’ufficio con l’aggravante mafiosa è invece l’accusa per Francesca Mazzotta, per l’ex sindaco Gianluca Callipo, il comandante della Municipale Enrico Caria, Paola De CariaSalvatore MazzottaMaria Alfonsina Stuppia, a capo dell’ufficio dell’ufficio Urbanistica del Comune di Pizzo. I due Mazzotta e De Caria, secondo la Dda, sarebbero stati i beneficiari e gli istigatori delle condotte omissive degli altri indagati che avrebbero omesso di compiere qualsiasi atto amministrativo che potesse dare effettivo e concreto esito all’ordinanza emessa in data 15 aprile 2013 dall’ufficio urbanistico del Comune di Pizzo avente ad oggetto la demolizione di opere abusive e il contestuale rispristino dello stato dei luoghi e la restituzione dell’immobile al Comune, nonché la delibera di sgombero forzato della stessa amministrazione comunale. Le due ordinanze fanno riferimento a dei box commerciali.

Tali omissioni avrebbero permesso deliberatamente a Paola De Caria e Francesca Mazzotta, rispettivamente madre e sorella di Salvatore Mazzotta, la continuazione della vendita del pescemantenendo illecitamente nella loro disponibilità i box commerciali ubicati in Piazza Mercato a Pizzo, comunemente denominata “Piazzetta”, di proprietà del Comune. I box erano stati occupati abusivamente e sugli stessi erano state effettuate opere edilizie senza titolo da parte dei membri della famiglia Mazzotta.

Corruzione in atti giudiziari, l’accusa per Antonio Di Virgilio, Ctu nominato dal giudice in un procedimento civile afferente una richiesta di risarcimento danni da parte dell’avvocato Francesco Stilo ad una società assicurativa con l’incarico di accertare la condizione di invalidità del legale dopo un incidente stradale. Antonio Di Virgilio, in qualità di C.T.U. nominato dal giudice, sarebbe venuto incontro alle richieste di Danilo Tripodi, modificando l’originaria consulenza già redatta e trasmessa all’allora presidente del Tribunale a mezzo di posta elettronica certificata, riportando le modifiche alle conclusioni finali per come richiestogli da Tripodi, ottenendo in cambio un più lauto onorario e successivi ulteriori incarichi da C.t.u. Tutto ciò sarebbe avvenuto, secondo la ricostruzione accusatoria, fra il maggio e l’agosto 2018.

Per Emanuela Chillà, l’accusa è quella di favoreggiamento personale.

Vincenzo Renda è infine accusato dei reati di concorso esterno in associazione mafiosa (clan Mancuso) in qualità di direttore tecnico e comproprietario della società “Genco Carmela e Figli Srl”, con sede legale in Vibo Valentia, nonché amministratore unico delle società “Calfood srl e Itc srl” con sede a Vibo, avrebbe devoluto al clan Mancuso “somme di denaro secondo prestabilite scadenze temporali.

LEGGI ANCHE: Rinascita Scott: ecco perché la Cassazione ha accolto il ricorso di Luigi Mancuso nella ricusazione di due giudici

Rinascita Scott, a Cosenza tre collaboratori contro Pietro Giamborino: «Era uno dei nostri»

Rinascita Scott: la Cassazione respinge il ricorso di 30 imputati e ritiene corretto il rinvio a giudizio

Articoli correlati

top