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Comune di Tropea e infiltrazioni mafiose: Morra chiede al prefetto di Vibo l’accesso agli atti

Il presidente della Commissione parlamentare antimafia traccia il “profilo” del sindaco Giovanni Macrì, di tre assessori e di un consigliere di maggioranza evidenziando rapporti, parentele e legami con i clan La Rosa di Tropea e Mancuso di Limbadi. Dallo scandalo del cimitero alle dichiarazioni di Emanuele Mancuso, ecco i fatti elencati dal senatore

Comune di Tropea e infiltrazioni mafiose: Morra chiede al prefetto di Vibo l’accesso agli atti
Il Comune di Tropea e nei riquadri da sinistra verso destra: Nicola Morra, il prefetto Roberta Lulli e il sindaco Giovanni Macrì
Nicola Morra e il prefetto Roberta Lulli

Solleva anche il “caso Tropea” il presidente della Commissione parlamentare antimafia, Nicola Morra, che con un Post sulla propria bacheca Facebook invita il prefetto di Vibo Valentia, Roberta Lulli, ad inviare la Commissione di accesso agli atti al Comune di Tropea paventando condizionamenti, legami, parentele e rapporti con clan mafiosi che finirebbero per svilire l’autorevolezza e l’immagine dello stesso ente locale, già sciolto per infiltrazioni mafiose nel 2016.

Ecco il testo integrale dell’intervento del senatore Nicola Morra ed i fatti elencati:

Giovanni Macrì (Fi)
Il sindaco Giovanni Macrì

Il 12 agosto 2016 il Consiglio dei Ministri ha sciolto il Comune di Tropea per infiltrazioni mafiose. Il 10 gennaio 2018 il Consiglio di Stato ha confermato tale scioglimento. Il Tar ha poi dichiarato improcedibile un ricorso contro il commissariamento presentato dall’attuale sindaco Giovanni Macrì (all’epoca consigliere di minoranza).
A seguito dello scioglimento, la Prefettura di Vibo Valentia (prefetto Giovanni Bruno) ha chiesto l’incandidabilità solo per il sindaco dell’epoca (Giuseppe Rodolico) ed un ex assessore (Antonio Bretti), ma non per tutti gli altri consiglieri e assessori citati nella relazione per rapporti opinabili, se non compromettenti. Tre di loro alle successive elezioni Comunali dell’ottobre 2018 sono divenuti maggioranza con in testa l’attuale sindaco Giovanni Macrì di Forza Italia.
Sul suo conto la relazione prefettizia riporta che è il nipote diretto di Gerardo Macrì, quest’ultimo pluripregiudicato, già sorvegliato speciale, denunciato per favoreggiamento della latitanza del boss Giuseppe Mancuso, destinatario di una confisca da un milione di euro quale prestanome del Mancuso.
Il 27 novembre 2004 il collaboratore di giustizia, Domenico Cricelli, all’allora pm Marisa Manzini dichiarò che entrambi i Macrì (zio e nipote) fra il 1992 ed il 1994 erano soliti frequentare e pranzare con il boss Giuseppe Mancuso di Limbadi.

Greta Trecate

L’attuale assessore agli Affari Generali del Comune di Tropea è invece Greta Trecate. Del padre e di quattro zii paterni dell’assessore si occupa la relazione di scioglimento del Comune di Tropea in quanto tutti noti, ex sorvegliati speciali, più volte arrestati per ricettazione, armi, estorsione, violenza, oltraggio, droga, rissa, furto, lesioni, tentato omicidio. Un cugino dell’assessore – Salvatore Trecate – è stato arrestato nel 2015 con una pistola clandestina e 100 munizioni dentro l’auto. Lo zio materno dell’assessore Greta Trecate è Ivano Pizzarelli, condannato in via definitiva a 7 anni per associazione mafiosa (clan Mancuso). Risulta da Facebook che Ivano Pizzarelli abbia pubblicamente sostenuto la nipote Greta Trecate alle comunali dell’ottobre 2018. [Continua in basso]

Emanuele Mancuso

Il 9 aprile 2021 il collaboratore di giustizia Emanuele Mancuso, deponendo nel processo Rinascita Scott, ha dichiarato che alla sua famiglia Mancuso nella zona di Tropea erano collegate le “famiglie La Rosa e Trecate, detti Patati. Io frequentavo il lido dei Patati, cioè dei Trecate ed una di queste, la figlia del gestore del lido, fa l’assessore a Tropea e me la ricordo”. A questa affermazione il Pm della Dda De Bernardo domandava: “Il padre della Trecate che ricopre l’incarico pubblico che ruolo aveva rispetto ai La Rosa?”. Questa la risposta di Emanuele Mancuso: “Non era subordinato. Noi arrivavamo lì al lido e ci trattavano come se noi fossimo i padroni, ci facevano mangiare, ci ospitavano. Un altro soggetto di peso a Tropea è Gerardo Macrì che mi faceva entrare gratis alle feste e mi diceva che era intimo con la mia famiglia ed in ottimi rapporti con mio zio Diego Mancuso”. Gerardo Macrì è l’attuale zio paterno del sindaco Giovanni Macrì.

Erminia Graziano

Nel febbraio 2021 la GdF ha scoperto il cimitero degli orrori a Tropea con il custode Francesco Trecate (impiegato del Comune e zio dell’assessore Greta Trecate) insieme al figlio Salvatore (cugino dell’assessore) ed altra persona (Roberto Contartese) impegnati in disseppellimenti totalmente illeciti, con cadaveri distrutti, incendiati e vilipesi, e posti al cimitero venduti a suon di “mazzette”.
Il Comune di Tropea dopo lo scandalo ha, giustamente, deciso di costituirsi parte civile, ma la relativa delibera della Giunta non è stata votata dall’assessore Greta Trecate e neppure dall’assessore ai Servizi Cimiteriali Erminia Graziano, entrambe assenti al momento del voto.
Il figlio dell’assessore Graziano si chiama Francesco Muscia e nelle vesti di avvocato ha assunto la difesa di Roberto Contartese, una delle tre persone arrestate per lo scandalo del cimitero. Il marito dell’assessore Erminia Graziano si chiama invece Gaetano Muscia e di entrambi si occupa la relazione di scioglimento. Gaetano Muscia è, infatti, un pluripregiudicato, ritenuto contiguo ai clan Mancuso e La Rosa, condannato in via definitiva a 7 anni per usura ed estorsione ed a 5 per narcotraffico internazionale.

Il sindaco Macrì mentre premia Trecate

Qualche mese prima dello scandalo del cimitero, a settembre 2020, il sindaco Giovanni Macrì ha pubblicamente premiato il custode del cimitero Francesco Trecate per “abnegazione al lavoro”, nonostante una richiesta di rinvio a giudizio pendente nei confronti di Trecate per assenteismo e truffa ai danni del Comune!!!
Secondo la denuncia  dell’avvocato Giuseppe Bordino – che non ha trovato più i resti del nonno –, il sindaco Giovanni Macrì sarebbe stato informato per ben due volte dallo stesso legale di quanto accadeva al cimitero. Anche il testimone di giustizia, Pietro Di Costa, ha denunciato di aver avvertito per tempo il sindaco dello scandalo del cimitero, con tanto di messaggi audio sul telefonino.

Roberto Scalfari

Dell’attuale vicesindaco Roberto Scalfari (che è anche consigliere provinciale a Vibo con Forza Italia), la relazione della Commissione di accesso agli atti si è occupata evidenziando che è il “compagno della nipote di Gaetano Muscia, pluripregiudicato e attualmente detenuto”.
Il consigliere comunale di maggioranza Francesco Addolorato, cui il sindaco ha affidato la delega allo Sport, è invece primo cugino dei boss Antonio, Pasquale e Francesco La Rosa di Tropea, fondatori dell’omonimo clan sempre di Tropea e condannati in via definitiva per associazione mafiosa, attualmente detenuti.
Alla luce di tutto ciò, la Prefettura di Vibo come mai non ha inviato alcuna Commissione di accesso agli atti al Comune di Tropea?
La Prefettura ha intenzione di far terminare la consiliatura a tali amministratori senza alcun accesso agli atti nonostante lo scandalo del cimitero e quanto già messo nero su bianco con il precedente scioglimento?

La Prefettura di Vibo e il prefetto Roberta Lulli,

La Prefettura di Vibo si assume la responsabilità di legittimare amministratori con simili legami compromettenti, creando di fatto un pericolosissimo precedente?
Ricordo, infine, che dopo lo scandalo del cimitero, una consigliera di minoranza, Virginia Saturno, si è dimessa pur di non far parte di un simile Consiglio comunale. I consiglieri di minoranza L’Andolina e Piserà hanno invece affermato che «la responsabilità degli amministratori è oggettiva per la totale mancanza di controllo al cimitero, scegliendo male i propri stretti collaboratori. Non è concepibile che questa vergogna, che marchia Tropea per l’eternità, si sia realizzata sotto il naso del sindaco Macrì, dell’assessore Graziano e di tutti gli altri senza che nessuno si accorgesse di quanto accadeva nonostante le denunce fatte da alcuni cittadini».
Che intenzioni ha – conclude Morra – la Prefettura in merito al Comune di Tropea?”

Il “santino” elettorale di Greta Trecate pubblicato dallo zio materno Ivano Pizzarelli il 29 settembre 2018 sulla propria bacheca Facebook

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