Vibo Valentia: precario da venti anni, prima «illuso, riempito di sogni, e poi… »
Lavoratore vibonese attende la stabilizzazione da parte della Regione per vedere il suo «piccolo stipendio» trasformarsi in un salario che possa finalmente permettere di vivere
Precario da ben venti anni. Un tempo sospeso fatto di giorni che diventano settimane, mesi, anni. Da sempre in attesa della tanto agognata stabilizzazione, di una sicurezza occupazionale che però, nel Paese fatto di “santi, poeti e navigatori”, non arriva mai . Tutt’altro: parole tante, promesse ancora di più, leggi su leggi, ma fatti concreti – alla fine – davvero pochi. E la svolta, per ottenere finalmente un lavoro dignitoso, per tanti precari rimane solo un lontano miraggio. Ma Fortunato Greco non si vuole arrendere, non demorde e denuncia alla pubblica opinione una condizione divenuta insopportabile e che la classe dirigente stenta a volere cambiare. Il lavoratore vibonese continua a guardare al domani, al suo domani, anche se la fiducia piano piano scema, si affievolisce e, a tratti, sembra cedere inevitabilmente il passo all’amarezza e all’incertezza di un futuro ancora tutto costruire. Da mettere saldamente in piedi.
Fortunato Greco ha, dunque, preso carta e penna per fare sapere innanzitutto che voler vedere un giorno il suo «piccolo stipendio» da precario del lavoro trasformarsi finalmente in un salario che possa permettere di vivere: ossia quello di un lavoratore impiegato a tempo indeterminato. Fortunato Greco, invece, ancora oggi fa parte di quel limbo di precari calabresi appartenenti alla ex legge regionale 15 e contrattualizzati, a suo tempo, con Azienda Calabria Lavoro. Punto. Il resto è fatto di attese, di giorni maledettamente grigi e di un domani che sembra non voler cambiare mai. [Continua in basso]
La svolta positiva arriva lo scorso dicembre
Il lavoratore vibonese ricorda, dunque, che, il 23 dicembre del 2021, il consiglio regionale ha approvato la proposta di legge “Modifiche e integrazione alla legge regionale del 25 giugno 2019, numero 29 (Storicizzazione risorse del precariato storico), «al fine di ricondurre – annota Fortunato Greco – il precariato entro un percorso di stabilizzazione che comprenda i lavoratori rientranti nella legge regionale del 13 giugno 2008 numero 15, riconoscendo a noi lavoratori contrattualizzati con Azienda Calabria Lavoro da più di 24 mesi a tempo determinato, il diritto alla trasformazione del nostro contratto a tempo indeterminato, così come previsto dal decreto legislativo 81/2015. A fine giugno, inoltre, a noi della ex legge 15 di Vibo scadrà il contratto». Da quanto riferito dallo stesso Fortunato Greco, poi, «si vocifera, ma sono solo voci, che per noi lavoratori, a partire dal primo luglio, ci sarà una svolta che finalmente ci darà un po’ di gioia. Sembrerebbe, infatti, che sia pronto un contratto a tempo indeterminato, un contratto che ci darà dignità lavorativa e possiamo finalmente poter affrontare la vita con un po’ di serenità in più. Dopo venti anni – confida quasi commosso Fortunato Greco – possiamo permetterci di programmare le ferie in qualche posto, permette di poter acquistare una casa per chi ancora non ce l’ha».
Nulla però è come sembra
Tutto liscio, dunque? Per nulla affatto. Ecco la brutta sorpresa: «Tutto ciò – spiega sempre lo storico precario vibonese – «era solo un sogno. Sì, perché ad oggi per noi lavoratori non c’è nulla, non c’è nessuna risposta positiva in merito, né da parte della politica né da parte dei sindacati. Ma se mai ci dovesse essere un contratto a tempo indeterminato non sarà sicuramente una gioia per noi lavoratori poiché con il nuovo contratto passeremo da un monte ore settimanali attuali di 18 a un monte ore settimanali di 14, considerata la pianta organica approvata il 25 maggio scorso da Azienda Calabria Lavoro, la quale conferma che il contratto non può essere superiore alle 14 ore settimanali, in quanto la somma annua che la Regione Calabria mette a nostra disposizione è pari a 13.138,18 euro. Bel progresso, quindi. Grazie per averci riempito di sogni – questa la triste e ironica conclusione del lavoratore -, di illusioni e di averci dato un futuro splendido. Davvero, grazie».