Comune di Vibo, Tropeano (Azione): «E i Piani contro le barriere architettoniche?»
Il responsabile organizzativo del partito richiama l’amministrazione Limardo sulla mancata adozione del Peba e dei Pau
«Che molti punti del programma elettorale dell’attuale amministrazione fossero caduti nel dimenticatoio, ce ne eravamo resi conto già da tempo, ma che a tutt’oggi dopo tre anni dall’insediamento non sia avvenuta l’adozione del Piano di eliminazione delle barriere architettoniche (Peba) e dei Piani di accessibilità urbana (Pau), riguardanti accessibilità a tutti gli spazi urbani (strade, piazze, parchi, giardini, arredo urbano, parcheggi, trasporto pubblico, ecc.) della nostra città, è un fatto molto grave. Nel Dup (Documento unico di programmazione) si legge “…il settore urbanistica attiverà le procedure necessarie dell’affidamento degli incarichi professionali necessari alla redazione, nel corso dell’anno 2022, di tali Piani”. Ciononostante nell’ultimo consiglio comunale nulla si è mosso in tal senso ed i tempi necessari per completare questi Piani saranno ancora lunghi ed anche questo punto cadrà, ahimè, nel dimenticatoio di questa amministrazione». Analisi e controanalisi di Pino Tropeano, responsabile organizzativo di Azione. [Continua in basso]
A 30 anni dall’entrata in vigore della normativa
«Ma – prosegue – cerchiamo di capire di più l’argomento. I Peba, sono gli strumenti in grado di monitorare, progettare e pianificare interventi finalizzati al raggiungimento di una soglia ottimale di fruibilità di edifici e spazi pubblici per tutti i cittadini. Sono trascorsi ormai oltre 30 anni dall’entrata in vigore della normativa (articolo 32 della Legge 41 del 1986), secondo la quale tutti i Comuni avrebbero dovuto adottare tale Piano per l’eliminazione delle barriere architettoniche, candidandosi a diventare città sempre più a misura di “tutte” le persone, inclusive diremmo oggi. Tale normativa – spiega ancora Pino Tropeano – prevedeva che avrebbero dovuto essere adottati dai Comuni e dalle Province entro un anno dall’entrata in vigore. In caso contrario, sarebbe scattato un “commissariamento” da parte delle Regioni, ma si sa che in politica tutto ed il contrario di tutto è permesso. Dunque tale scadenza è stata ampiamente disattesa. Nel Dpr del 4 ottobre 2013 nella sezione – Promozione e attuazione dei principi di accessibilità e mobilità – viene esplicitamente indicato di: rafforzare l’efficacia dei Peba in edifici e spazi pubblici esistenti e fissare obiettivi temporali certi. Ma anche questa norma è stata disattesa. L’ulteriore Dpr del 12 ottobre 2017, nel perseguire una nuova strategia dell’accessibilità, fa emergere, come necessari, la revisione e l’aggiornamento complessivo della normativa vigente in materia, per adeguarla ai principi della Progettazione Universale, in attuazione della convenzione Onu prevedendo anch’esso un sistema sanzionatorio per i casi di inosservanza. Ennesimo tentativo vano: invano si è cercato di risvegliare la bella addormentata».
Eliminazione di qualsiasi tipo di barriera
La realizzazione del Piano riguarda sia le barriere fisiche che quelle senso-percettive, consentendo di operare con «continuità tra monitoraggio, programmazione e realizzazione degli interventi. Certo è – dice il rappresentante di Azione – che la presenza di tali Piani avrebbe permesso all’amministrazione di dotarsi di uno strumento di programmazione necessario per accedere a bandi per migliorare la vivibilità della nostra città e non solo. In caso di lavori, come il rifacimento di una strada, i progettisti avrebbero dovuto adeguarsi a ciò che viene previsto da tali piani. Ad esempio l’ultimo intervento di rifacimento del manto stradale nella nostra città avvenuto ormai da oltre un mese, è completamente inidoneo per vari motivi. In primis ha ridotto il dislivello massimo dei marciapiedi rispetto alla strada (di norma non inferiore a 15 centimetri). Inoltre il Peba, frutto di un minuziosissimo lavoro di ricerca e progettazione, avrebbe contenuto indicazioni circa il rifacimento della segnaletica stradale verticale e orizzontale, eventuali quantità di lampioni che devono garantire l’illuminazione stradale o la larghezza, oppure la presenza, coerente con gli attraversamenti pedonali (anche questi non a norma nella nostra città, nascondendo in realtà dei dossi che sarebbero illeciti), degli scivoli per i disabili e tanti altri aspetti. Questo – ricorda l’interessato – è uno dei motivi per cui Vibo occupa ormai da diversi anni le ultime posizioni nella classifica sulla vivibilità in Italia».
Progettare ambienti urbani per essere utilizzati da tutti
Mirare a tale soddisfacimento per ogni tipo di utenza «potrebbe sembrare utopistico, ma – viene osservato – un simile orientamento contribuirebbe a spingersi oltre, a pensare a soluzioni diverse (non necessariamente più costose) per ottenere un obiettivo di qualità, non solo da un punto di vista costruttivo, ma soprattutto sociale. Inoltre, solleciterebbe a progettare ambienti urbani (spazi aperti o edifici ad uso pubblico) concepiti per essere utilizzati da tutti, perseguendo l’obiettivo di una fruibilità estesa; significherebbe favorire l’inclusione, la relazione e la comunicazione tra i luoghi e le persone. Si tratterebbe di superare culturalmente, ancor prima che fisicamente, i limiti indotti da un approccio errato nell’individuazione delle soluzioni di adeguamento degli spazi urbani, oggi definiremmo tale atteggiamento come “avere una vision”. Ad ottobre dello scorso anno, dopo varie pressioni dalla Regione Calabria, il Comune ha avviato, finalmente, una consultazione degli stakeholder, per la redazione del Peba, ma dopo il primo aire iniziale tutto è ritornato nell’oblio. E tale oblio è perdurato sino all’ultimo Consiglio. Unica possibilità – questa la conclusione, non priva di ironia, di Pino Tropeano -: “Cercasi principe azzurro dall’intensa dolcezza in grado di ridestare la bella addormentata!”».