Diocesi, il vescovo Nostro scrive ai sacerdoti in vista delle feste patronali
Nella lettera il presule, tra l'altro, invita i parroci a pretendere una fatturazione trasparente in occasione delle festività e a garantire una formazione umana e spirituale adeguata ai portatori delle statue
«Carissimi fratelli sacerdoti, in questi giorni mi capita spesso di riflettere e di lasciarmi interrogare dai passi del Vangelo che raccontano le frequenti occasioni in cui Gesù si ritirava a pregare, tutto solo. Per quale motivo lo faceva? Perché mai avvertiva il bisogno di solitudine e di silenzio? Dopo aver passato intere giornate a stare in mezzo alla gente, dopo aver fatto ampia scorta di parole ascoltate e dette, Gesù sentiva l’esigenza di ritirarsi in luoghi deserti per fare ritorno alla relazione più importante di tutte, ciò che costituiva per lui il cuore e il motivo di tutte le altre: la relazione con il Padre». Inizia così l’accorata lettera inviata dal vescovo Attilio Nostro ai sacerdoti della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, in vista delle ormai prossime festività estive. [Continua in basso]
Una missiva in cui il presule si sofferma, anche, sul «surplus di gioia pastorale e di impegni» che in questo periodo investe i presbiteri. «Che non manchi mai nelle vostre giornate, ve ne supplico – afferma al riguardo – un momento di deserto e di solitudine nel quale fare ritorno al cuore del Padre e riposarvi in Lui. Il suo respiro sia il vostro respiro, il suo Spirito sia il vostro spirito. La sfida più delicata e preziosa, in questo periodo così concitato, è rappresentata dalle Feste dei Patroni, di Maria e dei Santi: tanti sono i motivi di gioia per la ripresa di questa bellissima esperienza tipica della nostra terra, anche se non mancano i motivi di apprensione e fatica. L’organizzazione pratica – aggiunge – sembrerà a volte prendere il sopravvento sulle cadenze pastorali e spirituali, ma sta a noi imparare anche dagli eventuali errori e fare sempre meglio. Al centro di tutto ci sia la preghiera comunitaria ad animare la preparazione delle feste, aiutandovi fraternamente tra voi sacerdoti soprattutto per organizzare le celebrazioni comunitarie del Sacramento della Misericordia!»
Il vescovo si sofferma, poi, sull’esigenza di testimoniare l’amore reciproco e di avere sentimenti di autentica conversione e di vera fraternità, aiutandosi a vicenda e «confrontandovi tra voi e con me che sono a vostro servizio e a servizio delle vostre comunità». E, in questo senso, facendo proprie le parole di Papa Francesco, esorta i sacerdoti «a vigilare sempre su voi stessi e sui fratelli» e, tramite la conoscenza di Gesù, a difendersi dal diavolo «che sempre è accovacciato davanti alla nostra porta, davanti al nostro cuore, e vuole entrare». Per monsignor Nostro, la porta privilegiata da cui entra è “Mammona”. Da qui le sue successive richieste a porre molta attenzione al tema della gratuità «perché è lì che si “gioca” la partita più delicata e drammatica», e a pretendere dai fornitori una «fatturazione totalmente trasparente, anche per piccoli importi. Il grande tema della legalità (accolta pienamente da Cristo) – sottolinea – si avvale di piccoli significativi gesti, imprescindibili e rappresentativi della nostra appartenenza alla società civile. Per questo vi parlo di gratuità: andare casa per casa a raccogliere soldi non fa per noi (e di fatto non lo facciamo) ma recarsi a visitare di persona i parrocchiani, soprattutto se anziani o malati, per invitarli alla festa patronale è un’occasione per creare il giusto clima nel quale realizzare queste iniziative». [Continua in basso]
Dopo aver speso una parola anche per i fedeli laici che, a vario titolo, aiutano nella conduzione della comunità parrocchiale, il vescovo invita poi i sacerdoti a condividere con loro questa responsabilità. Lo stesso, tuttavia, si raccomanda «di non delegare totalmente la festa patronale a comitati pur validi, ma che hanno bisogno sempre del pastore che li guidi, li tuteli e li aiuti nel discernimento del bene». Una raccomandazione accompagnata dal suggerimento, «anzi dalla richiesta esplicita», affinché nell’organizzazione di un evento così complesso si «cerchi di favorire, prima di ogni altra opzione, il coinvolgimento del Consiglio per gli Affari Economici della parrocchia. Questo organismo – sottolinea monsignor Nostro – nasce proprio a tutela della vostra credibilità, del vostro buon nome e opera all’insegna della trasparenza fiscale, amministrativa e legale: non tralasciate questa opportunità a vostra garanzia. Se matureranno suggerimenti da parte vostra o sorgeranno dei dubbi su alcuni punti, contate pure su di me e sugli Uffici della Curia preposti a sostenervi e incoraggiarvi: avendo vissuto anch’io per molti anni la responsabilità della parrocchia so bene che in molte occasioni capita di sentire in maniera opprimente il peso della responsabilità e della solitudine di fronte a scelte che spesso appaiono più grandi di noi. È bene che questa avventura non la affrontiate da soli».
Il vescovo dà quindi spazio ai ricordi. E lo fa esprimendo tanta gratitudine nel cuore «per i sacerdoti che mi hanno permesso di vivere le feste patronali nella mia infanzia a Palmi: don Rocco Iaria e don Silvio Mesiti si sono sempre spesi tantissimo per garantire anche ai portatori una formazione umana e spirituale adeguata al compito che si assumevano; tra questi portatori c’era anche un miracolato di San Rocco: mio padre, Pietro. Seguendo lui – afferma – ho visto il sudore della sua enorme fatica ma anche le tante preghiere e lacrime non soltanto sue, ma di un intero popolo che insieme al Santo esprimeva il desiderio di seguire Cristo nella sua capacità di amare e perdonare».