Rinascita Scott: lo stupefacente allo stadio della Juve e gli omicidi ordinati da Limbadi
Il nuovo collaboratore Antonio Guastalegname originario di Vibo Marina continua a “vuotare il sacco” e tira in ballo la tifoseria dei Drughi, gli Accorinti di Zungri e Luigi Mancuso
Riferisce molteplici circostanze il nuovo collaboratore di giustizia Antonio Guastalegname, 54 anni, di Vibo Marina, i cui verbali sono stati versati dalla Dda di Catanzaro nel maxiprocesso Rinascita Scott. Condannato in primo e secondo grado a 30 anni di reclusione – insieme al figlio Domenico ed a Giuseppe Piccolo di Nicotera – per l’omicidio del tabaccaio Manuel Bacco, freddato nel corso di una rapina nel suo negozio di Asti il 19 dicembre del 2014, il nuovo collaboratore di giustizia (sotto processo in Rinascita Scott per narcotraffico) tira in ballo diversi personaggi del Vibonese. [Continua in basso]
“Posso riferire in relazione alle contestazioni sul tema degli stupefacenti che mi vengono mosse nel processo Rinascita Scott ed in generale sui rapporti che legano Giuseppe Accorinti, Pietro Grillo, Valerio Navarra e Antonio Vacatello. Sono in grado di riferire – ha sostenuto Guastalegname agli inquirenti – sulle cessioni di stupefacenti al gruppo di tifoseria organizzata della Juventus denominato Drughi, il cui capo è di Asti. Io avevo contatti con tale gruppo di tifosi e la volontà di Nazzareno Colace era di inserirsi nella vendita di stupefacente all’intero dello stadio. La cosa non andò in porto a causa dell’arresto di Colace. Successivamente anche Peppone Accorinti voleva entrare nello stadio della Juventus come vendita di stupefacente, motivo per il quale ci fu un incontro con la famiglia Pesce. I Drughi rappresentarono che erano già in accordi con i Pesce di Rosarno e Colace rispose che anche loro erano in accordo con i Pesce. Per la questione relativa all’apertura di un canale – ha affermato Gustalegname – di spaccio nello stadio della Juventus tramite i Drughi, Giuseppe Accorinti mi convocò per il tramite di Ivan Colace, figlio Nazzareno e all’incontro – avvenuto a casa di Domenico Cichello dove Accorinti stava stabilmente – mi fece espresso riferimento al precedente tentativo di Nazzareno Colace. Accorinti mi proponeva affari anche in relazione alla compravendita di autovetture e a tal proposito parlava dell’autosalone di Domenico Cichello dicendo espressamente che fosse il suo”.
Domenico Cichello, 50 anni, di Filandari, è accusato in Rinascita Scott del reato di associazione mafiosa. Per la Dda di Catanzaro farebbe parte del clan Accorinti di Zungri ed in particolare sarebbe vicino al boss Giuseppe Accorinti. Altro capo d’accusa è invece relativo all’intestazione fittizia di alcune società di cui una attiva proprio nel settore della rivendita di automobili a Mesiano di Filandari.
Le dichiarazioni su Giuseppe Piccolo
Nelle sue dichiarazioni, il collaboratore di giustizia Antonio Guastalegname parla anche di Giuseppe Piccolo, 30 anni, di Nicotera, condannato lo scorso anno a 30 anni reclusione per l’omicidio del tabaccaio Manuel Bacco. Giuseppe Antonio Piccolo aveva già ammesso nel giudizio di primo grado di aver partecipato alla rapina finita nel sangue con il ruolo di “palo” alla porta dell’esercizio commerciale. Piccolo aveva poi chiesto scusa alla vedova di Manuel Bacco, spiegando che l’omicidio non sarebbe stato voluto. Dopo la rapina finita in tragedia, lo stesso Piccolo aveva dichiarato di essere stato ospitato da un certo Luigi (di cui non aveva ricordato il cognome) per essere il mattino successivo portato a Milano dove aveva preso un treno che l’ha riportato a Nicotera. Giuseppe Antonio Piccolo è il figlio di Roberto Piccolo, quest’ultimo ritenuto dagli investigatori un elemento di peso del clan Mancuso. “Ho ricevuto Giuseppe Antonio Piccolo – riferisce Guastalegname – inviato da Nazzareno Colace affinchè potesse iniziare a lavorare con gli zingari. Giuseppe Antonio Piccolo mi rappresentò che avendo il padre in galera aveva necessità di lavorare e si presentò come un soldato di zio Luigi, ovvero di Mancuso Luigi. Effettivamente presentai Piccolo ad una famiglia di zingari Sinti che conoscevo. Per quanto riguarda la rapina per la quale sono detenuto, la figura di Giuseppe Antonio Piccolo l’ho sempre associata a quella di un killer. La situazione della rapina inizia con la volontà del Piccolo che mi rappresentò che un tabaccaio in Corso Alba aveva di sera in cassa sino a 50-60 mila euro”. [Continua in basso]
Gli omicidi con il consenso di Limbadi
“Dopo la rapina venni contattato in qualche modo da Nazzareno Colace per scendere in Calabria e dopo essere arrivato Colace mi portò da Giuseppe Antonio Piccolo che era latitante in un villaggio a Pizzo Calabro. Abbiamo lasciato i telefonini da parte e ho rassicurato Piccolo che non erano riusciti a ricollegarci all’omicidio ed alla rapina. In quell’occasione, Nazzareno Colace e Giuseppe Antonio Piccolo mi rappresentarono la necessità di eliminare delle persone ed io risposi – ha riferito Guastalegname – che troppe persone sapevano della vicenda e pertanto anche la commissione degli omicidi sarebbe stata facilmente ricondotta a loro. Nell’insistenza di Colace e di Piccolo nella commissione degli omicidi, i due mi riferirono che si sarebbero dovuti fare perché siccome rischiavano l’ergastolo, anche da Limbadi avevano dato il consenso per l’esecuzione. Nelle cellette del Tribunale, Giuseppe Antonio Piccolo si lamentò della condotta di mio figlio che aveva reso delle dichiarazioni, e subito dopo mi disse che per risolvere la vicenda, come sostenuto anche dallo Zio Luigi, avrebbero dovuto dare la colpa al figlio del carabiniere”.
In relazione all’articolo, dall’avvocato Luca Cianferoni, “difensore del signor Domenico Cichello, nato il 05.12.1972, imputato nell’ambito del procedimento c.d. “Rinascita-Scott” (N. 1007/2020 RGTrib.), riceviamo e pubblichiamo:
“In primo luogo le circostanze riportate come narrate dal collaborante Guastalegname sono false e strumentali oltre che gravemente diffamatorie. È, inoltre, intollerabile che un quotidiano pubblichi prima dell’esame del collaboratore la tesi investigativa rappresentata dal Guastalegname, questo per condizionamento del Tribunale, degli altri testi e collaboratori escutendi, e lesione alla immagine dell’imputato.
Da una parte la Calabria mostra di essere avanti, nella fondazione ed istruzione di un processo quale Rinascita-Scott; dall’altra, per una inspiegabile tolleranza verso l’amplificazione mediatica dell’indagine, con beata ignoranza verso la presunzione di innocenza dell’imputato, mostra una inclinazione al pre-giudizio ed alla moltiplicazione scandalistica del caso, da censurare assolutamente. Non si sta in Europa con la ‘Ndrangheta, non si sta in Europa con una stampa non imparziale, obiettiva e attenta al rispetto della presunzione di innocenza. Il signor Domenico Cichello riserva di attivarsi a tutela della propria immagine nelle dovute sedi.Con richiesta di pubblicazione con idoneo e paritetico spazio e risalto, ex art. 13 L.47/48 e ss. modifiche e integrazioni”.
Sin qui la nota dell’avvocato Luca Cianferoni. Per parte nostra preme solo rilevare che in nessun passaggio abbiamo sostenuto che le dichiarazioni del collaboratore siano vere o siano false. Questo lo stabilirà il Tribunale (anche eventualmente in una querela per diffamazione che l’avvocato può sempre rivolgere nei confronti di Guastalegname). Tribunale collegiale di Vibo Valentia verso il quale l’avvocato sembra dimostri poca fiducia nel momento in cui sostiene che un articolo di stampa possa addirittura condizionare i tre giudici. Abbiamo riportato il dato neutro delle dichiarazioni del collaboratore astenendoci da ogni commento e rispettosi del diritto di cronaca che l’avvocato vorrebbe invece limitare stabilendo chi, come, quando ed in che termini può pubblicare i verbali di un collaboratore di giustizia perfettamente pubblicabili in quanto a disposizione delle parti, versati nel maxiprocesso Rinascita Scott, discoverati e pubblicati peraltro anche da tanti altri quotidiani sui quali aspettiamo di leggere la nota dell’avvocato inviata solo alla nostra testata (il che ci fa comunque piacere per l’attenzione che ha voluto riservare al nostro articolo).
Seguiremo in aula a Rinascita Scott la deposizione del collaboratore Guastalegname dando adeguato ed opportuno spazio alle difese ed al loro controesame, come abbiamo sempre fatto dall’inizio del maxiprocesso e come sa bene lo stesso valente avvocato Cianferoni che sulla nostra testata ha sempre goduto di ampia visibilità.
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