Tra selfie, slogan e gite: così il sindaco Limardo e Mangialavori fanno sprofondare Vibo
Disattesi quasi tutti gli impegni, con lamentele che arrivano da ogni latitudine. Ecco le responsabilità politiche di un disastro senza precedenti e le ragioni del mancato intervento del senatore di Forza Italia
I risultati raggiunti dall’esecutivo Limardo rappresentano il tema portante del dibattito cittadino. Riteniamo però che incentrare ogni discussione e le conseguenti valutazioni sul solo dato dei risultati amministrativi conseguiti rappresenti un metodo riduttivo, il quale ha come primo vulnus quello di escludere l’altro dato fondante – quello politico – che a nostro parere deve invece rappresentare il punto di partenza per individuare i veri responsabili di ogni défaillance. Se ci dovessimo limitare al solo primo aspetto, dovremmo sostenere che questo sindaco ed il suo esecutivo rappresenta il punto più basso mai raggiunto da una qualsiasi amministrazione che abbia governato la città. I risultati conseguiti (anzi, non conseguiti), i soldi pubblici sperperati, le condizioni di generale degrado della città e delle frazioni, le promesse e gli impegni puntualmente disattesi, le opere pubbliche mai portate a compimento, la presunzione con la quale vengono cestinate tutte le proposte provenienti dalle forze di opposizione, rappresentano un unicum mai registrato, peraltro quotidianamente denunciato, nei suoi singoli aspetti, sui mezzi di informazione da cittadini, rappresentanti sindacali, forze politiche ed associazioni. [Continua in basso]
Questa è un’amministrazione guidata da un primo cittadino convinto di poter amministrare attraverso selfie, slogan e gite fuori porta, composta da assessori i cui risultati dimostrano che di alto profilo hanno ben poco, anzi la nota caratterizzante per alcuni è invece rappresentata proprio dalla sconcertante puntualità con cui disattendono gli impegni assunti. Riteniamo opportuno, a scanso di equivoci, citare i fatti che supportano quanto scritto, anche se ovviamente lo spazio (ci vorrebbero interi tomi) ci costringe a limitarci alle circostanze più recenti e, tra di esse, a quelle maggiormente significative. In questo contesto, un posto di rilievo meritano le affermazioni del sindaco secondo cui la sua amministrazione avrebbe elevato la comunità grazie alla cultura. Immediata la reazione, quasi indignata, dei componenti del direttivo cittadino di “Azione”, Pino Tropeano e Pierluigi Lo Gatto, i quali hanno documentato sulla stampa, attraverso copioso materiale fotografico, le reali condizioni della città e dei luoghi simbolo della cultura, quali i siti archeologici, ricoperti da erbacce e sporcizia. Né miglior sorte è toccata alla Limardo nel corso dei lavori dell’ultimo Consiglio comunale quando, nell’illustrare gli obiettivi e difendere le linee guida seguite nella redazione del bilancio di previsione, ha dichiarato che l’obiettivo al quale si mira è quello di non lasciare debiti alle future generazioni ed in quest’ottica i conti saranno rigorosi.
Neppure il tempo di finire di pronunciare tali roboanti parole che il tutto si è sciolto come neve al sole in seguito all’intervento del capogruppo del Pd Stefano Soriano il quale, in relazione ai “conti rigorosi”, ha avuto gioco facile nell’evidenziare l’ennesimo illogico sperpero di denaro pubblico. L’esponente politico ha fatto notare come il piano delle opere pubbliche comunali (approvato nella stessa seduta del consiglio) preveda nell’area di piazza Spogliatore la realizzazione di un parcheggio multipiano e ciò nonostante lo stesso ente ha deciso di spendere trecentomila euro per rifare la stessa piazza per poi distruggerla al momento di realizzare il parcheggio. In relazione agli assessori poi riteniamo che quello ai lavori pubblici – Giovanni Russo – meriti la palma degli impegni disattesi: basti ricordare per tutti – e sono veramente tanti – la promessa deviazione delle acque del torrente Sant’Anna entro lo scorso 15 maggio, mentre invece, per come documentato anche in questo caso da un componente di “Azione”, Francesco Fusca , il torrente continua ad inquinare il mare di Bivona. Di fronte al quadro delineato sarebbe riduttivo, per come detto in premessa – ed anche poco coraggioso – chiudere il discorso addossando ogni responsabilità ad una amministrazione la quale ha comunque dato prova di essere strutturalmente inadeguata, senza approfondire la posizione del senatore Giuseppe Mangialavori, vero responsabile politico di questo disastro amministrativo. [Continua in basso]
In questo contesto occorre porsi una serie di domande: 1) il senatore era consapevole fin dall’inizio, oppure è stata una sorpresa anche per lui, che un esecutivo guidato dalla Limardo avrebbe prodotto tali effetti ed in questo caso quali sono i motivi che lo hanno spinto a porre sulle spalle dei cittadini tale croce? 2) perché, di fronte alle pesanti accuse di inefficienza provenienti da tutte le parti, non interviene per difendere la sua creatura o per prenderne le distanze? Per poter fornire una risposta compiuta, bisogna iniziare col ricordare che l’attuale amministrazione è nata sulle ceneri di quella guidata da Elio Costa, mandata a casa anticipatamente dal senatore il quale spinse alle dimissioni i suoi assessori sul presupposto che non ci fossero più i numeri per andare avanti, in quanto il Consiglio comunale era costretto sempre a riunirsi solamente in seconda convocazione. Anche oggi i numeri sono tali da consentire le riunioni del Consiglio solo in seconda convocazione, ma per il parlamentare questo non rappresenta più un problema; evidentemente quella motivazione era pretestuosa e la differenza di comportamento è dovuta alla circostanza che il sindaco attuale garantisce a Mangialavori qualcosa che Costa, dotato di altra personalità e spessore, non intendeva garantire. Non è dato sapere cosa possa garantire di diverso la Limardo rispetto al suo predecessore; le ipotesi formulabili sono tante, tra di esse quella di consentire al parlamentare di tirare le fila dell’amministrazione a proprio piacimento stando nascosto dietro le quinte, oppure quella – formulata per primo da Stefano Luciano, poi ripresa da tanti altri – secondo cui la Limardo garantisce gli appetiti di un “cerchio magico” i cui componenti, aggiungiamo noi, ruotano intorno a Mangialavori. Comunque stiano le cose, un fatto è certo: la scelta del senatore di nascondersi dietro il silenzio – oltre a denotare scarso coraggio nell’assumersi le proprie responsabilità, scarso interesse nei confronti della città e dei cittadini – non gli ha evitato di salire, agli occhi di chi segue gli eventi politici, sul banco degli imputati. Queste cose vanno dette con estrema chiarezza e senza alcun timore reverenziale, onde evitare di accodarsi alla numerosa schiera dei cavalier serventi che barattano il coraggio delle idee con qualche prebenda.
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