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Tonnara di Bivona, intellettuali in “rivolta”: appello a Occhiuto per evitare il frazionamento

Petizione on-line di oltre cento studiosi e ricercatori che si sono rivolti al governatore della Calabria per evitare che il bene monumentale venga diviso in tre parti aventi destinazioni d’uso diverse

Tonnara di Bivona, intellettuali in “rivolta”: appello a Occhiuto per evitare il frazionamento
Gli interni della Tonnara
Il presidente Roberto Occhiuto

Un bene culturale esprime un valore irripetibile della società di cui è emanazione, è un “unicum” e come tale non può essere diviso in lotti.  Questa, in sintesi, la posizione portata avanti da un gruppo di intellettuali che, per mezzo di una petizione on-line, si sono appellati al presidente della Regione, Roberto Occhiuto, chiedendo il suo intervento al fine di evitare che il bene monumentale e archeologico, rappresentato dall’antica Tonnara di Bivona, venga smembrato e frazionato in tre pezzi aventi destinazioni d’uso diverse.

Nella petizione, dopo aver sottolineato come l’intervento finanziato con il Programma operativo regionale 2014-2020 prevedesse la realizzazione del Museo del Mare e della Pesca nella ex Tonnara di Bivona, un complesso architettonico unico, luogo della memoria e della civiltà del mare, oltre che uno straordinario esempio di archeologia industriale tra i più significativi d’Italia, si ripercorrono le tappe che hanno portato alla deliberazione numero 254 del 30 novembre del 2021, definita “un disastro”, con cui la giunta comunale ha proceduto all’approvazione della scheda tecnica che divide l’integrità strutturale del bene storico-monumentale in tre parti distinte contraddicendo le premesse del progetto: al Parco marino Regionale, l’intero primo piano; al Museo del Mare e della Pesca, i locali del piano terra e l’intera loggia in cui sono custoditi gli antichi barconi; al Comune di Vibo Valentia, i locali dell’antica dimora del Rais. [Continua in basso]

La tonnara di Bivona
La Tonnara di Bivona

«Siamo molto preoccupati- affermano i sottoscrittori della petizione rivolgendosi al governatore Occhiuto – per quello che appare come un lesivo frazionamento del bene storico, che ricorda il nefasto spacchettamento del parco archeologico urbano di Vibo Valentia e che rischia di produrre grave danno all’integrità della struttura di archeologia industriale, che per tale unicità è vincolata con decreto del Ministero della Cultura». In base a queste premesse viene infine chiesto al presidente della Regione di intervenire presso gli enti coinvolti al fine di scongiurare questa destinazione dei locali e di istituire un gruppo tecnico-scientifico che governi il museo della Tonnara e sovraintenda al recupero dell’intero “varcarizzo”, cioè di tutti i barconi custoditi al suo interno. Uno “spezzatino”,  in sostanza, che non sembra sia stato ben digerito.

La petizione è  stata finora firmata da 127 persone, fra cui: Mirella Barracco (Fondazione Napoli 99);  Sergio Bonanzinga (etnomusicologo);  Gioacchino Criaco (scrittore), Francesco Cuteri (antropologo); Gianfranco Donadio (documentarista); Danilo Gatto (etnomusicologo); Patrizia Giancotti (antropologa); Silvio Greco (biologo marino); Silvana Iannelli (archeologa); Manlio Lilli (archeologo); Donatella Loprieno (costituzionalista); Tomaso Montanari (Storico dell’arte); Antonio Montesanti (Artista); Carlo Petrini (presidente Slow Food Internazional): Giap Parini (sociologo); Vito Teti (antropologo).

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