Fusione Comuni: “Progetto Valentia” replica al candidato sindaco di Pizzo De Pasquale
L’associazione che ha lanciato la proposta: «Non vi saranno né annessioni, né annessi, ma l’unione tra quattordici enti, in direzione dello sviluppo e dell'occupazione»
«Il Progetto Valentia per la fusione di 14 Comuni del Vibonese, a dispetto del comunicato di uno dei candidati a sindaco di Pizzo, prevede la nascita di un nuovo ente locale della dimensione di 80.000 residenti: la terza città della Calabria, la seconda per estensione territoriale. Non vi saranno né annessioni, né annessi, ma la fusione tra quattordici enti, in direzione dello sviluppo e dell’occupazione. Gli esempi di esiti molto favorevoli di esperienze assimilabili si sprecano». Così l’associazione “Progetto Valentia”, sodalizio che ha lanciato a suo tempo la proposta di unione tra enti locali, replica alle recenti dichiarazioni rilasciate sull’argomento dall’aspirante primo cittadino di Pizzo Emilio De Pasquale. [Continua in basso]
«Abbiamo chiesto – proseguono dal sodalizio – un pubblico confronto al candidato De Pasquale, promotore di un personale referendum consultivo sui social, che, allo stato, ci è stato negato. Ne siamo dispiaciuti, visto che la democrazia dovrebbe trovare linfa nel dibattito e nel contraddittorio. Non solo il dibattito avrebbe consentito di spiegare che dietro la proposta di fusione, al di là della spettrale prospettiva dietrologica, c’è solo l’idea di un insieme di cittadini, persino, provenienti dal comune che lo stesso De Pasquale si prefigge di amministrare, ma che un ente di 8.000 abitanti non potrà mai essere competitivo come un ente da 80.000, specie in una prospettiva seria di attrattore di investimenti privati in uno all’incentivo dello Stato. Proprio il comune di Pizzo – spiegano sempre dall’associazione -, il secondo per numero di abitanti della provincia vibonese, ha in corso un declino significativo della propria popolazione, che nell’arco degli ultimi anni è tornata ai livelli del 2001(da 9.500 a 8.600)».
Per il direttivo del sodalizio, dunque, «bisognerebbe, perciò, interrogarsi sulle ragioni che animano la fuga dei giovani, che non possono essere considerate recessive rispetto al vessillo dell’identità, sbandierata a più riprese. Occorrerebbe interrogarsi, ancora, sulla possibilità di erogazione di servizi ai propri cittadini e verificare con quali risorse si possano garantire efficienza e sviluppo, oltre la propaganda pur legittima della campagna elettorale. Siamo ancora disponibili – questa la conclusione dell’associazione – ad un confronto per spiegare un’iniziativa che tenta di superare le resistenze del campanilismo “oggi”, per la crescita di “domani”».
LEGGI ANCHE: Pizzo, il candidato sindaco De Pasquale dice no alla fusione con altri 13 Comuni