Gratteri e il progetto di attentato, quando la politica calabrese si veste di ipocrisia
Da un lato si loda il procuratore capo di Catanzaro e si esprime solidarietà, dall’altro diversi politici non tralasciano querele temerarie contro i giornalisti che documentano quanto emerge sul loro conto dalle inchieste dello stesso magistrato. E poi il “Sistema Vibo”, quello dove i “controllati” nominano i “controllori”…
Devono essere stati i “prodigi” contabili, e non solo, a cui la Regione Calabria ha ormai da anni abituato i cittadini a far pensare a più di qualche politico che è ancora possibile raccontare impunemente che l’asino…vola. Perché verrebbe seriamente da ridere se non fosse che ci troviamo dinanzi a una notizia drammaticamente seria: la preparazione di un attentato ai danni del procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri. Dopo tale notizia, infatti, si sono registrate una serie di reazioni da parte di alcuni politici calabresi, e non solo, che – a volerli prendere davvero sul serio – fanno quanto meno pensare che gli stessi siano dei sosia (mal riusciti, in verità) di se stessi.
Il riassunto di tali dichiarazioni è presto detto: “tutti accanto a Gratteri” e partiti, senatori, deputati, segretari regionali di forze politiche, sindaci, assessori e consiglieri regionali garantiscono il massimo sostegno nella lotta alla ‘ndrangheta e nell’azione di contrasto quotidiana portata avanti dalla Procura antimafia di Catanzaro. Avevamo sottolineato in tempi non sospetti – esattamente nel giugno dello scorso anno – come buona parte della politica calabrese plaude a Gratteri non per convinzione ma per opportunismo, necessità ed anche per una paura matta di finire travolti dalle sue inchieste. E, soprattutto, plaude perché Gratteri gode di un consenso popolare che ha saputo conquistarsi negli anni parlando senza frottole ai calabresi. E guai per qualunque politico mettersi contro l’opinione pubblica…
Siamo andati ad ascoltarlo il 14 giugno dello scorso anno in largo Antico Collegio, nel cuore di Vibo Valentia ed a pochi passi dalla chiesa di San Giuseppe, in occasione della presentazione del libro “Non chiamateli eroi”, scritto con Antonio Nicaso. Gratteri in tale incontro pubblico non le aveva mandate a dire, tanto che a qualcuno devono essere fischiate di brutto le orecchie se è vero – com’è vero (e chi vi scrive ne è testimone diretto) – che nel sentire alcune parole del procuratore di Catanzaro un noto politico locale ha preferito alzare le gambe ed andare via di corsa. Ma cosa aveva detto di così “scandaloso” Nicola Gratteri a Vibo? Lo riproponiamo: “Ciascuno di noi deve stare attento a percepire ogni segnale e deve stare attento ai politici double face, quelli che il giorno recitano davanti a me e sono ineccepibili a parole in tema di antimafia e poi però la sera vanno a cena con avanzi di galera. Tra questi ci sono molti sindaci, apparentemente veri e propri manuali dell’antimafia, ma pronti a commettere reati. Siate feroci con tali personaggi – aveva spiegato Gratteri lo scorso anno a Vibo –, siate feroci contro tali politici che vanno smascherati perché sono pericolosi come i gattopardi. La mafia è in mezzo a noi, a volte anche in prima fila ad ascoltarmi, vive di consenso sociale ed è mafia, e non semplice criminalità organizzata o delinquenza, proprio perché riesce a dialogare con la società civile e la politica. Nel Vibonese il campo è arato dopo le ultime inchieste e spetta alla società civile occupare gli spazi lasciati vuoti”.
Ecco, a rileggere le dichiarazioni di solidarietà a Gratteri pervenute venerdì da parte di alcuni politici calabresi dopo la diffusione della notizia di un progetto di attentato ai suoi danni, riecheggiano le parole del procuratore capo di Catanzaro pronunciate lo scorso anno a Vibo sui politici double face. Quelli che davanti lo elogiano, ma che alle spalle lo criticano pesantemente e lo pugnalano appena se ne presenta l’occasione (e magari senza esporsi), e che infine sfogano le loro frustrazioni contro i giornalisti. Non contro tutti i giornalisti, sia chiaro, ma solo nei confronti di chi i processi li segue in aula da anni, di chi con i politici non si siede a tavola neanche in occasione di sagre, festival e presentazioni di libri vari, e di chi le inchieste di Gratteri le legge, le studia e le pubblica (e se è il caso – ed è sinora capitato raramente – le critica pure, in virtù di quella libertà che chi vi scrive ha sempre rivendicato e che sappiamo essere apprezzata dallo stesso procuratore che, non a caso, ha ripetuto in ogni sede ai giornalisti di non innamorarsi dei Pm, ma di essere liberi di valutare, ragionare e pure di criticare).
Dicevamo delle frustrazioni di alcuni politici che si sfogano contro i giornalisti, e non possiamo pensare diversamente dinanzi a querele a dir poco temerarie. Querele ricevute per aver fatto cosa? Presto detto: per aver pubblicato le inchieste – e nulla di più – condotte proprio da Nicola Gratteri di cui, a parole, i politici, esperti in azioni temerarie, si dicono grandi sostenitori. Scrivi che il politico ha ricevuto i voti di un clan perché così è scritto testualmente nei capi di imputazione di alcune inchieste firmate da Nicola Gratteri? Ecco che il politico di turno – lo stesso che ha elogiato e continua ad elogiare Gratteri – querela il giornalista per diffamazione. Scrivi che il consigliere regionale secondo la Dda di Catanzaro guidata da Gratteri ha ricevuto voti da un clan mafioso? Ecco la richiesta di risarcimento danni avanzata dal politico di turno per somme non inferiori ai centomila euro. Motivazione? Nessuna, in quanto i politici di turno ultimamente neanche si sforzano di inventare le ragioni (perché non ci sono) nell’atto di citazione in mediazione, ma lasciano in bianco il relativo spazio limitandosi ad indicare il titolo dell’articolo “incriminato”. E, si badi bene, sono gli stessi che in queste ore hanno fatto pervenire a Gratteri la loro solidarietà e ne hanno pubblicamente lodato le capacità investigative. Uno di tali politici, autore di azioni temerarie nei nostri confronti, di recente mi ha confessato candidamente: “Lo so che non hai fatto altro che il tuo lavoro riportando ciò che è emerso in pubblica udienza o che è contenuto nelle carte dell’inchiesta, ma se non facevo la querela o l’atto di citazione in mediazione chissà quanti articoli ancora mi scrivevi danneggiando così la mia carriera politica…e questo non lo posso permettere…”. Della serie: “lo so che riporti il vero, ma meglio tentare di bloccarti in via preventiva e stancarti con querele temerarie che rischiare di vedere compromessa la mia carriera politica con future pubblicazioni”. Naturalmente chi vi scrive ha continuato ad informare come e più di prima ed a breve (a differenza del passato) inizieremo pure a rendere pubbliche le archiviazioni ottenute da giudici terzi su querele proposte da politici, sindaci, imprenditori e persino studenti accusati di essersi comprati gli esami all’università.
Insomma – ritornando a Gratteri ed agli attestati di solidarietà ricevuti in queste ore da alcuni politici – l’ipocrisia in Calabria continua a regnare sovrana, alimentata anche dai tempi della giustizia che purtroppo non corrispondono a quelli della vita reale. E così, se lo scorso anno il procuratore di Catanzaro aveva affermato che dopo Rinascita Scott ed Imponimento (ma possiamo aggiungere pure “Petrol Mafie”, una delle migliori inchieste di sempre della Dda di Catanzaro) “nel Vibonese il campo è arato e spetta alla società civile occupare gli spazi lasciati vuoti”, vi è da dire che tali spazi in molti casi sono stati nel frattempo rioccupati non solo dalla società civile (distratta nella migliore delle ipotesi), ma anche da quello che continua ad essere il c.d. “Sistema Vibo”.
Un “Sistema” che – pur cambiando gli attori protagonisti – vede allo stesso tavolo (puntualmente) controllori e controllati dove i controllati altro non sono che i politici a dir poco “chiacchierati” che emergono dalle inchieste di Gratteri. “Controllati” che a volte riescono a nominare e portare a Vibo anche chi dovrebbe loro controllarli. Aspettiamo in ogni caso fiduciosi che tutto possa emergere sino in fondo, ad iniziare – e non ci stancheremo mai di ripeterlo – dagli enti locali (Comuni e Provincia) dove in questi anni (prima e dopo Rinascita Scott) sul fronte del rapporto fra mafia e politica abbiamo documentato davvero di tutto.
LEGGI ANCHE: Il piano per uccidere Gratteri, il procuratore conferma l’allarme e il rafforzamento della scorta
Gratteri a rischio attentato, i sindacati calabresi: «Facciamo fronte comune»
Gratteri nel mirino della ‘ndrangheta, le reazioni: «La Calabria è al suo fianco»
Comune di Vibo e antimafia: fra slogan, silenzi e applausi interessati per Gratteri
- Tags
- nicola gratteri