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Vertenza rifiuti, dopo la firma dei contratti lo Slai Cobas invoca un nuovo tavolo in Prefettura

Il sindacato non si ritiene soddisfatto dall'accordo con la Dusty che lascia fuori 10 lavoratori in barba al capitolato di gara espressione dell’accordo prefettizio del 2014 parlando di «un intollerabile compressione dei livelli occupazionali»

Vertenza rifiuti, dopo la firma dei contratti lo Slai Cobas invoca un nuovo tavolo in Prefettura
La Prefettura di Vibo Valentia

«Il dado è tratto. Oggi può considerarsi ufficialmente iniziata l’era Dusty con la firma da parte dei lavoratori individuati dall’azienda come aventi diritto al passaggio dei relativi contratti individuali. Ma i problemi sono tutt’altro che finiti visto e considerato che sono solo 60 i lavoratori che verranno assorbiti dalla nuova azienda a fronte di un quasi sostanziale obbligo di assumerne 70, per come previsto dal capitolato di gara che, come è noto, richiamava a sua volta l’accordo prefettizio dell’agosto 2014 che diede origine all’era Progettambiente e che, a nostro avviso, è alla causa di tutti i mali che stiamo scontando ancora oggi. L’azienda, a dire il vero, aveva presentato una proposta alternativa che avrebbe consentito di “allungare la coperta” aumentando il numero degli occupati comprimendo, per converso, l’orario di lavoro degli altri occupati».

La stipula dei contratti tra la nuova azienda che prenderà in carico il servizio raccolta rifiuti a Vibo Valentia e i lavoratori del settore vista dal sindacato Slai Cobas assume evidentemente sfumature diverse rispetto alla versione offerta dalla stessa ditta.

Su un dato, tuttavia, le due prospettive combaciano: il contratto di solidarietà proposto dalla Dusty è stato «rispedito al mittente da quei lavoratori cui si chiedeva l’ennesima rinuncia che, memori ancora della situazione venutasi a creare nel 2014, allorquando i sacrifici chiesti in nome della solidarietà di classe – all’epoca di fatto imposti dalle istituzioni – non portarono ad alcun risultato, non hanno inteso accogliere alcuna proposta alternativa. Cosa questa che, prima di far formulare a qualcuno eventuali facili giudizi sul comportamento di questi lavoratori, impone doverosamene una riflessione sullo stato d’animo di timore e precarietà che attanaglia una categoria – che, come ogni categoria, è composta di semplici individui – che non nutre più alcuna fiducia nei proclami e nelle promesse, anche istituzionali».

Vertenza rifiuti a Vibo, bocciato il contratto di solidarietà proposto dall’azienda

Per Nazzareno Piperno, coordinatore provinciale dello Slai Cobas, «il discorso però da fare è un altro ed impone inevitabilmente il pieno rispetto dell’accordo prefettizio trasfuso nel capitolato di gara su cui, peraltro, – per come ribadito nei giorni scorsi – l’Amministrazione e lo stesso consiglio comunale aveva assunto precisi e formali impegni. Impegni che è ora arrivato il momento di far rispettare. Così come è arrivato il momento che anche la Prefettura venga nuovamente chiamata in causa per svolgere il proprio ruolo riprendendo il filo di un accordo alla cui conclusione essa stessa contribuì in maniera determinante e che, purtroppo ancora oggi continua ad esplicare i suoi effetti negativi».

Il sindacato ritiene che «le strategie aziendali, legittime dal loro punto di vista, si traducono in una intollerabile (ed ulteriore) compressione dei livelli occupazionali in palese contrasto con gli impegni nascenti dal capitolato con cui è necessario fare i conti. Se il capitolato richiama l’accordo – aggiunge Piperno -, allora è dall’accordo che bisogna partire ed è quello che i lavoratori tutti chiedono, anzi pretendono a gran voce. Il resto – diritti acquisiti compresi – non può in alcun modo formare oggetto di trattativa a scapito della clausole dell’accordo, rappresentando un semplice raggiungimento o consolidamento di posizioni giuridiche soggettive ed individuali determinate da scelte aziendali (da parte dell’Ased) che non possono certamente entrare nel calderone».

A parere dello Slai Cobas «Questa problematica, impone l’apertura di un tavolo tecnico presso la Prefettura con la necessaria presenza dell’azienda e dell’amministrazione comunale. E’ un po’ il momento della resa dei conti ed ognuno deve essere chiamato alle proprie responsabilità senza porre più tempo in mezzo. A chiederlo, per il nostro tramite, sono quei lavoratori, quei padri di famiglia che, nel gioco perverso di accordi ed impegni, sono rimasti fuori dal circuito dopo oltre (in alcuni casi) vent’anni di servizio e che esigono delle risposte».

 

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