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Processione a Soriano, l’avvocato di Michele Idà: «Ha diritto di professare il culto religioso»

Il giovane dice la sua attraverso il proprio legale e, pur non essendo stato espressamente menzionato dal Vibonese, finisce per confermare quanto da noi scritto. La nostra risposta

Processione a Soriano, l’avvocato di Michele Idà: «Ha diritto di professare il culto religioso»
L'Affruntata o Cumprunta a Soriano

In merito all’articolo sulle processioni ed i portatori della statua della Madonna il venerdì santo e la domenica di Pasqua (LEGGI QUI: Processioni a Soriano: la statua della Madonna portata in spalla da soggetti noti alle forze dell’ordine), dall’avvocato Vincenzo Galeota riceviamo e pubblichiamo:

«Mio Tramite il Sig. Idà  Michele, da voi indicato in merito all’articolo pubblicato il 22.2.2022 avente il titolo “Processioni a Soriano: la statua della Madonna portata in spalla da soggetti noti alle forze dell’ordine” pubblicato sul Vibonese e successivamente ripreso da altre testate locali, esplica l’esercizio del diritto di rettifica, giacchè al netto del legame parentale, che ai fini di una corretta informazione giornalistica non vale ad attribuire etichette di mafiosità o di contiguità con ambienti della criminalità organizzata, ad oggi non ricorrono risultanze processuali certe e descrittive dell’allusione giornalistica. Sia chiaro che non si tratta della pruriginosa ostentazione dell’assenza di condanne definitive, quanto dell’affermazione del principio di non colpevolezza, riconosciuto in Costituzione, secondo il quale non è dato alludere alla colpevolezza soggettiva prima ed a prescindere da un definitivo accertamento giudiziario.

L’assistito, soggetto incensurato e dedito ad onesta attività lavorativa, non merita alcuna attenzione o allusione e neppure l’avviso di garanzia per l’omicidio Lazzaro, reato per il quale il P.M. di Catanzaro non ha avanzato alcuna richiesta cautelare, concluso le indagini o esercitato l’azione penale  – a dimostrazione della modesta conducenza degli esiti investigativi – può valere ad alimentare il discredito sociale prodotto dagli articoli in questione.

Il Sig. Idà ha ragioni intime ed insindacabili che lo spingono alla professione del culto religioso per l’esercizio del quale non può incontrare limitazioni o affrontare un ingiustificato discredito. Vogliate, rettificare il vostro scritto precisando la provvisorietà dell’incolpazione, la condizione di incensuratezza, con adeguato risalto al diritto di professare il culto religioso, anch’esso espressione di un diritto inviolabile di rango costituzionale».

Sin qui l’articolata nota dell’avvocato Vincenzo Galeota in nome e per conto di Michele Idà. Per parte nostra preme solo rilevare che:

1) in nessun passaggio abbiamo indicato Michele Idà colpevole di reati penali, ma parlato (la circostanza è palmare) per due indagati di avviso di garanzia per l’omicidio di Bruno Lazzaro, quindi i riferimenti alla “provvisorietà dell’incolpazione” (non abbiamo nulla da precisare a tal proposito), al mancato (ad oggi) esercizio dell’azione penale da parte della Dda ed alla mancanza di richieste cautelari, così come ai principi costituzionali, è del tutto fuori luogo;

2) il nome di Michele Idà non è stato mai fatto dalla nostra testata e quindi appare significativo che lo stesso si riconosca ugualmente nel nostro articolo pur essendo in totale 8 gli avvisi di garanzia per l’omicidio Lazzaro;

3) Non sappiamo a quali altre testate locali ci si riferisce e chi ha ripreso il nostro articolo. Possiamo rispondere unicamente del nostro operato, non certo di quello che riportano altre testate;

4) Non riteniamo di aver screditato nessuno, ma di aver riportato fatti (fatti, e non allusioni giornalistiche) e considerazioni che si possono condividere o meno senza scomodare la Costituzione e la presunzione di non colpevolezza che riteniamo anche qui del tutto fuori luogo non essendo in un’aula di giustizia;

5) Continuiamo a pensare che un conto è la professione del culto religioso (le cui ragioni non ci interessano), altra cosa è la partecipazione a manifestazioni religiose pubbliche portando in spalla la Madonna;

6) Continuiamo a pensare che c’è una ragione precisa ed ulteriore, rispetto alle considerazioni di Idà e del suo avvocato, se la Prefettura di Vibo e la Diocesi hanno sottoscritto negli scorsi anni un protocollo d’intesa per limitare la partecipazione di alcuni soggetti alle manifestazioni religiose (processioni, affrontate, ecc.).

7) Continuiamo a pensare che – al di là degli esiti giudiziari – chi ha pendenze con la giustizia per omicidio o altri reati di un certo peso, ed anche chi non si è dissociato pubblicamente dai propri familiari condannati per associazione mafiosa, è opportuno non porti le statue dei santi nelle pubbliche processioni.

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