Il 12 aprile ’43 le bombe su Vibo Marina che uccisero dieci persone, quasi tutti bambini
Settantanove anni fa gli aerei anglo-americani colpirono un asilo, tra i morti pure una giovane madre e i suoi quattro figlioletti. E oggi come ieri, in Ucraina è strage di innocenti
L’ong “Save the Children” ha denunciato che ventidue scuole vengono in media attaccate ogni giorno in Ucraina dall’inizio dell’invasione russa. La guerra ci sembra sempre lontana, sia nello spazio che nel tempo, storie raccontate dai più anziani che ci parlavano di bombardamenti, di fame, di freddo, di paura, di nascondigli sotterranei. La guerra è quella vista al cinema o quella che si vede al tg e che uccide a migliaia di chilometri da casa nostra. Ma c’è stato un tempo, nemmeno tanto lontano, in cui la guerra anche da noi si è presentata nella sua forma più efferata: i bombardamenti su obiettivi civili che hanno causato la morte di vite innocenti. [Continua in basso]
Ricorre in questi giorni il 79° anniversario del bombardamento di Vibo Marina, un’azione di guerra terroristica che non deve essere rimossa dalla memoria e il cui ricordo appare, in questo periodo, drammaticamente attuale. Il 12 aprile 1943, con l’intento di interrompere i rifornimenti verso la Sicilia, obiettivo di uno sbarco alleato, aerei anglo-americani bombardano Vibo Marina. Il raid aereo, oltre a distruggere la stazione ferroviaria e a provocare danni al porto, colpisce anche un asilo, causando la morte di dieci civili, quasi tutti bambini; tra le vittime anche una madre e i suoi quattro figli. Vibo Marina diventerà obiettivo di bombardamenti alleati, con altre vittime, ancora il 10, 13, 15, 16 17, 18, 31 luglio e il 14 e 16 agosto di quel tragico anno 1943. Nella notte tra il 17 e il 18 agosto, in particolare, 48 bombardieri “Wellington”, partiti dalla base R.A.F. di Malta, colpirono duramente il piccolo borgo portuale lasciandolo in balìa degli incendi.
L’obiettivo degli alti comandi anglo-americani, come sta accadendo nella guerra in corso in Ucraina, era quello di colpire il cuore delle città e uccidere il maggior numero di civili per abbattere il morale e lo spirito di resistenza. In un suo recente intervento, il presidente americano Biden ha definito Putin con il termine di “macellaio” per l’accanimento dimostrato in Ucraina nei confronti della popolazione civile. Non va però dimenticato che con l’epiteto di “The Butcher” (il macellaio) nel 1943 era stato definito anche il generale Harris che, durante il secondo conflitto mondiale, pianificò atti di guerra psicologica e terroristica attuata per mezzo di bombardamenti aerei “a tappeto”.
Nel territorio vibonese, fin dai primi mesi del ’43 furono intensificati gli attacchi aerei anglo-americani e molte località subirono, quotidianamente, mitragliamenti e sgancio di bombe da parte di formazioni sempre più numerose di bombardieri che decollavano dalle basi alleate dell’Algeria e poi della Tunisia. Mileto, Filandari, Ionadi, Pizzo, Tropea, Francavilla Angitola vennero in vario modo colpite dalle incursioni aeree e, benché non rappresentassero obiettivi militari di particolare interesse strategico, furono costrette a piangere numerose morti di inermi civili.
In quei giorni, Corrado Alvaro scriveva: «Battuta secolarmente da terremoti e dalle alluvioni, distrutta e ricostruita almeno una volta ogni secolo, la Calabria conosce la più grande rovina, quella che ne colpisce non solamente le abitazioni costruite Dio sa con quanta pena, vissute Dio sa con quante lacrime, traversie, emigrazioni, lontananze, rimpianti, ritorni, ma distrugge la terra stessa, quella che porta il pane e i frutti e l’olio e il vino, gli alimenti di questo popolo sobrio, silenzioso alle pene, che ama disperatamente la sua vita amara». La Storia è maestra, ma purtroppo non ha allievi.
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