Limbadi, il cammino tra i beni confiscati e il ricordo delle vittime per dire no alle mafie
Iniziativa di Libera nella domenica delle Palme. Raccolti i ramoscelli d'ulivo in un terreno che prima era del clan Mancuso. E dopo la messa, tappa al cimitero davanti alla tomba di Matteo Vinci
Un “cammino per la resistenza e la memoria” quello che si è tenuto quest’oggi a Limbadi. Nella domenica delle Palme, un’iniziativa – fortemente voluta da Libera Vibo – per sensibilizzare contro la violenza mafiosa e per ricordare tutti coloro i quali ne sono stati vittime. Non a caso il luogo scelto, in quello che è il paese dei Mancuso ma anche di Matteo Vinci, ucciso da un’autobomba esattamente quattro anni fa, il 9 aprile 2018. [Continua in basso]
Questa mattina, il raduno all’università della Ricerca, della Memoria e dell’impegno “Rossella Casini”, in viale Europa. Quindi, l’arrivo nel terreno confiscato alla mafia in località “Gurnera” per raccogliere i ramoscelli d’ulivo. E alle 11 la partecipazione alla messa della domenica delle Palme nella chiesa madre di San Pantaleone Martire. Presenti i ragazzi di Libera Vibo, con il referente Giuseppe Borrello; e tra gli altri anche il comandante provinciale dei carabinieri, Bruno Capece; il testimone di giustizia Carmine Zappia; il fratello di Maria Chindamo, Vincenzo. Ma anche amministratori, forze dell’ordine e semplici cittadini. Tutti insieme, per ribadire ancora una volta il proprio no alle mafie e la propria voglia di riscatto, la propria speranza in un futuro migliore.
Momento commovente poi, dopo la messa, quando il gruppo si è spostato nel cimitero di Limbadi, davanti alla tomba di Matteo Vinci. Presenti anche i genitori, Francesco e Sara Scarpulla. Qui, è stato ricordato non solo il giovane biologo ma anche tutte le vittime innocenti della violenza e della ‘ndrangheta.