L’allarme di Legambiente: «Il Sant’Anna non è un caso isolato»
L’associazione ambientalista commenta il provvedimento di sequestro della rete fognaria cittadina e avvisa: «Condizioni identiche in molti torrenti e fiumare lungo la costa vibonese»
«Ci auguriamo che il sequestro della condotta fognaria a Vibo Valentia e l’inchiesta che accerta la presenza di scarichi fognari nel torrente S. Anna, sia la prima di una lunga serie di interventi che mettano definitivamente in luce le criticità che caratterizzano buona parte della costa vibonese».
È quanto affermano in una nota i circoli di Legambiente di Ricadi e Vibo Valentia, commentando l’operazione che ha portato al sequestro di circa un terzo della rete fognaria del capoluogo di provincia in quanto, la stessa, si riversava direttamente, e senza passare da alcun depuratore, nel torrente Sant’Anna e da lì in mare.
La tesi della Procura: fogne sversate direttamente nel Sant’Anna
«Che il Sant’Anna fosse un ricettacolo di scarichi fognari è cosa nota – afferma Legambiente -, tanto che, da anni, instancabilmente e costantemente, ne denunciamo le criticità. Da almeno dieci anni, le analisi condotte da Goletta Verde hanno inesorabilmente evidenziato che il mare alla foce dello stesso torrente delle gravi criticità tanto da essere catalogato, anche nel report dello scorso anno, come “fortemente inquinato”. Una condizione, questa, che accomuna molti torrenti e fiumare della nostra costa e che rende, in prossimità delle loro foci, le acque marine non balneabili, a dimostrazione di come vi siano forte carenze e marcate illegalità nel ciclo delle acque».
Nelle medesime condizioni sarebbero, per l’associazione ambientalista, anche la «fiumara Ruffa a Ricadi, il torrente Mandricelle al confine tra Ricadi e Coccorino, il Torrente Britto a Nicotera e il fiume Mesima al confine tra le province di Vibo e Reggio».
Ciò a dimostrazione del fatto che «interi quartieri e, a volte, interi paesi non sono collettati alla rete fognaria o peggio non dispongono di alcun sistema di depurazione in spregio alle leggi vigenti. In alcuni casi anche laddove esistono impianti di depurazione questi appaiono sottodimensionati e spesso inadeguati a supportare il carico antropico soprattutto in concomitanza della stagione turistica».
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Un problema di mala depurazione che si traduce, per Legambiente, «oltre che in un grave danno all’ambiente, in un forte danno all’economia del territorio e rappresenta una larga fetta di illegalità nella nostra regione. Un danno che la popolazione calabrese è costretta a pagare più volte. Criticità evidenziate anche nell’ultima procedura d’infrazione aperta dall’Unione Europea nei confronti dell’Italia che comprende anche alcuni agglomerati calabresi».