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La Schiovazziuoni, la deposizione di Gesù dalla Croce nel rito di Serra – Foto e Video

Fermento nella città della Certosa che si prepara a rivivere dopo gli anni della pandemia i riti della Pasqua. Il priore Stilo racconta i passaggi salienti del Venerdì e Sabato Santo

La Schiovazziuoni, la deposizione di Gesù dalla Croce nel rito di Serra – Foto e Video
La Schiovazione e la Naca a Serra San Bruno, immagini delle precedenti edizioni

Benché povera sotto tanti punti di vista, la Calabria é uno scrigno di tradizioni antichissime, cariche di significati, a tratti suggestive. Dopo lo stop forzato causa pandemia, i riti pasquali tornano ad animare la Settimana Santa. Nel Vibonese particolarmente diffuse sono le Affrontate che “raccontano” l’incontro, con l’intercessione di San Giovanni, tra la Madonna in lutto e Gesù Risorto. Un momento ricchissimo di pathos durante il quale l’Addolorata si libera delle nere vesti per indossare i colori della luce e della gioia: l’oro, l’azzurro/il rosa, il bianco. Alcuni riti a Serra San Bruno rappresentano invece un unicum. Tra questi troviamo la Schiovazione, in dialetto “Schiovazziuoni“, ovvero il momento in cui Cristo morto viene liberato dai chiodi e deposto dalla Croce. [Continua in basso]

La Schiovazione a Serra

La "Schiovazziuni" a Serra (foto Vieniviadiqui)
La Schiovazione

Nella città della Certosa il rito è particolarmente sentito e si svolge in occasione del Venerdì Santo grazie al certosino lavoro portato avanti dalla congrega dell’Addolorata e dalla chiesa locale. Le confraternite nel centro del Vibonese sono tre e ciascuna si occupa di festività religiose differenti. Quella dell’Addolorata, la Regia Arciconfraternita Maria Santissima dei sette dolori di Serra San Bruno (Regia perché costituita nel 1694 con un regio decreto dal re dei Borboni) si concentra sui riti della Pasqua: «La Schiovazione – spiega il priore Gigi Stilo – consiste nello staccare materialmente la statua di Cristo dalla croce». La preparazione è complessa e «comincia il Mercoledì Santo quando le statue della Madonna Addolorata, di San Giovanni e della Maddalena vengono trasferite con una breve processione. In dialetto diciamo “Si scindanu li santi” dalla chiesa Addolorata, dove vengono custoditi, alla chiesa matrice».

La Madonna Addolorata

La statua del Cristo insieme alla croce vengono portate già qualche giorno prima nella chiesa matrice. Dopo questi trasferimenti alla destra dell’altare viene preparato un palco che viene chiuso con un grande tendone: «In questo spazio– evidenzia il priore – viene issata una croce sulla quale viene fissata (inchiodata) la statua del Cristo. Venerdì Santo alla fine della funzione religiosa, viene aperto il tendone e ai fedeli viene mostrata la scena con il Cristo crocifisso insieme ai due ladroni. Ai piedi della croce gli uomini che devono deporre dalla croce Gesù. Questi – aggiunge – salgono con le scale, tirano via i chiodi dai piedi e dalle mani del Cristo, le braccia snodate vengono girate lungo i fianchi e quindi la statua viene deposta sul letto mortuario. Dopodiché il Cristo viene portato in processione insieme alla Madonna Addolorata, San Giovanni e alla Maddalena. L’intero gruppo raggiunge la chiesa dell’Addolorata». Nella tarda serata (circa le ore 23) la statua del Cristo viene adagiata sulla “naca” (dal greco, culla sospesa).  [Continua in basso]

La Naca

La Naca del Sabato Santo

La “naca” (costruita ogni anno in modo diverso dal priore protempore) con il Cristo morto insieme alla Madonna Addolorata, San Giovanni e alla Maddalena, mattina di Sabato Santo vengono portati con una grandiosa processione, con i confratelli della congrega dell’Addolorata in abito e con la folla dei fedeli al seguito, dalla chiesa dall’Addolorata fino al Calvario e ritorno. La statua utilizzata appartiene alla congrega dell’Addolorata così come la chiesa: «Durante il resto dell’anno l’effigie è custodita nella Chiesa matrice, all’interno di una teca con vetrata, ed i pellegrini che fanno tappa a Serra hanno possibilità di ammirarla. È un’opera di grande valenza artistica nonché storica (è una statua seicentesca proveniente dall’antica Certosa)», tiene a precisare il priore.

L’impegno della Confraternita dell’Addolorata

La Chiesa dell’Addolorata

L’attesa nel centro del Vibonese è massima e dopo due anni di Covid e restrizioni, la comunità non vede l’ora di riappropriarsi delle proprie tradizioni: «C’è entusiasmo, l’impegno della congrega è massimo. In più ogni anno la “Naca” cambia, viene allestita in modo diverso», sottolinea Stilo. Per il priore si tratta di un lavoro e un impegno economico non indifferente, basti pensare che si spendono cifre tra i 2500/ 3mila euro. «Ma -tiene a precisare – rappresenta uno sforzo di non poco conto dietro al quale si cela una grande quanto radicata devozione».
Uno spaccato di pietà popolare che nel corso degli anni ha richiamato l’interesse non solo dei fedeli e dei paesi limitrofi ma anche degli studiosi. Sull’origine di questo rito, protagonista della Pasqua serrese, è stato finanche scritto un libro dal titolo “Serra San Bruno, Schiovazziuoni. La regia confraternita di Maria Santissima dei sette dolori e la rappresentazione della Lauda Medievale” di Michele Martino Battaglia.
Clicca qui per vedere il VIDEO dell’ultima edizione targata 2019

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