Imponimento, Andrea Mantella alza il tiro sugli imprenditori: «Ecco il loro rapporto con i clan»
Il collaboratore di giustizia, sollecitato dal pm Chiara Bonfadini, chiama in causa diversi personaggi svelando accordi e segreti inconfessabili di molti “colletti bianchi”
Ha alzato decisamente il tiro su diversi imprenditori del Vibonese, il collaboratore di giustizia Andrea Mantella che ha reso oggi una deposizione-fiume nel processo Imponimento. Sollecitato dal pm della Dda di Catanzaro, Chiara Bonfadini, Andrea Mantella non si è tirato indietro ed ha offerto al Tribunale collegiale di Lamezia Terme le sue verità in ordine a molteplici fatti, tutti inerenti alle ingerenze dei clan nelle attività imprenditoriali ed ai presunti rapporti dei boss con alcuni imprenditori. [Continua in basso]
Gli Sgromo
Andrea Mantella ha iniziato dagli imprenditori Sgromo che negli scorsi anni hanno realizzato i lavori di bitumazione di alcune strade di Vibo. “Sono stato io – ha spiegato il collaboratore – a garantire a Tommaso Anello di Filadelfia che gli Sgromo a Vibo avrebbero potuto lavorare tranquillamente. Ne abbiamo discusso nel corso di una cena in cui erano presenti sia Tommaso Anello, sia Francesco Fortuna del gruppo Bonavota. In cambio Tommaso Anello si è impegnato a lasciare in pace l’imprenditore Vito Santacroce, mio amico. Dagli Sgromo per i lavori a Vibo – ha ricordato Mantella – ho ricevuto diecimila euro. I soldi me li ha portati a Sant’Onofrio Francesco Fortuna. In altra occasione, Rocco Anello mi disse che con gli Sgromo erano come fratelli, non erano imprenditori vittime. Gli Sgromo erano in pratica sponsorizzati dagli Anello”.
Il costruttore Guastalegname
Sollecitato dal pm Chiara Bonfadini, il collaboratore è quindi passato a delineare la figura dell’imprenditore Guastalegname. “Nazzareno Guastalegname è un noto costruttore di Stefanaconi, storicamente vicinissimo ai Mancuso di Limbadi ed ai Fiarè-Razionale di San Gregorio. E’ stato sponsorizzato dalla ‘ndrangheta vibonese pure per dei lavori che ha appaltato nell’Angitolano dove la sua ditta veniva affiancata pure da ditte amiche di mafiosi. Guastalegname era legatissimo a Pantaleone Mancuso, detto Scarpuni, ed a Gregorio Giofrè, genero di Rosario Fiarè. Io stesso – ha ricordato Mantella – ho ricevuto soldi da Guastalegname per dei lavori fatti a Vibo. Guastalegname ha fatto anche dei lavori nei villaggi degli Stillitani, dove hanno lavorato pure le imprese di Franco Barba e Francesco Michelino Patania e per il cemento pure don Antonio Fuscà. Era Gregorio Giofrè, che io – ha aggiunto Mantella – ho definito il ministro dei lavori pubblici della ‘ndrangheta vibonese a portare i soldi pure al gruppo Anello per i lavori realizzati nella zona dell’Angitola”. [Continua in basso]
Rosario Lo Bianco e Guastalegname
Andrea Mantella ha poi chiamato in causa suo cugino Rosario Lo Bianco, attualmente rinviato a giudizio come uno degli esecutori dell’omicidio del geologo Filippo Piccione. “Rosario Lo Bianco, detto Sarino Pompa, è mio cugino, in quanto nipote di mia mamma Rita Lo Bianco. Rosario Lo Bianco è anche il genero di Carmelo Lo Bianco, detto Sicarro. Pure Rosario Lo Bianco è un costruttore ed ha fatto dei lavori per delle villette a Pizzo sulla Nazionale – ha evidenziato Mantella – insieme a Nazzareno Gustalegname. Per tali lavori è stata pagata la tangente ai Bonavota, perché c’è stato un periodo che i Bonavota hanno gestito il territorio di Pizzo in totale autonomia”.
L’imprenditore Callipo
Domanda del pm Bonfadini a Mantella: “Ha conosciuto l’imprenditore Callipo”? Questa la risposta: “Ne ho sentito parlare come di una persona vicina ai Mancuso, a Luigi Mancuso in particolare, alla parte diplomatica dei Mancuso. Ho saputo che dopo l’alleanza fra i Bonavota e gli Anello c’erano stati degli attentati a Callipo ed a Sardanelli. Sono imprenditori – ha dichiarato Mantella – vicinissimi ai Mancuso di Limbadi. In passato anche Cracolici faceva attentati a Callipo, sarebbe Callipo quello del tonno”. Domanda del pm: “Quindi storicamente lei colloca Callipo come imprenditore vicino ai Mancuso”? Risposta di Mantella: “Ho sempre saputo che Giacinto Callipo, quello del tonno, era inquadrato come amico dei Mancuso. Naturalmente se si vuole trovare anche un solo incontro fra Callipo e Mancuso è come andare ad una caccia al tesoro. Sicuramente Callipo aveva un tramite con i Mancuso e questo me lo dissero sia Gregorio Giofrè che il mio capo Carmelo Lo Bianco”. Domanda il pm Chiara Bonfadini: “Su che territorio era Callipo”? E Mantella: “Aveva lo stabilimento al ponte dell’Angitola, nel territorio dei Bonavota, degli Anello e dei Fruci”. Incalza il pm che chiede: “Perché Callipo era intoccabile”? Questa la risposta di Mantella: “Perché i Mancuso erano una potenza in quel momento storico e solo dopo sono stati messi in seria difficoltà dagli altri clan che all’epoca non se ne fregavano di fare attentati a Callipo. Successivamente, per un’estorsione a Callipo l’attentato è stato fatto ed è intervenuto Gregorio Giofrè ed i Bonavota-Anello-Fruci hanno preteso da Callipo assunzioni e un pensiero a Natale e Pasqua, altrimenti lo stabilimento di Callipo sarebbe saltato in aria e finito nel lago Angitola. In quel periodo, infatti, i Bonavota-Anello-Fruci si erano fatti forti ed hanno sparato colpi d’arma da fuoco alle porte dell’azienda Callipo. So che una sera sono partiti da casa Bonavota sia Onofrio Barbieri che Antonio Patania per fare un attentato a Callipo insieme a Vincenzino Fruci ed a Francesco Michienzi. Io – ha aggiunto Mantella – ero presente quando Barbieri e Patania sono ritornati a casa Bonavota”. Chiede il pm: “Quando è avvenuta l’esplosione a Callipo”? E Mantella: “Fra il 2004 ed il 2005, non vorrei fare confusione ma erano già avvenuti gli omicidi. Anche alla ditta Ecocall abbiamo fatto un’estorsione. Io – ha ricordato Mantella – ero presente quando è stata chiusa l’estorsione a Callipo e i Bonavota hanno preteso per loro e per gli Anello-Fruci l’assunzione di alcuni dipendenti, più un pensiero a Pasqua e Natale. Tutto ciò – ha aggiunto il collaboratore – mi è stato confermato pure da Francesco Fortuna e dagli stessi Bonavota”. [Continua in basso]
L’imprenditore Pugliese
Andrea Mantella è poi passato a parlare del titolare della Latteria del Sole di Vibo. “Ho chiesto ausilio a Vincenzino Fruci per picchiare il proprietario della Latteria del Sole, Michele Joseph Pugliese, e loro mandarono due persone a minacciarlo. Pugliese era amico dei Mancuso e non si voleva mettere a disposizione del mio gruppo e per questo andarono due persone a minacciarlo. Io all’epoca ero latitante – ha ricordato Mantella – e mi nascondevo a Sant’Onofrio dai Bonavota ed anche nelle campagne di mio cugino Salvatore Mantella a Vibo”.
Francesco Mallamace
Si tratta di uno degli imputati di Imponimento condannati il 19 gennaio scorso a 10 anni ed 8 mesi al termine del troncone celebrato con rito abbreviato. “Francesco Mallamace – ha spiegato Mantella – è il figlio di Peppino Mallamace ed è compare di Rocco Anello. Francesco Mallamace di Vibo è un imprenditore boschivo con proprietà pure in Toscana. E’ il genero di Vincenzo Rubino e quando c’è stata la rottura fra Damiamo Vallelunga e Rocco Anello, l’imprenditore Vincenzo Rubino è rimasto fedele a Vallelunga, mentre Mallamace è passato con Rocco Anello. Mallamace mi mandava sempre i saluti di Rocco Anello. Ricordo che era stata costituita una società per lavori di movimento terra costituita da Francescantonio Anello, figlio di Rocco, i due cugini Giuseppe Fortuna del gruppo Bonavota, di cui uno fratello di Francesco Fortuna, e Mallamace. Tale società – ha spiegato Mantella – rappresentava l’unione di fatto fra il gruppo Bonavota e gli Anello di Filadelfia. Francesco Mallamace sparò una volta contro l’imprenditore De Renzo, pure lui attivo nel settore del legname, per una questione di sconfinamento di lavori nell’ambito dell’attività boschiva. Mallamace si diede latitante e ricordo che per tale vicenda sono intervenuti gli Anello”.
Gli affari con il legname
Fra i contrasti sorti tra Rocco Anello e Damiano Vallelunga, quest’ultimo poi ucciso al santuario di Riace nel settembre 2009 dai Gallace di Guardavalle, Andrea Mantella ha indicato pure gli affari con gli appalti boschivi dove a dominare la parte alta della zona montana erano i Vallelunga, nella parte bassa sarebbero stati invece gli Anello. “Domenico Ciconte, detto Berlusconi, l’ho frequentato – ha dichiarato Mantella – insieme a Gianfranco Ferrante del Cin Cin bar. Ciconte aveva rapporti sia con gli Anello che con i Vallelunga. Tutte le ‘ndrine della montagna, i Ciconte, gli Emanuele ed i Vallelunga avevano interessi per i boschi e pure gli Anello. Io sono stato in contrada Ninfo a Serra San Bruno nella masseria di Damiano Vallelunga qualche giorno prima del suo omicidio. Con la sua morte, gli Anello si sono allargati negli affari boschivi anche perché gli Emanuele sono rimasti coinvolti in vicende giudiziarie”.
Da sottolineare che gli imprenditori Guastalegname, Sardanelli e Callipo non figurano fra gli imputati di Imponimento, mentre Pugliese si trova sotto processo in Rinascita Scott.
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