Cadavere carbonizzato ritrovato nel Vibonese, gli autori puntavano a cancellare ogni traccia
L’auto e la vittima dovevano finire sotto terra in una buca scavata nelle campagne di Calimera. Dalle carte dell’inchiesta Faust emerge che il rosarnese Giuseppe Tutino era finito altre due volte nel “mirino”. Proseguono le indagini
Proseguono a ritmo serrato le indagini per risalire agli autori di quello che appare a tutti gli effetti un omicidio e che vede quale vittima Giuseppe Tutino, 62 anni, di Rosarno, i cui resti sono stati trovati carbonizzati all’interno di un’auto nelle campagne di Calimera, frazione di San Calogero. Dagli accertamenti tecnico-scientifici fatti eseguire dalla Procura di Vibo Valentia arrivano le prime certezze: è stata l’identificazione dell’auto completamente carbonizzata – una Fiat Panda di colore blu – a permettere agli investigatori di risalire al suo proprietario i cui resti bruciati – da soli – non avrebbero permesso di dare un nome e un volto alla vittima. L’auto appartiene, dunque, a Giuseppe Tutino, scomparso da Rosarno il 15 dicembre scorso. Prima della scomparsa, il 62enne si era sentito telefonicamente con la figlia alla quale aveva riferito di aver finito di cenare e sarebbe andato a letto. Poi però la scomparsa e l’avvio delle ricerche – senza esito sino al 17 gennaio scorso – da parte degli stessi familiari che si sono rivolti anche alla trasmissione “Chi l’ha Visto”. Sono state alcune segnalazioni anonime pervenute ai carabinieri a portare i militari dell’Arma nelle campagne di Calimera dove è stata trovata l’auto con all’interno i resti di un cadavere. [Continua in basso]
L’auto doveva essere seppellita
Dall’esame della carcassa dell’auto e del luogo di ritrovamento, gli investigatori si sono convinti che gli autori del delitto – sulla portiera dell’auto sono stati trovati colpi di fucile caricato a pallettoni – volevano seppellire l’intera Fiat Panda, con dentro il corpo di Giuseppe Tutino, all’interno di una buca, probabilmente scavata con una motopala. Non riusciti nell’intento, gli autori di quello che appare come un agguato consumato altrove avrebbero poi appiccato il fuoco all’intera auto dopo averla cosparsa di liquido infiammabile al fine di cancellare ogni traccia. Dalle carte dell’inchiesta antimafia denominata Faust contro i clan di Rosarno si apprende intanto che Giuseppe Tutino sarebbe finito nel “mirino” almeno altre due volte, con la preparazione di altrettanti tentati omicidi. Resta da comprendere dove sia stato compiuto l’agguato costato la vita a Giuseppe Tutino ed in che modo la sua auto – poi data alle fiamme – sia arrivata sino alle campagne di Calimera, zona al confine con la provincia di Reggio Calabria. La competenza sull’omicidio rimane allo stato alla Procura di Vibo ma non si esclude possa passare alla Dda, attese le modalità di esecuzione del delitto (fucile caricato a pallettoni) che fanno pensare ad un omicidio compiuto dalla criminalità organizzata. Le indagini dei carabinieri del gruppo di Gioia Tauro proseguono infine anche per far luce su altra sparizione: quella di Agostino Ascone, il giovane di Amato di Taurianova scomparso lo scorso 27 dicembre. Le ricerche in questo caso si sono estese sino alla foce del fiume Mesima e ad altri corsi d’acqua della zona.
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