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Rinascita Scott, era il «medico» o «l’avvocato»: gli alias (e il cerchio magico) del boss Luigi Mancuso

Continua l’esame del tenente colonnello Giovanni Migliavacca: la rete relazionale del presunto capobastone di Limbadi, il ruolo del dentista Redi, i rapporti con Campennì e gli interessi di Buzzi nel Vibonese

Rinascita Scott, era il «medico» o «l’avvocato»: gli alias (e il cerchio magico) del boss Luigi Mancuso
Luigi Mancuso

Il maxiprocesso Rinascita Scott va avanti con il Tribunale collegiale di Vibo Valentia in diversa composizione (Gilda Romano presidente, Francesca Loffredo e Germana Radice giudici a latere) per via dell’assenza legata all’emergenza sanitaria della presidente titolare Brigida Cavasino e del giudice a latere Claudia Caputo. Nell’aula bunker di Lamezia Terme prosegue, quindi, l’esame del tenente colonnello Giovanni Migliavacca, comandante del Ros di Catanzaro, tra i principali investigatori impegnati nella colossale inchiesta della Dda di Catanzaro approdata a dibattimento. Rispondendo alle domande del pm Anna Maria Frustaci, l’ufficiale dell’Arma ricostruisce i movimenti del presunto cerchio magico del boss Luigi Mancuso, ovvero gli uomini di fiducia che avrebbero consentito al ritenuto capo del Crimine di Vibo Valentia – portato alla sbarra dal pool di Nicola Gratteri – di tenere i contatti con altri contesti criminali, imprenditori e faccendieri, soprattutto nel periodo in cui, dopo la scarcerazione, divenne irreperibile. [Continua in basso]

La società con «l’avvocato»

Agostino Redi

Se per gli imprenditori che si recavano alla sua corte Luigi Mancuso era «il medico», vista «la fila» che c’era alla sua porta, per gli uomini a lui più vicini era «l’avvocato». Lo era per Pasquale Gallone, il suo braccio destro (già condannato in primo grado con rito abbreviato). E lo era, anche, per Agostino Redi, ovvero il medico dentista, sui cui movimenti il tenente colonnello Migliavacca si è soffermato alla ripresa del suo esame, richiamando le emergenze investigative acquisite grazie alle intercettazioni e alle videoriprese effettuate dal Ros. Il copyright sull’alias «l’avvocato» appartiene a Gallone, che in una intercettazione – il cui contenuto è stato riscontrato documentalmente dagli inquirenti – spiegava come alla fine degli anni ’80 avesse costituito «una società» di costruzioni proprio con Mancuso. Il loro sodalizio imprenditoriale cessava nel 1992, in ragione di una interdittiva risalente al 1991 e per via dei guai giudiziari dello stesso boss che, successivamente, per effetto delle maxioperazioni Tirreno e Countdown sull’asse Reggio Calabria-Milano, finì in carcere per trascorrere diciannove anni da super-detenuto prima di tornare nel 2012 in libertà e, quindi, al vertice – secondo l’accusa – della ‘ndrangheta vibonese. [Continua in basso]

I rapporti con Campennì

Tornando ad Agostino Redi, evidenzia il colonnello Migliavacca, il Ros ha monitorato anche i suoi rapporti con Giovanni Campennì, imprenditore che gli inquirenti ritengono vicino al clan Mancuso con interessi nel settore dei rifiuti, del commercio automezzi e dei migranti. Lo stesso Campennì – spiega l’ufficiale dell’Arma – è gravato da «un precedente per tentata estorsione continuata già riconosciuto» ed è stato coinvolto anche nell’inchiesta Mafia Capitale, per i suoi rapporti con Salvatore Buzzi, il ras delle coop: gli fu «assegnata» – secondo l’inchiesta capitolina – da Massimo Carminati e Salvatore Buzzi, la pulizia del mercato Esquilino, attraverso la creazione di una cooperativa ad hoc, ovvero la Santo Stefano Onlus. In questa vicenda giudiziaria, è bene evidenziare per completezza di informazione che la posizione di Campennì fu archiviata ritenendo, la Procura di Roma, inidonei gli elementi per sostenere l’accusa in dibattimento.  Più recentemente, invece, è stato attinto da un provvedimento di sequestro e confisca di alcuni beni emesso dalla magistratura di Catanzaro. Il comandante del Ros spiega come i rapporti tra Redi e Campennì (quest’ultimo non indagato nè imputato in Rinascita Scott) siano emersi nel corso delle indagini di Rinascita Scott nell’ambito di un interesse congiunto nella gestione dell’accoglienza dei migranti. [Continua in basso]

Il business dei migranti

Salvatore Buzzi intercettato dal Ros

È nell’aprile del 2014 che l’affaire migranti prende corpo, salvo poi rallentare in seguito agli effetti di Mafia Capitale. In quel periodo, Salvatore Buzzi (poi arrestato il 2 dicembre 2014) era «alla ricerca di centri da poter gestire con la Cooperativa 29 Giugno, che su Roma disponeva dei mezzi di Giovanni Campennì». Redi e Campennì, in quella fase, avrebbero inteso convertire Villa Cafaro, un centro per opere pie con sede a Limbadi, in un luogo di accoglienza degli immigrati. Il dentista, il 14 aprile, riceveva una telefonata da suor Vittoria Imineo (estranea ad ogni contestazione di reato), dell’ordine delle Ancelle francescane del Buon pastore e rappresentante legale di Villa Cafaro. «Alla religiosa – sintetizza il colonnello Migliavacca – Redi illustrava il suo progetto, da condividere con un suo amico del quale non fa il nome». Secondo il Ros, appunto, l’amico sarebbe «Giovanni Campennì». Circa un mese dopo, il dentista riceve un’altra telefonata da suor Vittoria: «Riferisce, Redi, di aver visitato la struttura con il suo amico che ne sarebbe rimasto entusiasta – continua l’ufficiale – Annunciando la volontà di far scendere da Roma una terza persona, che poi sarebbe quella realmente interessata al progetto». E la terza persona, alla luce degli elementi riferiti nella captazione, è – per il Ros – Salvatore Buzzi (estraneo a Rinascita Scott). Da lì a breve sarebbe esplosa l’indagine “Mondo di Mezzo”, ribattezzata “Mafia Capitale”, e le velleità dell’affare tra gli uomini legati ai Mancuso e il ras delle coop romane subì uno stop.

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